Impara a coltivare le rose in giardino (e utilizzarle in cucina)
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2 anni fa
Consigli sulla coltivazione e su come utilizzarle e in cucina (ricetta del risotto) e per la tua bellezza (oleolito)
La poetessa Gertrude Stein, nel cercare di definire la rosa, creò uno dei versi più celebri per questo fiore: «A rose is a rose, is a rose, is a rose». Una rosa è una rosa, è una rosa, è una rosa. Per quanto la si analizzi, la si scomponga, la si declini in tutte le sue varietà botaniche, la rosa si definisce meglio da sé, senza fiumi di parole e metafore. Questa unicità, gioia e cruccio dei giardinieri, è spesso vista come simbolo della delicatezza ed erroneamente interpretata come una pianta gracile, fin troppo bisognosa di cure e di attenzioni pazienti. Nulla è più lontano dalla natura della rosa: fortissima. Scegliendo la varietà giusta per il proprio microclima, chiaramente.
Varietà italiane e antiche: perché sceglierle
In questi ultimi anni ho visto purtroppo un’invasione di rose inglesi e persino cinesi, sull’onda di mode social o aiuole comunali affidate a lavoratori casuali invece che a giardinieri paesaggisti. Sono poco adatte al nostro clima che ormai si è attestato su gelate invernali e caldi torridi estivi. La “splendida rifiorentissima” garantita dal famoso produttore britannico soccomberà facilmente alle nostre estati o, ancor peggio, ci schiavizzerà per la quantità di cure e rinforzi che dovremo dedicarle, per non parlare della spesa idrica. Eppure ci sono rose che hanno necessità simili alle succulente!
Esistono rose italiane nuove e antiche che si adattano benissimo ai nostri climi, alcune che reggono persino nevicate di due metri e la permanenza sotto la neve per mesi, senza alcuna protezione. Per esempio, nella foto vedete una rosa di Barni che ho curato personalmente a 800 metri sull’Appennino Bolognese, dove la neve a volte durava da novembre a maggio.
Altre rose, altrettanto rustiche, hanno una modesta necessità idrica e fioriscono rigogliose persino in zone in cui si toccano i trenta gradi già in maggio e i trentotto in agosto. La rosa di suo ha una grande natura resiliente, rallenta l’attività vegetativa quando è in carenza di nutrienti o ha scarsi apporti idrici, in modo da massimizzare le risorse per un periodo prolungato. Il gelo e la canicola, però, sono gestiti con difficoltà, salvo aver scelto delle varietà adatte al luogo. Un consiglio importante: non comprarle nei vivai generalisti o addirittura al supermercato, ma farsi consigliare sempre da produttori di rose locali. Per una scelta intelligente, bisogna rivolgersi a vivai specializzati solo o principalmente in rose, meglio se nella stessa zona in cui si abita e che trattino selezioni proprie, che non siano quindi semplici rivenditori di qualche marchio alla moda.
Belle e resistenti
Sarebbe lunghissimo fare un elenco di tutte le rose resistenti, sono davvero tante, ma vorrei segnalarne alcune meno conosciute che danno ottimi risultati ovunque in Italia e permettono un buon uso del fiore anche in cucina e in erboristeria. Tra quelle con portamento ad arbusto, io preferisco per resistenza la Rosa Roxburghii Plena: è molto scenografica, ha la classica corolla ricca delle rose antiche ed è rifiorente. Introdotta nei giardini italiani negli anni Venti del Novecento, forma dei cespugli fitti che arrivano al massimo a un metro e mezzo di altezza, con fiori grandi e un profumo intenso. Le api e le farfalle se ne servono per tutta la stagione. Resiste bene agli sbalzi termici e in estate può resistere anche con annaffiature sporadiche. Cresce bene anche in terrazzo. Per una rosa più grande e magari da utilizzare anche come rampicante, che arrivi almeno a tre metri, sceglierei una Rosa Odorata Mutabilis (già Chinensis Mutabilis): sia il fogliame che il colore dei fiori varia attraverso le stagioni e può fiorire fino a dicembre. Le esigenze idriche sono molto ridotte e la quantità di fiori è notevole.
L’ingrediente segreto per piatti da chef
Ma queste rose non vorremo metterle solo nei vasi, vero? Si prestano bene ad entrare anche in cucina e nella nostra erboristeria privata. In cucina i petali di rosa si possono utilizzare in piccole dosi per condire insalate delicate o per una macedonia deliziosamente sorprendente: mele, mirtilli e petali di rosa conditi con un bergamotto spremuto. Il risotto alla rosa canina l’avete mai provato? Si tratta di un risotto semplice, sfumato con vino bianco o brodo vegetale a cui vengono aggiunti petali di rosa canina essiccata nella fase di mantecatura e bacche di rosa canina essiccate come guarnizione, ricchissime di vitamina C. Lo stesso risotto si può eseguire anche con petali di rose di altre varietà, magari unendo più colori e giocando sulla profumazione, per esempio utilizzando le rose di varietà heritage: molte di queste hanno un profumo con note agrumate.
L’alleato della pelle e non solo
Nelle nostre case, poi, non dovrebbe mai mancare l’oleolito di rosa che possiamo realizzare con olio di mandorle spremuto a freddo, petali di rosa e vitamina E. Lascia la pelle setosa ed elastica, ma... sorpresa! Ravviva, pulisce e nutre anche i mobili in legno non verniciati, specialmente pino, abete e rovere. Basta passarli con un panno di cotone e oleolito di rosa.
I suoi usi nella cosmesi naturale sono moltissimi, vale sempre la pena di avere un paio di piante di rose anche solo sul balcone, per un ingrediente che fresco o secco ci regalerà le sue profumazioni delicate e un’azione delicatamente lenitiva, dall’acqua di rose, all’acqua di San Giovanni, fino a oleoliti e oli essenziali.