L'ascolto e l'osservazione delle emozioni del bambino
Pubblicato
1 anno fa
Daniela Marletta
Osteopata, chinesiologa pediatrica e educatrice
La disponibilità inizia dal fare un passo indietro
Il periodo delle feste appena passato è un momento dell’anno ricco di gioia e condivisione dove le persone si ritrovano, anche dopo tanti mesi di assenza, per festeggiare e riabbracciarsi, discutere e stare insieme.
I bimbi vivono questa occasione con euforia ed entusiasmo, circondati da colori, odori, sguardi, abbracci e orari diversi; questa è una delle migliori occasioni in cui si può osservare il bambino e accogliere lo stato emotivo senza essere invasivi e insistenti.
Ciò che pensa l’adulto non è ciò che sente il bambino
Mi riferisco al classico esempio di quando tutta la famiglia è riunita e sono presenti persone che il bimbo non è così abituato a vedere, ma i genitori, nel caso di bimbi neonati, sono felici di darli in braccio, farli interagire con voci ed espressioni giocose e usare toni di voce piuttosto alti e a volte fastidiosi; nel caso invece di bimbi maggiori di un anno spingono a interagire con loro con frasi (confuse con la buona educazione) che vanno dal “dai un bacio alla zia” oppure “parla un po’ con la nonna, non essere cattivo”, “non comportarti così perché altrimenti mi arrabbio” ecc.
In entrambe le situazioni, queste occasioni possono essere fonte di valutazione per il genitore dello status emotivo del bambino, che viene stimolato con situazioni nuove nelle quali potrebbe non sentirsi a proprio agio.
Rispettare il qui e ora del bambino
La modulazione emotiva e comportamentale del bambino è in continua evoluzione, ma ha tempi di regolazione che spesso non combaciano con i tempi e i modi del mondo adulto. Ecco perché credo che l’esempio delle feste calzi a pennello per quanto riguarda il suggerimento dell’osservazione e dell’ascolto; la percezione dell’ambiente che circonda il bambino è molto diversa da quella dell’adulto, per questo è importante distinguere il modo in cui si manifesta il come viene affrontato il momento.
Le emozioni che vive il bambino sono intense e ricche di sfumature ignote, che lui stesso deve valutare e accogliere, per poi elaborarle e farne esperienza vissuta, ma sono molto diverse alle situazioni che l’adulto conosce e in cui si comporta secondo “i canoni dell’educazione”.
L’osservazione prevede la consapevolezza
Parlando di consapevolezza si può pensare che non riguardi il rapporto tra genitori e bambini, ma solo un processo di vissuto interiore dell’adulto; invece è estremamente importante considerare che, partendo da un ascolto di se stessi, la strada va verso il condividere questo processo anche nel rapporto con il mondo dell’infanzia.
Si può essere consapevoli di ciò che si sta vivendo nell’ambiente intorno a noi, ma spesso si fa fatica a guardare verso il nostro mondo emotivo, ed è spesso qui che manca poi la considerazione del vissuto interiore del bambino. Entrano spesso in gioco i condizionamenti della società di oggi, molto improntata sull’apparire, che fanno temere i genitori di essere poco in grado di mostrare i loro bimbi educati e “a modo”, preoccupandosi spesso più di come devono comportarsi rispetto a come stanno vivendo il momento interiormente e il conseguente atteggiamento.
La difficile prova del passo indietro
Nell’osservare un bambino è importante che il genitore sia nella zona della neutralità. Essere disponibile spesso non significa avere il controllo della situazione, anzi di frequente i genitori vivono momenti difficili e di ansia. D’altro canto l’educazione gentile che sta rivoluzionando il modo di rapportarsi con l’infanzia e l’adolescenza non significa lasciare allo stato brado i bambini e non intervenire perché “lui/lei è fatto così”.
I bambini hanno bisogno di essere guidati quando lo richiedono, ma non instradati su percorsi già conosciuti per le abitudini che si tramandano di generazione in generazione o per i cliché della società odierna. Ed è proprio in questo che il passo indietro che può fare il genitore è utile per non agire in reazione a un comportamento, a una crisi di pianto, a una fase oppositiva del bambino, ma con un bel respiro e prendendo un istante, osservare come uno spettatore e non imporre la propria persona, con il proprio vissuto, le proprie considerazioni ed esperienze, i propri traumi.
Facciamo spazio all’essere capaci di fermarsi un attimo, guardare la bellezza che c’è in ogni bambino e camminare insieme imparando da loro la curiosità e l’avventura di scoprire l’ignoto, come abbiamo fatto scartando i regali in queste feste.