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Il Mito della Bellezza

Pubblicato 2 anni fa

È utopia pensare di costruire un mondo al di là del mito della bellezza? Oggi più che mai, una riflessione su bellezza e femminilità è necessaria all’interno di ogni ambito della nostra vita.

Finalmente, dopo un lungo silenzio, le donne sono scese per le strade.

Nei due decenni di azione radicale seguiti alla rinascita del femminismo nei primi anni Settanta, le donne occidentali hanno conquistato diritti legali e riproduttivi, hanno cercato di raggiungere livelli più alti di istruzione, hanno avuto accesso a mestieri e professioni, e hanno sovvertito le antiche e venerate convinzioni sul loro ruolo sociale.

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Indice dei contenuti:

Libertà negata

A una generazione di distanza, le donne si sentono libere?

Le donne ricche, istruite e liberate del "Primo mondo", che possono godere di libertà di cui nessuna di loro aveva mai potuto beneficiare in passato, non si sentono libere come vorrebbero. E non possono più relegare nel subconscio la sensazione che questa mancanza di libertà ha qualcosa a che vedere con... problemi frivoli, cose che non dovrebbero avere nessuna importanza.

Molte si vergognano di ammettere che queste futilità, che riguardano l'aspetto fisico, il corpo, il viso, i capelli, i vestiti, abbiano un peso così grande. Ma nonostante la vergogna, il senso di colpa e il rifiuto, cresce sempre più il numero delle donne che si chiedono se non siano totalmente nevrotiche e sole; e anche se non ci sia in gioco qualcosa di importante, che ha a che fare con il rapporto tra la liberazione delle donne e la bellezza femminile.

Quanto più numerosi sono gli ostacoli legali e materiali che le donne hanno abbattuto, tanto più le immagini della bellezza femminile sono arrivate a gravare su di loro in modo rigido, pesante e crudele.

Molte donne hanno la sensazione che il progresso femminile sia giunto a un punto morto. Si è diffuso un clima deprimente di confusione, di divisione, di cinismo e soprattutto di svuotamento. Dopo anni di lotte e scarsi riconoscimenti, le donne più anziane si sono spente, e le più giovani mostrano di non essere molto interessate a raccogliere il testimone.

Nell'ultimo decennio le donne hanno infranto le strutture del potere; contemporaneamente i disturbi legati all'alimentazione sono cresciuti in maniera esponenziale, e la chirurgia estetica è diventata la specialità medica che si è sviluppata più rapidamente. Negli ultimi cinque anni le spese consumistiche sono raddoppiate, la pornografia è diventata la principale fonte di guadagno nell'ambito dei mass media, e trentatremila donne americane hanno fatto sapere ai ricercatori che preferirebbero perdere da cinque a sette chili piuttosto che raggiungere un qualsiasi altro obiettivo.

C'è un numero sempre crescente di donne che hanno più denaro, più potere, più opportunità, più riconoscimenti legali; ma per come si giudicano dal punto di vista fisico, probabilmente stanno peggio delle loro nonne non ancora emancipate. Recenti ricerche dimostrano chiaramente che nell'intimo della maggioranza delle donne occidentali — autocontrollate, attraenti e di successo — c'è una corrente segreta che avvelena la loro libertà: una vena oscura, pervasa da nozioni di bellezza, che suscita odio di sé, ossessioni fisiche, terrore di invecchiare, paura di perdere il controllo.

Il mito della bellezza e la mistica della femminilità della vita domestica

Non è un caso che tante donne potenzialmente influenti provino queste sensazioni. Siamo nel bel mezzo di una violenta reazione al femminismo che usa le immagini della bellezza femminile come arma politica contro il progresso delle donne: il mito della bellezza. È la versione moderna di un riflesso sociale in vigore fin dai tempi della Rivoluzione industriale.


Quando le donne si sono liberate della Mistica della femminilità della vita domestica, il mito della bellezza si è sostituito a essa, espandendosi per portare avanti la sua opera di controllo sociale.


La reazione contemporanea è così violenta perché l'ideologia della bellezza è l'ultima rimasta delle vecchie ideologie femminili che ha ancora il potere di controllare quelle donne, che il femminismo della seconda ondata avrebbe altrimenti reso incontrollabili.

Si è rafforzata per assumere l'opera di coercizione sociale che i miti sulla maternità, la domesticità, la castità e la passività non riescono più a gestire. Sta cercando in questo momento di annullare tacitamente, e a livello psicologico, tutto ciò che di buono il femminismo ha fatto per le donne sul piano materiale. Questa reazione sta operando per mettere in scacco l'eredità del femminismo a tutti i livelli della vita delle donne occidentali.

Il femminismo ci ha offerto leggi contro la discriminazione sul lavoro basata sul genere; immediatamente si è sviluppata una giurisprudenza in Gran Bretagna e negli Stati Uniti che ha istituzionalizzato la discriminazione sul lavoro basata sull'aspetto delle donne.

La religione patriarcale è decaduta; sono sorti nuovi dogmi religiosi intorno all'età e al peso per soppiantare il rituale tradizionale, utilizzando alcune delle tecniche di alterazione della mente tipiche dei culti e delle sette più antiche.

Le femministe, ispirate da Friedan, ruppero la morsa sulla stampa popolare femminile degli inserzionisti di prodotti per la casa, che promuovevano la Mistica della femminilità; in un colpo solo, le industrie della dieta e della cura della pelle divennero i nuovi censori culturali dello spazio intellettuale delle donne e, a causa della loro pressione, la modella giovane e magra soppiantò la casalinga felice come arbitro della femminilità di successo.

La rivoluzione sessuale ha promosso la scoperta della sessualità femminile; la "pornografia della bellezza" — che per la prima volta nella storia delle donne collega artificialmente una "bellezza" mercificata alla sessualità in modo diretto ed esplicito — ha invaso il mainstream per minare il nuovo e vulnerabile senso di auto stima sessuale delle donne.

I diritti riproduttivi hanno dato alle donne occidentali il controllo sul proprio corpo; il peso delle modelle è crollato al 23% in meno rispetto a quello delle donne comuni, i disturbi alimentari sono aumentati in modo esponenziale ed è stata promossa una nevrosi di massa che ha usato il cibo e il peso per privare le donne di quel senso di controllo.

Le donne hanno insistito sulla politicizzazione della salute; le nuove tecnologie di chirurgia "estetica", invasive epotenzialmente mortali, si sono sviluppate rapidamente per riesercitare le vecchie forme di controllo medico sulle donne.

Donne che hanno lasciato un'impronta

Ogni generazione dagli anni Trenta dell'Ottocento ha dovuto combattere la sua versione del mito della bellezza. «È molto poco per me», diceva la suffragista Lucy Stone nel 1855, «avere il diritto di votare, di possedere delle proprietà e così via se non posso avere diritto assoluto sul mio corpo e sul suo uso».

Ottant'anni più tardi, dopo che le donne si erano conquistate il diritto di voto e si era sopita la prima ondata del movimento femminista, Virginia Woolf scrisse: «Ci vorranno sessant'anni prima che le donne possano dire la verità sul loro corpo».

Nel 1962 Betty Friedan citò una giovane donna intrappolata nella Mistica della femminilità: «Ultimamente, quando mi guardo allo specchio, ho molta paura di finire per assomigliare a mia madre». 

Otto anni dopo, annunciando la seconda sconvolgente ondata del femminismo, Germaine Greer avrebbe descritto così "lo Stereotipo": «Possiede tutto ciò che è bello, perfino il termine stesso di bellezza... è una bambola... sono stufa dei camuffamenti».

Le donne non ne sono al riparo, nonostante la grande rivoluzione della seconda ondata. Ora possiamo guardarci attorno, sopra le barricate in rovina: una rivoluzione ci è piombata addosso cambiando tutto lungo il suo cammino; da allora le bambine hanno avuto il tempo necessario per diventare donne, eppure c'è ancora un diritto non rivendicato e privo perfino di un nome.

Il mito della bellezza ha una storia da raccontare: la qualità chiamata "bellezza" esiste oggettivamente e universalmente. Le donne devono volerla incarnare, e gli uomini devono voler possedere le donne che la incarnano.

Questa forma di realizzazione è un imperativo per le donne e non per gli uomini, necessario e naturale perché biologico, sessuale ed evolutivo: gli uomini forti combattono per le belle donne, e le belle donne hanno più successo dal punto di vista della riproduzione.

La bellezza femminile deve essere messa in relazione con la fertilità, e questo sistema, essendo basato sulla selezione sessuale, è inevitabile e immutabile. Niente di tutto questo è vero.

Bellezza e potere

Il fatto di assegnare valore alle donne in una gerarchia verticale basata su criteri fisici imposti culturalmente, è espressione di rapporti di potere in cui le donne devono competere in maniera innaturale per appropriarsi di risorse di cui gli uomini si sono impadroniti.

La "bellezza" non è universale o immutabile, anche se gli occidentali pretendono che tutti gli ideali di bellezza femminile derivino dall'unica Donna Ideale Platonica: i Maori ammirano la vulva carnosa e i Padung il seno cascante.

E la "bellezza" non è neppure una funzione evolutiva: i suoi ideali cambiano a un ritmo molto più veloce dell'evoluzione, e lo stesso Charles Darwin non era pienamente convinto della sua spiegazione secondo cui la "bellezza" derivava da una «selezione sessuale» che si scostava dalle regole della selezione naturale.

La competizione delle donne con altre donne attraverso la "bellezza" è l'inverso di come la selezione naturale agisce su tutti gli altri mammiferi. L'antropologia ha dimostrato l'infondatezza del concetto per cui le donne dovrebbero essere "belle" per essere scelte per l'accoppiamento: Evelyr, Reed, Elaine Morgan e altre hanno liquidato le affermazioni sociobiologiche di una congenita poligamia maschile e di una enita monogamia femminile.

Inoltre il mito della bellezza non è stato sempre in questo modo. Sebbene la coppia formata da uomini ricchi più anziani con donne giovani e "belle" sia considerata in qualche modo inevitabile, nelle religioni matriarcali della Dea, che dominarono il Mediterraneo dal xxv millennio a.C. fino all'viii secolo a.C., la situazione era capovolta: «In ogni cultura la Dea ha avuto molti amanti. [...] Il modello è quello di una donna più anziana con un giovane attraente da usare: Ishtar e Tammuz, Venere e Adone, Cibele e Attis, Iside e Osiride [...]. La loro unica funzione è quella di mettersi al servizio del "grembo" divino».

Non sono sempre le donne a inseguire il mito della bellezza, e gli uomini non si limitano a stare a guardare: tra i Woodabe nigeriani, le donne detengono il potere economico e la tribù è ossessionata dalla bellezza maschile. Gli uomini Woodabe passano ore e ore insieme in complicate sedute di trucco, e partecipano, provocatoriamente dipinti e vestiti, con ancheggiamenti ed espressioni seducenti, a una gara di bellezza la cui giuria è costituita da donne.

Non vi sono giustificazioni leggittime, storiche o biologiche per il mito della bellezza; quello che produce sulle donne d'oggi non è altro che il risultato dell'esigenza da parte dell'attuale struttura del potere, dell'economia e della cultura di montare una controffensiva nei confronti delle donne.

Le radici del mito della bellezza

Se il mito della bellezza non si fonda sull'evoluzione, sul sesso, sul genere, sull'estetica o su Dio, su che cosa è basato?


Pretende di avere a che fare con l'intimità, il sesso e la vita, di essere una celebrazione delle donne. In realtà si fonda sul distacco emotivo, sulla politica, sulla finanza e sulla repressione sessuale. Il mito della bellezza non riguarda affatto le donne, ma gli uomini e il potere.


La competizione tra le donne fa parte del mito, affinché le donne siano divise.

La giovinezza e (fino a poco fa) la verginità sono state considerate "belle" nelle donne, perché hanno sempre significato ignoranza nel campo sessuale e in quello delle esperienze personali.

L'invecchiamento nelle donne è considerato "brutto", poiché le donne col tempo diventano più potenti, e perché i legami tra le generazioni femminili devono sempre essere infranti: le donne più anziane temono quelle giovani, le giovani temono le vecchie, e il mito della bellezza abbrevia per tutte la durata della vita.

La cosa più urgente è che l'identità delle donne deve presupporre la loro "bellezza", perché restino vulnerabili all'approvazione esterna e siano costrette a mettere allo scoperto quella caratteristica vitale e sensibile che è l'autostima

Il mito della bellezza non è stato altro che una delle tante finzioni sociali emergenti, camuffate da componenti naturali della sfera femminile per meglio rinchiudervi le donne stesse.

Come potrebbero agire le donne al di là del mito?

Chi lo può dire? Può darsi che lasceremo ingrassare e dimagrire il nostro corpo, godendoci quelle variazioni sul tema, ed eviteremo di soffrire perché quello che ci farà male incomincerà a sembrarci brutto.

Forse ci adorneremo con autentico piacere con la sensazione di strafare. Forse, se infliggeremo meno sofferenze al nostro corpo, questo ci sembrerà più bello.

Probabilmente ci dimenticheremo di provocare l'ammirazione da parte di estranei, e scopriremo che non ne sentiamo la mancanza; forse aspetteremo con ansia di vedere invecchiare il nostro viso, e non vedremo più il nostro corpo come una massa di imperfezioni, perché non c'è niente in noi che non sia prezioso.

Forse non vorremo più essere la donna del "dopo la cura".

Come incominciare?


Dobbiamo essere sfrontate e avide. Inseguire il piacere. Evitare il dolore. Indossare, toccare, mangiare e bere quello che ci fa piacere. Tollerare le scelte delle altre donne. Ricercare il sesso che vogliamo e combattere furiosamente contro quello che non vogliamo. Scegliere le nostre cause.


E quando avremo infranto e cambiato le regole in modo che non venga scosso il nostro senso della nostra bellezza, canteremo questa bellezza, la sventoleremo e ci crogioleremo in essa: secondo una politica sensuale, donna è bello.

Una definizione della bellezza che dimostra di amare la donna sostituisce la disperazione con il gioco, il narcisismo con l'amore di sé, lo smembramento con l'integrità, l'assenza conn la presenza, l'immobilità con l'animazione. La luce irradierà dal viso e dal corpo, e si potrà fare a meno del riflettore puntato.

Sarà una luminosità sessuale, varia e sorprendente. Saremo in grado di vederla negli altri senza spaventarci, e finalmente di vederla in noi stesse. Una generazione fa, Germaine Greer si chiedeva a proposito delle donne: «Che cosa faranno?». Quello che hanno fatto ha prodotto un quarto di secolo di rivoluzione sociale da cataclisma.

La prossima fase del nostro movimento in avanti come donne singole, come donne unite e come abitanti del nostro corpo e di questo pianeta, dipende da quello che decideremo di vedere quando ci guarderemo allo specchio.

Che cosa vedremo?

Approfondisci continuando a leggere il libro:


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