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L’indefinibile wabi sabi

Pubblicato 4 anni fa

Leggi un estratto da "Wabi Sabi: la Bellezza della Vita Imperfetta" di Selene Calloni Williams e scopri la via giapponese per essere felici

La vita è preziosa, bisogna viverla in una sensazione di benessere. Quando il tuo organismo è in uno stato di benessere sei naturalmente portato ad aprirti e puoi essere più creativo, puoi compiere le azioni più giuste.

Vivere nel benessere psicofisico conquista il favore degli dei, le grandi idee, le grandi immagini che divengono meravigliosi eventi della tua vita.

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Indice dei contenuti:

Eucenestesi e discenestesi

La sensazione generale che sta alla base dell’immagine del corpo viene chiamata «cenestesi», intesa come il complesso delle sensazioni con le quali avvertiamo noi stessi, il nostro corpo e la nostra vita; è lo stato in cui ci sentiamo e ha due polarità: il benessere e il malessere. Fra questi due poli ci sono tante gradazioni.

Più siamo spostati verso l’eucenestesi, e cioè verso una sensazione di benessere, e più riusciamo a essere creativi, positivi, e a forgiare gli eventi in modo favorevole. Più siamo spostati, invece, verso la discenestesi, la sensazione del malessere, meno siamo creativi, entriamo nella dimensione della vittima e compiamo azioni negative per le quale ci facciamo andare male le cose.

La percezione di benessere e malessere è influenzata dalle nostre credenze. Giudicare negativamente o con ansia le nostre imperfezioni, i cambiamenti delle nostre energie e del nostro stato psicofisico aumenta il malessere. Familiarizzare con l’imperfezione e l’incertezza della nostra vita organismica e trovare proprio in queste caratteristiche irrinunciabili della nostra vita una fonte di benessere e di pace è, probabilmente, il segreto dell’eucenestesi.

Nelle tradizioni sciamaniche dei popoli, spesso gli organi sono visti come antenati. Essi sono infatti possibilità: il cuore è la possibilità di amare, il cervello di conoscere, l’intestino di provare emozioni, il fegato di perdonare, i reni di purificare, il pancreas di spostarsi tra le varie dimensione della coscienza, per esempio la veglia e il sonno, i polmoni sono la possibilità di essere in relazione, e così via.

Possiamo sollevare gli organi dal triste destino di essere meri oggetti materiali. Il potenziale che essi rappresentano è un patrimonio che può tanto intensificarsi quanto sciuparsi nel corso delle varie generazioni. Accogliere anche le imperfezioni dei nostri avi e pacificare la nostra relazione con essi è un’azione che concorre alla nostra eucenestesi.

Wabi sabi, in quanto percorso di familiarizzazione con le imperfezioni e le incertezze, ci permette anche di comprendere meglio e guarire il rapporto con i nostri antenati e di vivere al meglio la relazione con i nostri organi e il corpo nel suo complesso.

In un’intensa esperienza di eucenestesi un organismo può far accadere eventi meravigliosi: dall’attrarre l’anima gemella al cambiare lavoro, al raggiungere il samadhi, tutto può essere collegato con il nostro sentirci bene o sentirci male all’interno di noi stessi.

Ciascuno di noi può condurre gli altri solo dove lui stesso è arrivato; perciò, arrivare al benessere e alla felicità dovrebbe essere la principale missione di ciascun individuo. Questo ottenimento è relazionato alla nostra capacità di fare delle imperfezioni e delle incertezze delle opportunità anziché dei problemi. Percepire la propria vita organismica con una sensazione di benessere è una condizione che si può coltivare, intensificare mediante il cammino wabi sabi.

I grandi maestri di arti marziali ci hanno insegnato che il vincente è colui che più ha familiarizzato con la propria morte e che per vincere bisogna non dimenticare mai di essere fragili e imperfetti.

Lo sviluppo personale e la leadership

Conoscere l’arte di wabi sabi sarà di grande utilità sia per la crescita personale, sia nel caso in cui ci si trovi nella condizione di dover guidare una squadra verso un obiettivo.


Wabi sabi è uno stile di vita che aiuta ad affrontare qualsiasi sfida con un particolare atteggiamento che mi piace definire «la condizione di chi è imperfetto come un uomo e sereno come un dio».


Sapere di essere imperfetti, accettare fino in fondo questa condizione vuole dire conoscere lo stato di tutte le cose e di ogni evento. La nostra imperfezione, infatti, si riflette in tutto ciò che possiamo sperimentare.

Conoscere l’imperfezione equivale a sapere di non sapere. Questo ci permette di non dare per scontate le teorie della mente, ma di affidarci all’intuizione che nasce nel momento presente. Ogni attimo, infatti, è unico e irripetibile, e ogni conoscenza è imperfetta, di conseguenza per avere successo bisogna adattare corpo, emotività e mente alle circostanze e all’intuizione del momento.

Wabi sabi è l’arte di essere ispirati, perché porta a scoprire il linguaggio delle ombre, la voce di ciò che non è evidente; questo è il linguaggio degli dei, degli archetipi, delle forme originarie delle esperienze: le idee primordiali, le grandi idee. Parlare il linguaggio degli dei è essere creativi.


Accettare l’imperfezione previene la paura e cura l’insicurezza.


Permette di conquistare un atteggiamento vincente, vissuto nella piena umiltà e nel non attaccamento. L’umiltà traduce il carattere wabi, mentre la capacità di lasciar andare, di non restare aggrappati, riflette la caratteristica sabi.

Wabi sabi è incompatibile con la gerarchia verticale, ma sappiamo ormai bene che questo tipo di leadership non è vincente. Il vero leader non è il capo, bensì qualcuno che si mette al servizio della propria squadra e sa come nutrirla, sostenerla e appoggiarla in ogni momento.

In una leadership in stile wabi sabi, il leader non sta davanti, ma dietro la propria squadra.

Il «capo» (dal latino caput, testa) è colui che si pone davanti agli altri, e di conseguenza quando si ferma lui, tutta la squadra si blocca. Il «leader», invece, guida (dall’inglese to lead) il proprio team stando dietro così che, anche quando gli capita di fermarsi, gli altri possano proseguire. La leadership wabi sabi non è gerarchica ma è tale da consentire che tutti siano animati dallo stesso spirito, senza percepirsi superiori o inferiori a nessun altro componente della squadra. Questo è certamente il team vincente.


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