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L’armonia della salute

Pubblicato 3 anni fa

Leggi un estratto da "La Dieta per la Vita" di Debora Rasio e scopri come l'alimentazione favorisce il benessere e la longevità

Ho il privilegio di essere un medico. E in tanti anni di esercizio della professione ho incontrato pazienti alle prese con terapie oncologiche, malattie autoimmuni, disturbi intestinali, infertilità, fibromialgia e altri quadri clinici cronicizzati e complessi.

Se riesco ad aiutare queste persone, con patologie tanto diverse tra loro, è perché c’è un filo comune che le lega e sul quale ho imparato a focalizzare la mia attenzione: l’intimo rapporto, per lo più misconosciuto, tra la malattia di un individuo e il suo stile di vita, in particolar modo come mangia e come reagisce alle circostanze della sua esistenza.


Quasi invariabilmente, infatti, all’origine degli squilibri fisici è possibile rintracciare gravi errori alimentari che hanno causato la carenza di micronutrienti, cioè quelle sostanze come minerali e vitamine che possiamo assorbire solo dai cibi e che sono indispensabili al corpo per poter svolgere al meglio le proprie funzioni e mantenersi, così, sano.


Oltre a mangiare pochi alimenti appropriati ne mangiamo spesso anche troppi sbagliati, cioè capaci di turbare quel perfetto e delicato equilibrio interno che regola tutti gli aspetti della nostra salute.

Il cibo produce effetti non solo su di noi ma anche sulla comunità di miliardi di batteri «buoni» che abita nell’intestino e partecipa alla nostra salute in modi anche inattesi: non solo digerendo il cibo e contribuendo alla sua trasformazione in energia, producendo sostanze utili come le vitamine ed eliminando tossine e farmaci, ma anche mantenendo l’integrità strutturale della barriera intestinale, modulando la risposta immunitaria, proteggendoci dall’invasione dei germi patogeni e contribuendo perfino al funzionamento del nostro cervello.

Nutrire male le nostre cellule e questi piccoli grandi alleati di salute sposta pericolosamente l’ago della bilancia verso la malattia, soprattutto in concomitanza con eventi intensamente stressanti, che compromettono l’integrità della barriera intestinale e l’equilibrio del sistema immunitario.

Un’alimentazione errata e uno stile di vita poco sostenibile, fisicamente e mentalmente, aprono le porte a tumori, malattie infiammatorie croniche o all’ingresso di batteri, virus e funghi, oggi riconoscibili come responsabili non più soltanto di infezioni, ma anche di infarto, malattie autoimmuni, Parkinson, Alzheimer.

Mi sono, quindi, sempre più convinta che l’insufficiente apporto di vitamine e minerali attraverso l’alimentazione, circostanza più comune di quanto sarebbe ragionevole aspettarsi nella nostra opulenta società occidentale, non sia un problema trascurabile, soprattutto quando si protrae nel tempo.

Dall’uscire a fare una semplice passeggiata fino all’inosservabile riparazione del Dna, ogni singola attività del nostro corpo è infatti sovraintesa da complesse reazioni chimiche che necessitano di micronutrienti per potersi estrinsecare. Anche se in quantità minime, questi «ingredienti» sono tanto più essenziali quanto più il nostro organismo non riesce a produrli da sé. E la loro mancanza cronica non può che dare il via a una pletora di malattie.

Confesso che mi sorprendo ancora, dopo anni di professione, quando riscontro come alcuni sintomi invalidanti, per i quali la medicina moderna non sembra avere soluzioni, svaniscano, spesso nell’arco di pochi giorni, semplicemente correggendo certe cattive abitudini alimentari. Mi è sempre più chiaro, allora, che il modo in cui ci nutriamo (insieme a una corretta gestione del normale stress compreso nella vita) sia una delle armi più potenti ed efficaci a nostra disposizione per mantenerci in salute e assicurarci una splendida longevità.

Siamo fatti di ciò che mangiamo, e già il medico greco Ippocrate, nel IV secolo avanti Cristo, scriveva «Fa’ che il Cibo sia la tua Medicina e che la Medicina sia il tuo Cibo», riconoscendo così come la natura abbia già in sé la cura e sia dunque un’arte medica essa stessa.

Ogni organismo vivente, incluso l’uomo, di fronte alle variazioni esterne conserva uno stato di relativa stabilità chiamato «omeostasi».

Sappiamo, dalle scoperte più recenti, che siamo geneticamente programmati per proteggere questo delicato equilibrio basato su meccanismi innati che governano la biologia e che hanno sostenuto, fin dall’inizio, l’evoluzione dell’uomo sulla Terra. Eppure quest’alchimia naturale è sempre più frequentemente turbata da uno stile di vita scorretto, di fronte al quale la comparsa di un sintomo o di una malattia è, di fatto, una richiesta d’aiuto da parte del corpo, un messaggio urgente con cui ci informa di non essere più in grado di tutelare da solo il nostro equilibrio.

Non dovremmo rispondere a tali segnali silenziandoli (come solitamente si fa con i farmaci), ma individuandone le cause scatenanti e, dove possibile, rimuovendole.

Per riuscirci possiamo e dobbiamo attingere a quel sapere tradizionale conservato e trasmesso in tutti i popoli, fondato su una profonda conoscenza intuitiva, spontanea, che ha guidato e modellato l’alimentazione dell’uomo attraverso i millenni, adattandola all’ambiente e ai ritmi della natura. Un bagaglio culturale che nel corso del Diciannovesimo e Ventesimo secolo è stato, però, travolto dalla rivoluzione industriale e dal progresso tecnico-scientifico che ne è derivato, che hanno cambiato drasticamente, insieme alla società e al modo di vivere, anche lo stato generale di salute, specialmente nel mondo occidentale.

L’esplosione demografica delle città, il consumo massiccio di cibi raffinati e l’applicazione della chimica alla trasformazione delle materie prime alimentari hanno sì garantito un progressivo allungamento dell’aspettativa di vita media e un maggior benessere per molti ma, allo stesso tempo, hanno ampliato lo spettro delle malattie da temere rispetto al passato.

Gli uomini della prima metà del Novecento si sono trovati a lottare con violente ondate di pericolose affezioni virali o batteriche (come la spagnola, la tubercolosi e la poliomielite) e hanno dovuto subire, in scala epidemica, gli effetti delle carenze vitaminiche causate dal crescente consumo di cibi processati industrialmente, ammalandosi di rachitismo, beri beri, scorbuto, pellagra, gozzo, cretinismo. Poi, nel corso della seconda metà del secolo scorso, sulla nostra società occidentale s’è abbattuta la diffusione, a ritmi sempre più incalzanti, di nuove condizioni morbose ad andamento cronico, come l’aterosclerosi, l’enfisema, il diabete, le neoplasie, le demenze.

Così, mentre grazie alla scoperta e all’ampio uso degli antibiotici le infezioni scomparivano dalla «top ten» delle principali cause di morte, i casi di malattie cardiovascolari e tumori crescevano vertiginosamente, fino a raggiungere il primo e il secondo posto della classifica: se nel 1901 queste affezioni rappresentavano il 18 per cento dei decessi complessivi, nel 2010 quel valore è schizzato fino a toccare uno spaventoso 63 per cento.


Questi dati descrivono il paradosso del nuovo millennio: viviamo più a lungo, ma meno in salute.


Abbiamo praticamente debellato infezioni che un tempo decimavano l’umanità e sappiamo anche riconoscere ed evitare le sindromi più acute da carenza di micronutrienti (raramente, oggi, ci si ammala di scorbuto o rachitismo, almeno nell’ipernutrito Occidente). Non sembriamo però accorgerci di quanto siano ormai diffuse le carenze croniche di vitamine e minerali, poiché, pur non soffrendone una totale assenza, ne assumiamo frequentemente quantitativi inferiori al nostro reale e necessario fabbisogno giornaliero.

Purtroppo, infatti, una percentuale cospicua della popolazione, in particolare le giovani donne in età fertile, i bambini, gli adolescenti, gli anziani e le persone appartenenti a minoranze etniche o in condizioni socio-economiche svantaggiate, non raggiunge i livelli di vitamine e minerali raccomandati. E si tratta di elementi che giocano un ruolo essenziale proprio nel regolare la crescita, l’attività, lo sviluppo e il funzionamento del corpo umano.

Se le gravi carenze di questi fattori causano in breve tempo sintomi clinicamente evidenti, la conseguenza di un’assunzione di vitamine e minerali in quantitativi soltanto inadeguati può essere invece completamente silente o manifestarsi con segni sfumati, difficili da rilevare dal punto di vista medico.

Stanchezza, ridotta capacità di combattere le infezioni, gengive sanguinanti, deficit cognitivi, depressione, perdita della memoria, disturbi digestivi sono tutti disagi singolarmente modesti che, se non riconosciuti in tempo, possono però minare le basi della nostra salute e trasformarsi in ben più gravi patologie croniche: disturbi del neurosviluppo, demenze, epilessie, malattie cardiovascolari, cancro, diabete, osteoporosi e altro.

Attenzione, non sto parlando di eccezioni ma della regola: da un recente sondaggio condotto negli Stati Uniti (NHANES 2007-2010) risulta che il 94,3 per cento della popolazione americana non soddisfa il fabbisogno giornaliero di vitamina D, l’88,5 quello di vitamina E, il 52,2 quello di magnesio, il 44,1 quello di calcio, il 43 quello di vitamina A e il 38,9 quello di vitamina C. Inoltre, il 100 per cento della popolazione assume quantitativi inadeguati di potassio, il 91,7 di colina, il 67 di vitamina K.

E non illudiamoci obiettando che tanto tra loro e noi c’è un oceano: in Italia le cose non vanno molto meglio. La percentuale di italiani che non soddisfa il fabbisogno indispensabile di vitamina D, vitamina E e acido folico è, nell’ordine, del 97, 90 e 60 per cento, mentre quella che non soddisfa i fabbisogni dei minerali calcio e potassio è rispettivamente dell’80 e 65 per cento.

Di conseguenza non è un caso che l’Italia abbia quasi la maglia nera per obesità infantile in Europa, arrivando subito dopo la Grecia, né che i nostri anziani, seppure campioni di longevità, siano i più malati d’Europa: la mancanza di vitamine e minerali va infatti a braccetto con l’obesità e apre le porte alle malattie croniche.

A questo punto non dovrebbe più esserci ombra di dubbio: la malnutrizione, così diffusa, ha conseguenze gravissime se consideriamo che senza i necessari nutrienti non può svilupparsi in modo completo il sistema nervoso, non si costruiscono ossa forti, non trasformiamo efficientemente il cibo in energia, non possiamo combattere le infezioni, riparare il Dna, regolare i livelli di pressione, produrre i neurotrasmettitori che supportano la memoria, la concentrazione, la creatività e il tono dell’umore…

Insomma, senza le preziose sostanze che attingiamo dal cibo non ci è possibile realizzare quel potenziale di salute racchiuso nel nostro codice genetico, al quale saremmo destinati per diritto di nascita.

I popoli antichi che ci hanno preceduti erano ben consapevoli del ruolo chiave della nutrizione per lo sviluppo completo dell’individuo e ogni diversa cultura seguiva tradizionalmente dei veri e propri protocolli alimentari: ad esempio, per i futuri genitori erano previste diete speciali ad hoc a partire da sei mesi prima del matrimonio, per prepararli a un sicuro concepimento; alle donne in gravidanza e allattamento, così come ai bambini nei primi anni della crescita, erano riservati alimenti considerati «sacri», come brodi di ossa, uova, pesce, fegato, cuore e altri organi di animali, tutti eccezionalmente ricchi di sostanze fondamentali per il processo di crescita (in particolare vitamine liposolubili, minerali e acidi grassi essenziali).

Sapevano istintivamente e per tramandata esperienza che, così facendo, venivano influenzate non solo la nascita e la salute del bambino, ma anche quelle delle generazioni a venire, tutelando di conseguenza la sopravvivenza delle loro stirpi.

Questa conoscenza, che si nutriva di rituali e nozioni trasmesse oralmente, è stata del tutto recisa dalla modernità in nome del progresso scientifico. Nella frenesia di affrancarsi dal passato e da uno stato naturale percepito come limitante, l’uomo del Novecento ha voluto fortemente tagliare i ponti con le tradizioni e gli usi che considerava sorpassati, senza rendersi conto che così facendo stava abbandonando le solide fondamenta della sua stessa storia, costruite nel corso di migliaia di anni, generazione su generazione.

Tuttavia, seppure in parte dimenticato, quell’antico sapere non è andato perduto e, anzi, sta tornando ad affacciarsi avallato dalle conferme acquisite nel campo della ricerca di base e sull’uomo, che sempre più testimoniano quanto stretto sia il rapporto tra quello che mangiamo e il nostro stato di benessere psico-fisico. Smentendo, incidentalmente, anche un luogo comune per cui la nutrizione avrebbe prevalentemente a che vedere con l’ossessione per le calorie (un focus che appare predominante in una parte consistente della dietologia moderna).

Accompagnarvi nel recupero delle millenarie tradizioni della nutrizione è l’intento da cui nasce il libro che vi apprestate a leggere. Ma vorrei anche arricchire il percorso di tutte le informazioni, le garanzie e le conferme che il rigore e il metodo della scienza sono in grado di offrirci.

La dieta per la vita vuole essere un viaggio alla scoperta del funzionamento della nostra meravigliosa macchina-corpo, misteriosamente messa a punto dalla natura attraverso un adattamento continuo e una completa simbiosi con l’ambiente circostante, a tal punto efficiente da essere in grado di autoripararsi e superare le più svariate e gravi difficoltà per poter garantire a ciascuno una vita lunga e in salute.

Ma perché ciò avvenga è prima di tutto necessario confidare in quel delicato equilibrio del nostro organismo da cui siamo partiti e che si fonda su quattro pilastri fondamentali:

  1. mangiare bene;
  2. rispettare i ritmi naturali, scanditi dall’alternanza tra luce e oscurità e dal fluire delle stagioni che dettano, a noi e alle nostre cellule, il giusto tempo per l’attività e quello per il riposo e il ripristino del massimo rendimento;
  3. riscoprire il formidabile potere terapeutico e rigenerativo del digiuno reinterpretato alla luce delle ricerche più recenti che ne hanno confermato il ruolo di «grande medico», adattandolo alle esigenze della vita moderna;
  4. tutelare il microbiota, quel mondo invisibile che abita dentro di noi, formato da miliardi di batteri e virus il cui patrimonio genetico supera il nostro di 150 volte e che ci definisce, dal primo all’ultimo giorno della nostra vita, in modi insospettati.

In queste pagine vi illustrerò un metodo, scientificamente fondato, che abbina una sana nutrizione al rispetto dei ritmi biologici naturali, spiegando non solo cosa, quanto e quando mangiare, ma anche come digiunare.

Alla fine del nostro viaggio ci saremo riappropriati di gran parte di quel bagaglio di conoscenze che, in modi spesso inconsapevoli, ha tutelato la specie umana fin dalla notte dei tempi. Il tutto sarà riletto e reinterpretato nei suoi aspetti più affascinanti alla luce dell’indagine scientifica moderna e contemporanea.

Scopriremo, tra l’altro, di avere a disposizione un prezioso elisir proprio nel digiuno. Attraverso una corretta alternanza tra il mangiare e il digiunare è infatti possibile, e persino semplice, curare e ringiovanire il corpo, recuperando quella salute che mai come oggi è pericolosamente sotto attacco.


Ultimo commento su L’armonia della salute

Recensioni dei clienti

Daniela L.

Recensione del 11/11/2022

Valutazione: 4 / 5

Data di acquisto: 11/11/2022

Finalmente un libro che parla di carenze dal nostro microbioma, ai micronutrienti, dalle vitamine ai minerali. Finalmente si dice che i problemi di salute possono essere dati non solo da eccessi, ma anche da carenze, più insidiose e difficili magari da individuare. Nell'estratto non ritrovo, tuttavia, nessuna citazione alle vitamine del gruppo B, e in particolare la B12 , che vista la moda in fatto di alimentazione tra i giovani come quella vegetariana e vegana, dovrebbe essere più che sottolineata, essendo certe e molte gravi le relative conseguenze. Tanto che una sua integrazione assieme alla vitamina D, è raccomandata nelle linee guida dell'alimentazione vegetariana. Mi auguro di trovare risposta nel libro.

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