L’idea
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4 anni fa
Leggi un estratto dal libro "Il Bene e il Male esistono?" di Andrea Degl'Innocenti e Daniel Tarozzi
Berlino, 11 luglio 2017
Il cielo è azzurro sopra Berlino (ogni riferimento all’esultanza di Beppe Bergomi per il mondiale del 2006 è puramente casuale) e la giornata piacevolmente calda. Ci troviamo - Andrea e Daniel - nella capitale teutonica in compagnia di Luca, un socio fondatore di Italia che Cambia che vive là, per un evento organizzato con Brandeburg im Wandel, uno dei due spin off tedeschi del nostro giornale.
Stai leggendo un estratto da questo libro:
La conversazione scorre placida come le acque dello Sprea, il fiume che taglia a metà la città e lungo le cui rive stiamo passeggiando, al lato del giardino botanico: gli sfottò calcistici e il dileggio reciproco si alternano a considerazioni ben più serie sull’andamento e le prospettive del nostro progetto collettivo, Italia che Cambia, appunto.
Nota tecnica: le conversazioni presentate in questo primo capitolo non sono state registrate, dal momento che sono state del tutto spontanee e non siamo soliti registrare le nostre chiacchiere casuali. Perciò i dialoghi che seguono sono ricostruzioni più o meno plausibili di quanto avvenuto.
Daniel: «Ma vi immaginate che spettacolo quando non dovremo più preoccuparci della sostenibilità economica di Italia che Cambia e potremo dedicarci a scrivere e produrre contenuti, ovvero quello che ci piace fare e che ci viene meglio?»
Andrea: «Già! Comunque, se tutto va bene, quest’anno chiudiamo il bilancio in pareggio: niente male, no?»
Luca: «E che tu ai pareggi ci sei abituato, è il massimo a cui puoi ambire!»
A: «Già, perché invece l’Inter in questi anni ha dominato, vero?»
Luca: «Ma noi abbiamo vinto il...»
Daniel: «Ah, vuoi ritirare fuori la storia del triplete? Ma davvero ancora campate di quello?»
Chiacchieravamo dunque del più e del meno, quando d’un tratto ecco emergere l’imprevisto: stiamo parlando di un amico comune che, con la sua piccola casa di produzione (che ha lavorato anche per noi), ha realizzato degli spot per una grossa multinazionale, di quelle più comunemente additate come causa dei mali del mondo, ed ha inserito il suo marchio all’interno del portfolio presente sul sito.
Da un normale scambio di opinioni spunta una diversità di vedute che ci fa tentennare, apre uno squarcio di riflessione su una dimensione più profonda, ci porta a chiederci quanto siano distanti le nostre visioni del mondo. Quegli scambi, assieme a ciò che ne è seguito, hanno avuto diverse conseguenze per il nostro progetto, il nostro lavoro, le nostre vite. Una di queste è proprio il libro che state iniziando a leggere.
Nota tecnica - parte seconda: per non rischiare querele immediate, chiameremo la multinazionale cattiva in questione Paolino.
Daniel: «Non so, a me è sembrato piuttosto brutto che abbiano lavorato con Paolino, quella multinazionale è molto lontana dai valori di Italia che Cambia. Mi sembra una scelta piuttosto incoerente...»
Luca: «Già, e per di più sono anche un nostro partner. Non è bello che qualcuno che lavora con noi abbia sul sito, in bella vista, il logo di Paolino».
Daniel: «Personalmente non lavorerei mai con Paolino».
Andrea: «Mah, a me in realtà la cosa in sé non disturba più di tanto».
Daniel: «In che senso?»
Andrea: «Nel senso che io di base lavorerei con chiunque, dipende da quello che vai a fare...»
Daniel: «Ma non lo trovi contrario ai tuoi valori?»
Andrea: «Non sono sicuro di avere dei valori, anzi non credo che in generale i valori siano qualcosa di positivo, di utile».
Attimi di silenzio, sguardi perplessi.
Luca: «In che senso, scusa?»
Andrea: «Non so, è un po’ lungo da spiegare, e a dire il vero è qualcosa che nemmeno io ho del tutto chiaro adesso. È più un pensiero che mi frulla per la testa, che non è ancora emerso del tutto, ma sento che c’è qualcosa di sensato dietro. Non credo che esistano cose giuste o sbagliate in assoluto, che esista il bene o il male. Io stesso penso che potrei uccidere in determinate situazioni; se vedessi la vita di una persona che amo a rischio o dovessi proteggere la mia, penso che sarei disposto a farlo... e allora che senso ha dire che uccidere è sbagliato? Tu condanni il leone perché uccide la gazzella?»
Luca: «No, ma infatti gli esseri umani, a differenza degli altri animali, hanno una cosa che si chiama coscienza che gli permette, guarda un po’, di distinguere proprio il giusto dallo sbagliato».
Andrea: «Non so, mi sembra così innaturale. Che poi è come se i valori creassero delle barriere fra persone, creassero gruppi di persone accomunate dagli stessi valori che si scontrano con altri gruppi, e così via».
Luca: «Non puoi dire una cosa del genere. Tutte le comunità sono basate su una condivisione dei valori; stai dunque dicendo che tutte le comunità sono sbagliate?»
Andrea: «Be’, non è che l’essere umano ci stesse così bene all’interno delle comunità tradizionali, dove tutti si conoscevano, tant’è che appena ha potuto si è rifugiato nell’anonimato delle città...»
Luca: «Ti rendi conto che questo è esattamente il discorso con cui il neoliberismo ha distrutto le comunità? I legami fra persone sono faticosi, non ci piacciono, molto meglio toglierli e lasciare libero spazio ai mercati...»
Andrea: «Certo, tutto dipende dal concetto con cui li sostituisci. Non è che, se una cosa che ci piaceva così così è stata sostituita da una cosa che ci piace ancora meno, allora significa che la cosa che ci piaceva così così è il massimo a cui possiamo ambire... Non è che per forza se critichi una comunità e una società fondata sui valori significa che sei a favore dell’individualismo egoista neoliberale, in cui tutto, comprese le relazioni, si basa sugli scambi di denaro!»
Luca: «Ma su cosa puoi fondare una comunità se non su dei valori comuni?»
Andrea: «Be’, magari sull’empatia, il dialogo, l’ascolto reciproco, la comunicazione non violenta».
Luca: «Che per l’appunto sono dei valori!»
Andrea: «Non so, non li chiamerei così... nella mia testa i valori sono qualcosa di divisivo, che divide appunto il mondo in gruppi pronti a farsi la guerra fra loro. Gli ambientalisti, i sovranisti, i vegani, gli scientisti, i fondamentalisti religiosi... Il problema non sono le idee o le scelte di vita in sé, eh, ma quando formiamo delle “sette” fra persone uguali».
Daniel: «Ma se non hai dei valori, come fai a distinguere il giusto dallo sbagliato? In base a cosa scegli?»
Andrea: «Ecco, questo è un altro punto interessante: se non hai valori, eviti di fare scelte ideologiche, ma scegli soltanto quello che è più funzionale in base agli obiettivi che ti sei dato. Che poi non penso nemmeno che esistano il giusto e io sbagliato, il bene e il male assoluti. Qualcosa può essere giusto o sbagliato solo in relazione a un sistema di riferimento».
Daniel: «Insomma, secondo te non esiste niente che possa essere definito giusto o sbagliato in assoluto, o bene e male?»
Andrea: «Mi sa che è così».
Il dialogo è proseguito su questa falsariga per diverse ore. Nel pomeriggio Daniel è ripartito, mentre Andrea e Luca hanno continuato a disquisire sui massimi sistemi: la conversazione si è trasformata in una lunga ed estenuante guerra di trincea, senza soste e senza prigionieri. Un cul-de-sac, una partita a scacchi senza vincitori né vinti durata fino alle quattro del mattino circa, quando finalmente, complice il volo di ritorno di Andrea per Roma, i due hanno dovuto mettere fine alle ostilità e salutarsi.
Nei giorni successivi, Andrea e Daniel sono ritornati sull’argomento. Ma l’argomento era qualcosa di talmente vasto, sfuggente e difficile da inquadrare che non sono riusciti a venire a capo di niente. Ed ecco l’idea.
Daniel: «Ma se scrivessimo un libro su questa cosa? Pensaci, due cialtroni qualunque, ma con delle teste tutto sommato pensanti, che si interrogano su uno dei più grandi temi dell’esistenza. Potremmo fare una serie di interviste ad esperti che ci potrebbero guidare alla scoperta di questi argomenti, e noi fare da voce narrante, da filo conduttore...»
Andrea: «Bell’idea!»
Daniel: «E poi sarebbe interessante anche vedere come evolvono i nostri pensieri e le nostre convinzioni durante il percorso, e chissà che alla fine non troviamo dei punti in comune. Ora abbiamo un problema, ma come ci insegna la permacultura “nel problema la soluzione”».
Andrea: «Ci sto, facciamolo!»
Ecco, è andata all’incirca così.