Imperfette è meglio!
Pubblicato
1 anno fa
Elisabetta Vagliani
Dottoressa in scienze dell’Educazione, esperta nei processi di apprendimento
Essere madre ieri, oggi e domani
Si dice che una donna diventi madre con la positività del test di gravidanza. Quanti sogni, aspettative e timori si celano dietro quel responso. E proprio da quel momento ci prepariamo ad accogliere il nascituro. Progettiamo, sogniamo, predisponiamo anima e corpo a un viaggio che ci condurrà a una meta prorompente: la nascita.
La nascita è l'evento che conclude il periodo della gestazione e l'atto che dà avvio alla maternità nel suo significato originario: la condizione dell’essere madre.
Al momento del parto la donna non darà alla luce solo il figlio che ha portato in grembo per nove mesi. Assieme al neonato, rinascerà anche lei, una donna completamente nuova.
I giorni successivi al parto possono essere delicatissimi: dolori, fatiche, carenza di sonno, emozioni forti si alternano velocemente, talvolta lasciandoci disorientate. Poi torniamo a casa e con il tempo ci abituiamo alla nostra nuova vita: ritmi serrati, sveglie notturne, pianti dirompenti e sguardi complici entrano a far parte della nostra quotidianità, accompagnandoci a lungo.
È così che si palesa la vita di una madre. Mese dopo mese, anno dopo anno, una fatica e una sorpresa, una preoccupazione e una meraviglia, come in un'eterna giostra.
Nella maggior parte dei casi, diveniamo in pochissimo tempo equilibriste esperte, sorprendentemente abili a districarci nella quotidianità lavorativa e domestica. Eroine delle nostre giornate!
Ritratti di madre
Sulle madri è stato davvero detto e scritto tutto, o quasi. Il ritratto della figura materna ha attraversato epoche rimanendo a lungo simile a se stesso, disegnato, pennellato pressoché allo stesso modo: paladina, devota e disinteressata, di generosità. È stata descritta, fino allo scorso secolo, come l’angelo del focolare, madre rassicurante e altruista, naturalmente dotata di spirito di abnegazione e senso di sacrificio per la prole. Docile e mansueta, dedita alla vita domestica, apprensiva talvolta, sempre copiosa nell'amore.
Poi, forse come conseguenza del fenomeno di emancipazione femminile, ha cominciato ad assumere nuova veste. Una madre divisa in due tra il lavoro e la famiglia, spesso accompagnata dal senso di colpa, in perenne lotta contro il tempo, soprattutto quello sottratto alla famiglia. Colpevole, senza possibilità di appello, di realizzazione professionale.
Fino a oggi, momento in cui assistiamo spesso allo sdoganamento di madri inadeguate, dichiaratamente turbate, seccate. Particolarmente ciniche, sarcastiche e poco inclini al pathos relazionale. Delle caricature da "condividere" e su cui ironizzare. Una moda del momento che si insinua nella nostra quotidianità, nel modo di fare e pensare la madre.
Insomma, abbiamo resistito a fotografie medievali sdolcinate e ingrate, ad altre mitologiche di madri prorompenti, a tratti mostruose, alle protagoniste che hanno segnato le pagine di storia, conquistatrici di rilievo sociale e politico, e poi ancora muse ispiratrici di somma poesia, arrivando indenni, o quasi, alla contemporaneità.
Comunque la si guardi, anche in epoche differenti, l'immagine della madre è predestinata. Nel suo destino ci sono state e ancora dominano la bontà o la cattiveria. Una madre immortalata nel suo essere imperituro fata o strega, come un indelebile e definitivo tratto distintivo.
Ma tra l'abbaglio di una luce accecante e l'ombra tetra dell'inettitudine, tra gli estremi, tra gli antipodi di questa fotografia esistono un mare di sfumature.
Madri autentiche
Ed è proprio lì, in questo mare che vive la madre autentica. Colei che senza peccare di perfezione porta avanti il suo compito con vivo fervore ed empatia. Né ineccepibile, né incompiuta, semplicemente se stessa. Una madre dalla rassicurante normalità. Non mediocre, né banale, ma straordinariamente ordinaria. Capace di allontanare da sé l’ideale narcisistico della perfezione, quanto l’oscurità mitologica e mortifera di Medea e in grado di abbracciare la spontaneità.
Una madre originale, animata dal desiderio di far bene, di prendersi cura dei propri figli con apertura intellettuale, con sguardo autocritico e una buona dose di auto-ironia. Una madre genuina (in tutti i sensi!) che vive la sua condizione con naturalezza, accogliendo l’errore, il consiglio solidale, che non rinuncia alla maternità per lavorare e non smette di lavorare perché ha avuto dei figli.
La madre autentica è lontana dagli stereotipi, fa delle sue doti punto di forza e dei suoi limiti zone di lavoro. Usa il buon senso e si adopera con ciò che ha a disposizione. Non ha bacchette magiche, ma borse piene di pazienza, tolleranza e amore. Una madre imperfetta… sì, proprio felicemente imperfetta. Che sbaglia, che paga, che inciampa, che si rialza, che accarezza, che ammonisce, che accompagna, che bacia, che perdona, che ascolta, che invita, che mette da parte e lascia andare, che lascia correre, che si preoccupa, che addormenta e risveglia, che bisbiglia e alza la voce talvolta (ahimè…). Che ripara, che corre, che si dimentica. Che scrive le sue parole più dolci e ti sorprende con un biglietto sotto al cuscino, che arriva prima di tutti, che ti osserva, che sa. Che alle volte delude... sì, ma poi incanta!
E se l’incanto finisse?
Mai!! Talvolta rimane assopito, nascosto tra pile di panni da lavare, annodato ai lacci delle bavaglie, impigliato agli strappi dei pannolini.
Capita così che la celebre Margaret March, mamma sola che non si lascia abbattere, che nonostante tutte le difficoltà alleva con coraggio e sapienza le sue quattro "piccole donne", madre di tutte le madri che è in ognuna di noi sbiadisca i suoi colori vivaci e lasci emergere la Signora Sgrunf! Dorotea Sgrunf con la sua quotidianità caotica piena di famiglia, di bambini, di cuffie da notte e piatti da lavare, ci è così cara proprio perché con il suo generoso umorismo e la sua genuinità entra nelle nostre vite. Proprio come faremmo noi madri umane, la pingue maialina, accoglie, accetta, aspetta. É ancora in vestaglia e già i suoi maialini accorciano le frange del tappeto con le forbici; trova il tempo di preparare una torta mentre chiama da una stanza all’altra: "la cena è pronta!".
Innumerevoli sono i ritratti delle madri nella letteratura, dai più austeri ai più burrosi! Comunque la si guardi la madre è topos di ogni tempo e luogo. È metafora quando scalda come il nido, quando nutre come il pane, quando accoglie come un porto, quando illumina come il faro. È poesia quando ispira, rivela, suscita. È esempio quando consiglia, orienta, guida. È Gea quando è dea, potenza divina, forza creatrice della Terra.
Che sia questo il nostro mantra nei giorni cupi, questa la nostra mappa per ritrovarci, questo il nostro inno alla maternità!
Ricordandoci sempre che poi giunge la notte e finalmente tutti dormono… tutti… forse anche le madri!