L'inizio del viaggio
Pubblicato
4 anni fa
Leggi un estratto da "Giza - La caduta del dogma"
La società odierna è arrivata al punto in cui ogni individuo, senza porsi più di tanto domande o riflettere sulle eventuali conseguenze, affida alle istituzioni il compito di gestire le fondamenta della propria conoscenza. Il risultato è che troppe volte l'uomo moderno si fida ciecamente non tanto di quello che gli viene detto, ma di chi glielo dice.
La scienza ha così perso la sua caratteristica essenziale di branca intellettuale soggetta alle revisioni del tempo e dell'evoluzione, per diventare, sempre di più, un atto di fede immutabile. Questo processo ha come conseguenza il fatto che il dogma ha drammaticamente preso il posto della dimostrazione.
Sempre meno si lascia prosperare il dubbio. Difficilmente passa per la mente di ogni individuo anche solo la prospettiva di poterlo fare. E quando si parla di dubbio, non si intende una contestazione sterile e immotivata, quanto piuttosto una critica che nasce dal bisogno di verificare tutti quegli elementi che appaiono poco credibili.
Delegando ad altri tale responsabilità, e non ritenendo possibile che queste istituzioni si possano sbagliare, si intraprende una strada pericolosa e profondamente avvilente per sé stessi, dalla quale è sempre più difficile fare ritorno.
Per quanto riguarda le piramidi egizie, durante gli ultimi anni molti studiosi indipendenti si sono premurati di verificare le basi scientifiche su cui si erge la cosiddetta versione ufficiale. In molti casi si sono scontrati con anomalie per le quali, ancora oggi, nessuno riesce a fornire una ragionevole spiegazione. E più questi validi ricercatori hanno approfondito i loro studi, più sono giunti a risultati a dir poco sbalorditivi, attraverso analisi lucide, puntigliose e soprattutto libere da vincoli accademici.
I mass media hanno ribattezzato con il termine Egittomania il proliferare nelle librerie di pubblicazioni dedicate ai misteri dell'Antico Egitto, senza nemmeno nascondere ironia e derisione gratuite che lasciano trapelare l'intenzione di screditare e respingere a priori quella che viene vista come una minaccia per l'impalcatura storiografica che si è imposta fin dagli inizi dell'egittologia.
I detentori dell'ortodossia ostentano tranquillità, trincerati dietro secoli di incontrastate teorie per le quali nessuno, fino a poco tempo fa, aveva mai preteso alcuna dimostrazione. Ma, a nostro avviso, celano anche un certo fermento e una preoccupazione crescente se l'unica spiegazione possibile che riescono a trovare per questo fenomeno è che le nuove teorie, da loro appunto definite fantasiose e strampalate, incontrano i favori del pubblico solo grazie alla spasmodica esigenza di scoop sensazionalistici.
Tali asserzioni sono quanto mai distanti dalla verità: chi chiede nuove risposte alle numerose incongruenze, lo fa perché purtroppo quelle esistenti sono faziose e insufficienti.
Coloro i quali cercano riscontri più veritieri, sono prima di tutto persone dotate di logica, intelletto, intuito, spirito scientifico, passione e perseveranza. Si tratta di seri professionisti nel settore di loro competenza: alle loro ipotesi applicano lo stesso rigore e la stessa meticolosità che pretendono dai sostenitori delle vecchie teorie, ma di contro hanno come punto a loro sfavore quello di non appartenere ad alcuna congregazione di archeologi o egittologi rinomati.
Questi studiosi, per i quali ci piace ancora una volta sottolineare l'aggettivo indipendenti, si rivolgono direttamente al vasto pubblico poiché l'egittologia accademica e i mass media ufficiali non danno loro voce, allontanandoli anzi dal confronto scientifico e disprezzandoli come ciarlatani e ignoranti dei fondamenti di storia e di archeologia.
La realtà è invece un'altra ed è sotto gli occhi di chiunque voglia vederla: si sta accumulando una mole di prove scientifiche che mina profondamente le tesi ortodosse e che dimostra quanto, il più delle volte, le vecchie teorie siano basate su idee preconcette o semplici congetture che, in virtù delle nuove scoperte e grazie al valido apporto della tecnologia applicata all'archeologia, si rivelano sempre più assurde e indifendibili.
Può sembrare strano che, dopo secoli di ricerca in cui ogni aspetto sembrava essere assodato, d'improvviso emerga una realtà assolutamente diversa e contrastante, ma il motivo è semplice: ciò accade perché la cultura dominante riguardo all'Antico Egitto si basa sull'errata convinzione di aver già affrontato e dimostrato tutto quello che c'era da sapere.
Le innumerevoli incongruenze della storiografia ufficiale emerse negli ultimi anni hanno avuto come effetto quello di maturare, in coloro che vogliono capire, la consapevolezza che molte tesi, all'apparenza inattaccabili, se analizzate a fondo presentavano lacune a dir poco sconcertanti.
Il semplice fatto che nessuno abbia mai messo in discussione ciò che si insegna sui libri di storia, per esempio in merito alle piramidi, non implica necessariamente che sia la verità. Dare voce a tali contraddizioni è lo scopo di questo libro.
Questa opera non avrebbe avuto risultati così importanti, forse addirittura non avrebbe nemmeno visto la luce, senza l'encomiabile sforzo dei molti studiosi indipendenti appena citati. A nostro avviso, però, tutte le opere lette difettavano allo stesso modo: la quasi totalità di esse aveva come obiettivo ultimo quello di arrivare a dimostrare la propria teoria in merito a uno o più argomenti.
Non è il nostro caso.
La nostra indagine cerca di abbracciare tutti gli aspetti che sono necessari per fornire il giusto quadro della situazione e, in secondo luogo, non si impone assolutamente di arrivare a nessuna tesi innovativa. Abbiamo già manifestato il nostro intento: riprenderci il sapere, affidato a istituzioni che forse non se lo meritano, e per fare ciò il primo passo è indiscutibilmente quello di mostrare quanto di sbagliato ci viene insegnato.
Prima di intraprendere quello che per noi è il resoconto entusiasmante di un lungo viaggio di ricerca, c'è solo un ultimo aspetto da sottolineare.
Per comprendere quanto viene esposto in questo libro non è assolutamente necessaria alcuna conoscenza specifica, è sufficiente decidere di seguire ogni passo di questa indagine con mente aperta. E avere la mente aperta significa non contestare - e nemmeno accettare - a priori, con preconcetti o indifferenza, gli argomenti esposti. Occorre invece raccogliere tutte le informazioni necessarie e rielaborarle secondo il proprio buon senso.
A tal proposito crediamo che fare tesoro delle notizie relative ai fatti ampiamente assodati, e alle incongruenze ultimamente emerse, sia solo il primo passo da compiere.
Il secondo è quello di aprirsi al dubbio e alla facoltà di pensare con la propria testa, in completa autonomia e libertà. E con la piena consapevolezza che la sete di conoscenza impone a ognuno di noi il dovere di informarsi in prima persona.