Ingraziarsi il dio del sonno
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2 anni fa
Prendersi cura del sonno per migliorare la qualità della vita
Se durante le consuete attività della giornata non ti senti sufficientemente ‘sveglio’ o lucido e concentrato non correre subito a bere l’ennesimo caffè né ad ingoiare il multivitaminico di turno: potrebbero non essere la soluzione più appropriata. Poniti invece questa domanda: sto dormendo bene ultimamente? Sì, perché dimentichiamo facilmente quanto le nostre prestazioni mentali e fisiche dipendano dalla qualità del sonno.
Banale? Non troppo, visto che l’Associazione Italiana per la Medicina del Sonno riporta che 1 adulto su 4 in Italia soffre di disturbi del sonno – e negli ultimi 2 anni di pandemia il problema è raddoppiato anche tra bambini e ragazzi. L’Associazione segnala anche una certa sottovalutazione del fenomeno, a volte considerato un momento transitorio, così che notti mal dormite si susseguono cronicizzandosi e instaurando una debolezza psicofisica ben più ampia. Quando dormiamo l’organismo attiva infatti un vero e proprio reset biologico che fortifica organi e sistemi, compreso quello immunitario: va da sé che un sonno frammentato o disturbato alla lunga danneggia questo processo, minacciando la salute.
Entrare nel rituale della notte
Chi fatica ad addormentarsi, poi, al momento di andare a letto tende a ripete alcune azioni tipiche del giorno: le peggiori sono lo scrolling sul cellulare o guardare la tv a letto. Sono abitudini malsane perché mantengono attive le funzioni cerebrali e fanno assorbire all’organismo troppa luce che, tra l’altro, blocca anche la sintesi naturale di melatonina.
Entrare nella notte chiede invece gesti lenti e consapevoli, quasi un rituale: d’altronde stiamo invitando Ipnos, il dio che addormenta uomini e numi e padre di Morfeo, la divinità dei (bei) sogni. Spegniamo dunque il cellulare e le luci forti e fredde a favore semmai di qualche fonte più soffusa; diffondiamo nell’aria una lieve fragranza conciliante e, volendo, della musica rilassante. Così si ingrazia un dio ed è così che si crea il necessario stacco tra abitudini diurne e notturne.
Piante e fiori di Ipnos
Il buon rituale della sera dovrebbe includere anche l’uso delle ‘piante della notte’, chiamate proprio ipno-inducenti. Sai che Ipnos veniva raffigurato con in mano dei papaveri?
I rossi petali di questo bel fiore dei campi estivi contengono infatti principi che conciliano dolcemente il sonno e un tempo, nelle campagne, si usava mescolarli anche alla pappa (che deriva proprio da papavero) dei bambini più irrequieti. Al giorno d’oggi però, l’eccessiva stimolazione mentale nonché i ritmi veloci cui siamo sottoposti hanno bisogno di più alleati per indurci a rallentare: associamo allora il fiore preferito dal dio al suo parente californiano, l’escolzia, altra papaveracea garante di un sonno tranquillo, durevole e di qualità; e il trio è davvero completo con la passiflora e la sua azione incisiva sulle forme d’ansia che afferrano tanto la mente quanto muscoli e visceri contraendoli.
I ponti tra il giorno e la notte
Ci sono passaggi obbligati e necessari per conquistare, o meglio abbandonarsi a un sonno ristoratore: il primo è quello tra luce e buio e la melatonina - sostanza non a caso nera come la notte (mélas, in greco è ‘nero’) è il tramite che aiuta a compierlo; l’altro è tra attività e inerzia e qui viene in aiuto il GABA, la neuro-molecola inibitoria più abbondante nel sistema nervoso che riporta sempre a uno stato di calma. Sono entrambe sostanze naturalmente prodotte dall’organismo che possono essere anche integrate ogni qualvolta i nostri ritmi siano sfasati e quando ansia e stress, ad oggi tra le cause più rappresentative nei disturbi del sonno, richiedano un intervento più deciso. Se dovessimo raffigurare oggi Ipnos, son certa avrebbe in mano capsule di melatonina e GABA!