La mia rivoluzione (della cellulite)
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4 anni fa
Leggi un estratto da "Una Nuova Modella" di Ashley Graham e scopri di più sul Body Positivity: la fiducia delle donne in se stesse, della bellezza e della forza di farsi valere
In questo momento sono in tre posti contemporaneamente e sto facendo un sacco di cose diverse.
Seduta su una sedia da regista mi stanno pettinando e truccando e una dozzina di fotografi mi sta scattando delle foto. Mi sto anche occupando di Harper's Bazaar su Snapchat e di Elle Canada su Instagram, quindi il mio telefono è rovente.
Tra circa sessanta secondi sarò in scena e mi assicuro che le tette siano al posto giusto e che i body non si aprano incidentalmente perché, anche se di certo non mi vergogno delle forme femminili, durante la sfilata è meglio evitare scatti inguinali sulla passerella.
Oh, e mi stampo un sorriso perenne in faccia, perché basta essere orrenda anche solo una volta per qualcuno e sarai orrenda per il resto della tua vita. Dato che sono molto nervosa (così nervosa che quando mi sono svegliata questa mattina ho dovuto correre in bagno), mi si scuserà se scatto.
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Quest'anno la Settimana della moda di New York presenta la mia collezione di lingerie per Addition Elle. Con il mio nome su ogni capo.
L'anno scorso, quando abbiamo fatto la sfilata, la risposta è stata enorme. L'immagine di me sulla passerella in mutandine di pizzo, reggiseno e tacchi alti ha spopolato su Internet (Khloé Kardashian l'ha ripubblicata e per quella settimana sono stata una delle immagini più influenti, insieme a Papa Francesco e al presidente Obama. Il massimo).
Be' sì, ma è stato l'anno scorso, e nella moda un anno è un'eternità. La grande domanda che incombe ora su di me è: sarò in grado di farlo di nuovo?
Sento molto la pressione di fare in modo che tutto e tutti sembrino fantastici come l'anno scorso. Voglio fare colpo come l'anno scorso se non di più, non solo perché sono una modella e questo è il mio lavoro, ma anche perché mostrare meravigliose donne curvy che sfilano in passerella in lingerie sexy è parte del mio più grande obiettivo nel lavoro e nella vita: dimostrare che ogni corpo è diverso e bello.
Questa è la generazione della diversità corporea. Siamo stanche di sentirci dire dalla società, dall'industria della moda, da Hollywood, che siamo troppo magre, troppo grasse, troppo flaccide, troppo alte, troppo basse.
Essere una donna negli Stati Uniti oggi significa quasi sicuramente odiare almeno una parte del proprio corpo, se non tutto. E poiché sono una donna che non ha paura di celebrare in pubblico le sue cosce grosse, ho fatto mio l'obiettivo di aiutare le donne ad accettare e persino ad amare se stesse, con le smagliature e tutto il resto.
La mia trasformazione in attivista in favore dell'amor proprio è stato un processo graduale.
L'origine è rintracciabile sin dall'inizio della mia carriera, quando mi stupì constatare quanto fossero insicure quasi tutte le modelle, indipendentemente dal loro aspetto. Mi accorsi che tante si lamentavano della cellulite che saltava fuori o delle braccia che sembravano grosse. Insomma, non era così diverso da quando le minute e popolari cheerleader della mia scuola si lagnavano: "Oggi sono così grassa".
Anche se è molto comune che le donne si denigrino da sole, non è affatto gradevole ascoltarle. Quando le senti per un po', finisci per credere ai giudizi che danno di sé e per applicarli anche a te stessa.
Ma poiché siamo pagate per avere una bella immagine, è particolarmente triste quando siamo noi modelle a sminuire il nostro aspetto fisico.
Se vieni ingaggiata per un servizio fotografico, in teoria sei la donna più bella per quel lavoro. Quindi perché non dovresti sentirti tale?
L'ho notato spesso sul set ed è sempre una cosa brutta da vedere. Io volevo essere interessante - la ragazza di cui ti puoi fidare e con cui puoi parlare davvero - quindi ben presto ho giurato a me stessa che non mi sarei denigrata, indipendentemente da cosa mi avrebbero detto gli altri o da come mi fossi sentita dentro.
Non so se questa sia la ragione del mio successo professionale (anche se sono sicura che ne faccia parte), ma ho ottenuto molto più di quanto ci si potesse aspettare da una modella plus-size.
Sono apparsa su molte copertine di riviste (come nel numero di Sports Illustrateci dedicato ai costumi da bagno) nonostante mi fosse stato detto che non sarei mai stata una ragazza copertina, ho fatto campagne per grandi aziende come Levi's e Sephora e ho partecipato anche a una sfilata di moda per H&M a Parigi. Tutto questo mi ha aiutato ad andare contro lo status quo della bellezza nel settore della moda.
Al di là della mia carriera, però, ho iniziato a rendermi conto che quando con me stessa ero positiva, questo faceva sentire meglio altre donne rispetto a se stesse.
Ho iniziato a intuire questo effetto sul set, nelle piccole reazioni di altre modelle, make-up artist o hair stylist, manager e fotografe.
La gente mi diceva spesso non soltanto quanto mi vedeva sicura di me, ma anche quanto questo fosse contagioso. Ho amato questa idea così tanto che per me è diventata uno stile di vita.
Mia madre, la mia assistente, il mio staff e tutte coloro che trascorrono molto tempo con me devono parlare positivamente di se stesse perché, se non lo fanno, le fermo subito (la mia manager, la mia agente, la mia assistente, la mia addetta stampa, la mia editrice: tutte sono donne curvy. Questo mi rende non obiettiva o significa semplicemente che siamo davvero la maggioranza?).
L'avvento dei social media mi ha permesso di portare questo messaggio a un pubblico molto più vasto di quello che mi conosceva grazie ai cataloghi e alle riviste.
Ciò che è iniziato come qualcosa che ho fatto per aiutare me stessa e le donne che avevo attorno a me si è improvvisamente trasformato in un modo di aiutare le donne ovunque esse siano.
Proprio come ho detto a Cosmopolitan quando mi ha messo in copertina, "là fuori, da qualche parte, la mia cellulite sta cambiando la vita di qualcuno".
La vulnerabilità non è un peccato e ognuno ha diritto alla sua sensibilità. Ma sono qui per dirti che, anche se all'inizio non mi piacevano né le mie smagliature né la mia cellulite (e ancora oggi non è che le apprezzi sempre), ho fatto finta che mi piacessero fino a quando non è stato così.
È come quando ti denigri così spesso che alla fine inizi a introiettare le critiche che ti fai: se invece agisci come se fossi fantastica, inizi a crederci.
Come se potesse leggermi nella mente, la mia addetta stampa si avvicina mettendomi il cellulare davanti al viso. C'è la foto di me di fronte al mondo in reggiseno e mutandine, fiduciosa e forte.
Sì, sono andata alla grande.