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Il punto di partenza

Pubblicato 6 anni fa

Leggi un estratto dal libro "Riaccenditi!" di Elisa Renaldin e scopri come ritrovare la tua natura più autentica

In questo libro non vengono fornite nuove idee in cui credere, né concetti astratti a cui votarsi, ma semmai suggerimenti pratici. Non è la via mentale che intendo percorrere, ma quella intuitiva (per quanto possibile, dovendo usare le parole).

L'indiscusso assunto "cogito ergo sum" verrà messo in discussione spesso e volentieri. E' più probabile che adotteremo un nuovo punto di partenza, e cioè: "sentio ergo sum", o, meglio ancora, "percipio ergo sum".

[senno, is, sensi, sensum, ire] V. tr., sentire, percepire, provare, ritenere, credere, capire, votare. Idem sentire, essere d'accordo. Penitus sentire, essere profondamente persuaso.

[percipio, ìs, cepi, ceptum, ère] V. tr., prendere, apprendere, percepire, ricevere, ottenere, provare, intendere. Colorem percipere, tingersi. Voluptatem percipere, provar piacere. Nomen perceptum usu, parola entrata nell'uso.

Soprattutto "percipio", nel suo significato più sottile, fa riferimento a qualcosa che "si insinua", come nell'esempio citato colorem percipere = tingersi. Il colore viene "percepito" dalla stoffa e vi si inoltra. Il colore prende possesso della stoffa, che lo riconosce e a sua volta lo fa suo. Non c'è un processo di "comprensione" ma, in qualche misura, di riconoscimenti reciproci.

Voglio usare quest'esempio per iniziare ad aprire la mente verso la nuova prospettiva di cui parlavo poche righe fa: finché restiamo al livello della mente e cerchiamo di dare una spiegazione razionale, non andremo molto lontano.

La mente ha dei limiti e si orienta tramite cartine e cartelli in un'unica lingua, mentre ciò che noi siamo va oltre ogni linguaggio, indicazione e luogo; perciò non possiamo pretendere di innalzarci a una visione più ampia e vasta restando in un labirinto di siepi dentro a un giardino pubblico di una qualsiasi città.

La mente è un utilissimo strumento per comprendere a un livello base, senza di essa non ci sarebbero processi logici e analitici, ma tutto ciò non basta per risolvere il "problema".

Una volta che ho ben capito che la mia vita è una schifezza perché faccio un lavoro di merda, non guadagno mai abbastanza, ho relazioni insoddisfacenti e magari non sto neanche benissimo a livello di salute... sì, posso cambiare lavoro, mollare il partner, cambiare amici, smettere di fumare quelle dannate sigarette e decidermi a fare un po' di sport per buttare giù quei disgustosi 10 chili... ma qua già siamo nel campo dell'azione, più che della comprensione.

La mente ha permesso di capire, però poi dobbiamo agire. E molte volte non lo facciamo. Perché? La mente ci viene in aiuto in questo caso?

Possiamo esplorare nei meandri del passato scovando chissà quali traumi causati da mamma e papà, da suore isteriche, da maestri violenti, da religioni assurde o da situazioni impreviste... e poi? A che punto siamo? Ci stiamo ancora orientando con mappe e cartine nel labirinto. E' questo che sto cercando di dire: non se ne esce!

Quello che io stessa sto faticosamente capendo a mie spese è che il più delle volte la mente è solo un limite, e non un tramite per uscire da quel dannato labirinto. Lei fa del suo meglio, è programmata per fare quello che fa, e non possiamo aspettarci da lei più di quanto possa fare.

Dovremo per forza affidarci ad altri nostri attributi (non alludo a nulla di sessuale, ma a volte serviranno anche quegli attributi) che non risiedono nella scatola cranica (semmai nella cassa toracica, ma lo vedremo in seguito).


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