Il cibo sintetico e “Non è la Rai”
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2 anni fa
Cosa hanno in comune gli abiti sintetici, il cibo sintetico e la trasmissione televisiva cult degli anni Novanta "Non è la Rai"? Ce lo spiega Arianna Porcelli Safonov
Mi domando perché tutta questa polemica sul cibo sintetico quando sono anni che ci vestiamo sintetici; anche se ultimamente è scoppiata la moda del cotone organico, come se bisognasse specificare che il cotone è organico altrimenti si confonde col poliestere, il nylon, l’elastan e gli altri tessuti bellissimi alla vista e al tatto ma con due notevoli controindicazioni che, ad esempio, la carne sintetica potrebbe non avere: uno, per produrre un tessuto sintetico si usa petrolio a mazzi e due, il tessuto sintetico fa puzzare le ascelle come nessun ormone della crescita sia in grado di fare.
A proposito di ormoni: quand’ero ragazzina spopolava un programma leggendario, “Non è la Rai”, così vi fate anche due conti sulla mia età.
A quell’epoca la marca Onyx vestiva tutte le ragazze del programma e di conseguenza, noi dodicenni problematiche, ne andavamo pazze e indossavamo roba oltre il ridicolo: tute zebrate, top con sette metri di voulant che le ballerine di flamenco, a confronto, erano sobrie segretarie d’azienda oppure leggings fiorati che, a quel tempo, si chiamavano fuseaux ed era bello, quando le cose si chiamavano con nomi meno vanitosi: era un tempo puro, in cui sapevamo di inquinare il pianeta ma eravamo felici.
Ora invece ci sentiamo persone schifose perché inquiniamo quindi prendiamo il suv, bruciamo quintali di gasolio per andare dallo psicologo, a smorzare i danni creati dal senso di colpa.
Si stava meglio ai tempi in cui si inquinava e si saltellava sulla distruzione o si sta meglio ora, a contorcersi le budella mentre si prosegue ad inquinare?!
Si stava meglio ai tempi in cui Ambra Angiolini recitava sapendo di essere divertente o si sta meglio oggi con un’Ambra Angiolini più consapevole ma che comunque si ostina a recitare?
Non riesco a fare questo tipo di confronti, però so che oggi mangio molto meglio, rispetto al periodo in cui vestivo Onyx, e siamo in tanti a scegliere bene cosa mangiare, a far più attenzione perché abbiamo scoperto di avere seimila intolleranze alimentari, forse perché ai tempi del mio programma preferito, ci avvelenavano con porcate industriali, vendute col termine di “aromi naturali”, ma noi, a quell’epoca, ve l’ho detto, eravamo felici e non capivamo.
Oggi, invece, siamo tristi ma mangiamo con più cura perché siamo più colti, perlomeno in campo nutrizionale, visto che consideriamo la nostra una vita di qualità, solo quando un nutrizionista ce la tiene in piedi con diete costosissime.
Purtroppo però, se il nutrizionista ci prescrive papaya, non stiamo tanto a pensare a quanto il trasporto di quel frutto esotico inquini il pianeta perché siamo colti ma, appunto, solo in campo nutrizionale: dal punto di vista agricolo siamo ignoranti come secchi di letame.
Altrimenti sapremmo che la carne sintetica è un’invenzione miracolosa.
Ad aggravare la faccenda, c’è anche il fatto che possiamo permetterci di essere attenti a ciò che mangiamo perché siamo ricchi, perlomeno rispetto a tante altre persone, sparse nel mondo che mangiano grani transgenici.
Noi occidentali ricchi, ossessionati dal cibo sano e rurale possiamo permetterci grani antichi che costano tanto perché costa tanto produrne. Costano tanto, come la t-shirt bianca disegnata e prodotta artigianalmente anziché dai ragazzini indiani che lavorano per Anna e Maurizio, per capirci.
Il punto quindi non è tanto discutere se sia meglio il cibo naturale o quello sintetico perché non esiste discussione, visto che la carne sintetica si produce a partire da una cellula e la cellula è naturale; il punto è capire perché il cibo di qualità non sia accessibile a tutti. Non si tratta di chiederci perché vogliano per forza farci mangiare grilli, quanto piuttosto perché gli agricoltori paghino enti che certifichino la qualità dei loro prodotti: come se io pagassi un vigile urbano per aumentarmi i punti sulla patente!
Poi, se volessimo proprio discutere sul cibo sintetico, sulla carne ad esempio, la questione è seccante perché si dovrebbe ammettere che il vantaggio è semplice quanto incredibile: da una sola cellula si possono ottenere diecimila chili di carne, in poche settimane e senza uccidere animali e così crollerebbe l’industria degli allevamenti e questo basterebbe a spiegare perché lo stop alla carne sintetica sia stata una delle norme varate dal consiglio dei ministri, da pochissimi giorni.
I ministri dell’Agricoltura, Lollobrigida, e della sanità, Schillaci, hanno spiegato che il governo vieta produzione e vendita di cibi sintetici e che la violazione di questa legge comporterà multe fino a sessantamila euro e l’applicazione di alcune sanzioni amministrative, tipo il divieto di accesso a contributi e finanziamenti perché l’Italia deve rimanere regina dei prosciutti, anche se i maiali arrivano dall’Europa dell’Est.
Così, penso sia meglio non discuterne e tornare ad occuparci di faccende che davvero ci competono come consumatori come, che so, il motivo per cui a nessuno venga in mente di fare una nuova serie di “Non è la Rai”, ad esempio.