I centri di energia
Pubblicato
4 anni fa
Leggi un estratto da "Il Grande Libro dei Cinque Tibetani" di Jean-Louis Abrassart
Nella sua opera, Peter Kelder ricorda attraverso le parole del colonnello Bradford l'importanza dei centri energetici del corpo che egli chiama "vortici".
Ne conta sette, ma non li colloca lungo l'asse del corpo, differentemente dagli autori successivi che li hanno associati ai sette chakra ampiamente divulgati dalla tradizione indiana.
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Quale sistema usiamo?
Nella tradizione tibetana i chakra, termine che in sanscrito significa ruota, e i canali di energia, nadi in sanscrito, fanno parte dell'insegnamento esoterico trasmesso oralmente.
Per questo motivo, il concetto tibetano di corpo energetico e quello di chakra restano ampiamente sconosciuti. Per rispetto nei confronti di questo insegnamento mi riferirò alle nozioni già presentate nelle opere precedenti.
Ogni sistema di riferimento ha la propria coerenza fondata sull'esperienza dei praticanti, soprattutto per quanto riguarda il corpo sottile che non è scientificamente verificabile.
Il sistema tibetano dei chakra differisce in alcuni punti da quello dello yoga indiano, senza che l'uno o l'altro possano a mio avviso vantarsi di possedere la verità. Anche la concezione cinese taoista dei centri di energia non coincide con queste visioni.
Un ricercatore che soggiorna in un paese per studiarne l'economia non utilizzerà la medesima cartina né le stesse informazioni rispetto a un turista che sta visitando quello stesso paese per scoprirne i monumenti. Tutto dipende dall'obiettivo cui si è mirato. Io stesso utilizzo un sistema di riferimento o un altro a seconda degli esercizi che pratico.
Il corpo energetico
Al corpo fisico si sovrappone un corpo sottile di natura energetica, il cui irradiamento si manifesta attraverso ciò che viene comunemente detto aura.
Al centro di questo corpo, l'energia scorre principalmente in un canale centrale o canale della vita (sushumna in sanscrito), e in due canali laterali (ida epingala in sanscrito). Lungo quest'asse centrale si distribuiscono centri preferenziali di energia: a seconda degli esercizi e delle meditazioni, i tibetani si riferiscono a cinque, sei o sette chakra, a cui vengono associati colori differenti. Il riferimento a cinque chakra principali è quello più ricorrente per gli esercizi fisici.
I chakra sono la controparte nel corpo energetico delle ghiandole endocrine.
In questo sistema a cinque chakra, il primo si localizza alla base della colonna vertebrale (le gonadi), il secondo nell'addome (surrenali), il terzo a livello del cuore (timo), il quarto nella gola (tiroide) e il quinto al centro della testa (ipofisi, ipotalamo ed epifisi).
Da questi chakra derivano a mo' di raggi di una ruota le nadi che diffondono energia in tutto il corpo.
Chakra secondari sono situati all'altezza delle articolazioni degli arti, tre nelle braccia (spalle, gomiti, polsi) e tre nelle gambe (anche, ginocchia e caviglie).
La funzione dei chakra
Nell'insegnamento del Bardo, il "Libro tibetano dei morti", i cinque centri energetici presenti nell'asse centrale del corpo sono messi in relazione con i cinque elementi orientali - terra, acqua, fuoco, aria e spazio o etere - con i colori, e con i cinque Dhyani Buddha simbolizzanti specifiche qualità.
Queste corrispondenze mostrano come ogni chakra e ogni elemento sia in contatto con differenti emozioni e differenti modalità d'essere.
Ai chakra si sovrappongono cinque forme di energia vitale, loung in tibetano, prana in sanscrito:
- Nel cuore, il "prana che sostiene la vita" che mantiene e preserva la vitalità della persona. È il più importante poiché la sua scomparsa significa la morte. La sua deficienza si traduce in sfinimento e depressione.
- In gola, il "prana ascendente" che attiva i sensi. Ci permette di vedere, intendere, sentire, gustare e toccare, ma anche di parlare. È in relazione con il cervello e il sistema nervoso. Quando si indebolisce, la persona diventa facilmente confusa e instabile con difficoltà di memoria.
- A livello dell'ombelico, il "prana che rimane uguale" che assicura il metabolismo del corpo, in particolare la digestione degli alimenti e il mantenimento della temperatura dell'organismo. Il suo deficit conduce a sonnolenza, inquietudine e mancanza di volontà.
- Alla base del corpo, il "prana discendente" in relazione con i processi di eliminazione e l'attività sessuale. Quando decresce, si verifica una diminuzione del desiderio sessuale e un'accumulo di sentimenti negativi.
- In testa, il "prana che impregna ogni cosa" che si propaga in tutto il corpo per permettere l'attività muscolare (muoversi, camminare, agire...) e la relazione con gli altri. La sua diminuzione rende la persona apatica e chiusa in se stessa.
La particolarità degli esercizi tibetani è quella di galvanizzare le energie vitali sottili del corpo e stimolare i chakra. Quest'azione spiega i loro effetti stupefacenti sulla longevità, ma anche sull'umore e sul modo di essere.
Agendo sul corpo energetico, questi esercizi riducono le emozioni perturbanti e mobilitano le qualità positive. Essi trasformano l'atmosfera della propria esistenza.