Il danno riconosciuto?
Pubblicato
3 anni fa
Leggi un estratto di "I Danneggiati da Vaccino" libro di Nadia Gatti
Molto semplice, benché scomodissimo da dire e da scrivere: noi siamo reali, noi esistiamo! Noi, danneggiati da vaccino, siamo, come molte volte ho detto anche alla presenza delle autorità, “fantasmi dello Stato e prigionieri del silenzio”.
Parlo con il plurale majestatis perché io stessa ho una figlia che a pochi mesi di vita ha manifestato quella che è stata poi diagnosticata come una poliomielite dovuta alla vaccinazione antipolio Sabin, quella che somministravano con le goccine direttamente nella bocca dei bambini, che conteneva il virus vivo attenuato, potenzialmente in grado di indurre la malattia. Ma questo all’epoca non me lo aveva detto nessuno e io, purtroppo, l’ho scoperto solo dopo, a spese mie e della mia bambina.
Quella tragica conseguenza di un atto che tanti genitori affrontano inconsapevolmente ha cambiato per sempre la mia vita e la vita di tutta la mia famiglia, quattro figli e un marito.
Vogliamo dirlo? Sì, mi ha anche reso la combattente che sono oggi e che sono ormai dal 1998, quando, per aiutare tanti altri genitori come me, ho deciso di costituire il Condav, Coordinamento nazionale danneggiati da vaccino, di cui sono presidente.
Da allora, ho affrontato e visto con i miei occhi situazioni sconcertanti, ho conosciuto persone colpite irrimediabilmente dalle conseguenze invalidanti delle vaccinazioni e che le istituzioni avevano abbandonato a se stesse, senza informazioni, senza sostegno, senza aiuto, senza giustizia e senza indennizzi.
Sì, perché se si genera un danno, e lo si fa legittimando la campagna vaccinale nel nome dell’interesse della comunità, bisogna però anche essere giusti e trasparenti, informando, indennizzando e sostenendo prontamente chi paga il prezzo individuale più alto in nome di quello che viene definito “bene collettivo”. E invece no, non è così.
Stai leggendo un estratto da:
Tante storie “uniche e diverse”
L’idea di scrivere questo libro mi è venuta alcuni anni fa, dopo aver conosciuto altre mamme, altri bambini, altre famiglie, che convivevano con la stessa malattia “sconosciuta” che a soli 3 mesi di vita, ha colpito mia figlia, il danno da vaccino.
Ogni persona che incontravo aveva tantissime cose da raccontare. Storie all’apparenza uguali, invece, sempre “uniche e diverse”. Così è nata in me la voglia di far sapere, di far conoscere storie vere, vite vissute, emozioni. Benché amare e tragiche.
Ho concepito questo mio scritto come un libro che parlasse di danni da vaccino non in termini scientifici, ma lasciando spazio ai sentimenti che si agitano nell’animo di chiunque si trovi ad affrontare, senza preparazione alcuna, un’avventura “ai confini della realtà”. E fornendo naturalmente un quadro complessivo dei dati e del contesto legislativo e giuridico in cui ci troviamo a muoverci (tutt’altro che agevolmente).
Il danno da vaccino non è solo una lesione grave, gravissima, e alcune volte letale, che si verifica qualche giorno, settimana o mese dopo la somministrazione vaccinale; è di più, molto di più!
È qualcosa che ti sconvolge la vita, che ti cambia dentro, che rimuove ogni tua certezza per lasciar posto solo al caos. È qualcosa che ti fa sentire come un naufrago in balia del mare in tempesta.
Una verità diversa e scomoda
È troppo difficile e scomodo per i medici diagnosticare qualcosa che è in contrasto con le teorie della medicina “ufficiale”. Infatti, essendo “il vaccino indispensabile per la prevenzione”, è impossibile, secondo il messaggio del mainstream e dell’establishment, che possa provocare danni, né tantomeno causare la malattia contro cui ci si vaccina.
Ma, purtroppo, la verità è diversa e scomoda; sicuramente difficile da riconoscere, ma non per questo meno vera.
Se la classe medica può accettare che esistano gli effetti collaterali dei farmaci, come può negare che esistano i danni causati dai vaccini? Se il vaccino è un farmaco, come tale può avere effetti avversi importanti e, in alcuni casi, può provocare la morte. È forse possibile ammettere che si possa negare questa evidenza?
Leggendo alcune delle storie che troverete nella seconda parte del libro scoprirete che l’evidenza è stata e viene costantemente rifiutata e che, in alcuni casi si è veramente tentato “l’impossibile” per cercare di rendere giustizia ai danneggiati e per fare in modo questa verità così scomoda venisse riconosciuta.
Il danno viene sistematicamente negato, le persone scoraggiate, disinformate, la loro attenzione viene distolta, vengono fatte sentire incapaci e troppo ignoranti per potersi permettere domande e dubbi, men che meno in diritto di esigere risposte e compensazione.
Tutto questo perché non si vuole permettere che venga allo scoperto anche l’altra faccia della medaglia, e cioè che laddove esiste un atto medico, qualunque esso sia, anche le vaccinazioni, ci può essere un possibile danno, che come tale dovrebbe essere ammesso.
Conseguentemente, chi subisce un effetto avverso a vaccino dovrebbe vedersi riconosciuto il “diritto di esistere” e ottenere tutto il sostegno e l’aiuto possibile.
L’altra faccia della medaglia
Se vi chiedete il perché di tutto ciò, posso proporvi la mia riflessione, maturata in anni di impegno “in trincea”, tra carte, documenti, confronti accesi, tribunali e amarezza: la pratica della vaccinazione è assurta a modello fideistico di “prevenzione”, di “antidoto a tutti i mali”, di strumento intoccabile e indiscutibile che deve essere accettato con un religioso sentimento di adesione assoluta, senza riserve.
Ma così facendo si snatura questo atto medico (perché tale resta), cancellando forzatamente tutti i possibili effetti, non solo positivi, che può avere, rifiutando di riconoscerli e di ammetterne l’esistenza, in modo che resti “illibato”.
Di conseguenza, chi incarna il danno, chi personifica questo effetto negativo, chi è lì a testimoniare che, appunto, esiste anche l’altra faccia della medaglia, va marginalizzato, smentito, umiliato, ne va negata l’esistenza.
Eppure, noi ci siamo, siamo qui, con i nostri figli, le nostri mogli, i nostri mariti, i nostri fratelli, le nostre sorelle; alcuni, per la verità, solo nel nostro ricordo, perché oltre al danno invalidante post-vaccinale, ci sono anche i decessi da tenere in considerazione. Ed è proprio per rimarcare la nostra esistenza che abbiamo fissato nel 29 ottobre di ogni anno, quella che per noi è la Giornata nazionale dedicata al Ricordo di coloro che hanno sacrificato la loro vita per “tutelare la collettività”.
Infatti, non va dimenticato, che queste “vittime” sono state, o sono, nella maggior parte dei casi bambini, le cui famiglie sono state tenute all’oscuro del rischio reale in cui i loro cari sarebbero incorsi. Sono cittadini, ai quali il diritto ad avere una vita normale è stato negato per tutelare il bene supremo della salute...
Per continuare a leggere, acquista il libro