Hikikomori: cos'è e come si riconosce
Pubblicato
2 anni fa
Daniela Marletta
Osteopata, chinesiologa pediatrica e educatrice
L’Hikikomori è un fenomeno che è stato riconosciuto inizialmente in Giappone intorno agli anni Ottanta, si è diffuso successivamente negli Stati Uniti e in Europa, ed è considerato uno dei problemi più diffusi tra i giovani, con particolari criteri di riconoscimento e classificazione:
- non è una sindrome;
- è definita come ritiro completo dalla società;
- è caratterizzato dal totale rifiuto scolastico e/o lavorativo;
- al momento dell’insorgenza non vengono diagnosticate patologie psichiatriche rilevanti;
- tra i soggetti con ritiro o perdita di interesse per la scuola o il lavoro sono esclusi coloro che continuano a mantenere relazioni sociali per un periodo continuativo superiore ai 6 mesi.
Come si comporta l’hikikomori
L’adolescente con queste caratteristiche tenderà a isolarsi volontariamente dalla società, confinandosi nella propria abitazione e rifiutandosi di uscire, in particolare dalla sua camera, evitando fisicamente la realtà sociale, senza nessun contatto con il mondo esterno.
Alcuni tratti caratteristici estremi li rendono distinguibili dal tipico e fisiologico comportamento adolescenziale, come ad esempio tratti ossessivo-compulsivi riguardo l’igiene e la richiesta di comunicazione dal mondo esterno.
Il loro ritmo sonno-veglia è spesso invertito, con un ritmo circadiano che li porta ad essere attivi prevalentemente la notte e con particolare interesse a stringere e intrattenere rapporti e relazioni sociali virtuali con coetanei e appassionati del mondo di internet o ad esempio dei giochi di ruolo (paradosso rispetto all’evitamento sociale di persona).
Le ultime stime parlano di 100 mila casi italiani di Hikikomori, un esercito di reclusi che chiede aiuto. Un numero che è destinato ad aumentare se non si riuscirà a dare al fenomeno una precisa collocazione clinica e sociale.
Questa condizione oggi riguarda principalmente giovani tra i 14 e i 30 anni e di sesso maschile e femminile.
Ipotetiche cause principali
Ci sono diverse possibili cause che possono scatenare l’insorgenza di questo fenomeno, che comunque, in generale, si sviluppa gradualmente e con diversi livelli; tendenzialmente c’è una predisposizione di temperamento, ma è importante non generalizzare, per questo si possono osservare alcune caratteristiche spesso diffuse come:
- caratteriali: gli hikikomori sono ragazzi spesso intelligenti, ma anche particolarmente introversi e sensibili. Questo temperamento contribuisce alla loro difficoltà nell’instaurare relazioni soddisfacenti e durature, così come nell’affrontare con efficacia le inevitabili difficoltà e delusioni che la vita riserva;
- familiari: l’assenza emotiva di uno o entrambi i genitori o l’eccessivo attaccamento con la madre, conflitti frequenti con i familiari sono indicate come possibili cause. I genitori faticano a relazionarsi con il figlio, il quale spesso rifiuta qualsiasi tipo di aiuto, ma la mancanza di dialogo e di un rapporto favorisce questo fenomeno di isolamento;
- scolastiche: il rifiuto della scuola è uno dei primi campanelli d’allarme dell’hikikomori. L’ambiente scolastico viene vissuto in modo particolarmente negativo e molte volte dietro l’isolamento si nasconde una storia di bullismo o rapporto conflittuale con l’istituzione scolastica;
- sociali: gli hikikomori hanno una visione molto negativa della società e soffrono particolarmente le pressioni di realizzazione sociale dalle quali cercano in tutti i modi di fuggire, evitando di assumersi responsabilità e presa di decisioni.
Queste situazioni favoriscono il prediligere la realtà virtuale come unico contatto con il mondo esterno per rifuggire dal confronto diretto, dalla comunicazione in presenza e dalla realtà quotidiana della vita ‘normale’. Per questo questi ragazzi crescono maggiormente demotivati a cercare la propria strada per il futuro, scoprire e coltivare i loro talenti e tuffarsi con entusiasmo nella vita.
Le pressioni e le aspettative da parte della società e di conseguenza dai genitori possono favorire nei ragazzi più sensibili questo comportamento e portare a consolidare l’isolamento e in alcuni casi, ovviamente non tutti, si può arrivare a questo fenomeno.
Ruolo del web e delle tecnologie digitali
E’ importante precisare che dagli studi effettuati la tendenza a rifugiarsi nel web è una conseguenza della manifestazione dell’hikikomoro, non una causa.
Infatti l’adolescente di questi anni di grande spinta dell’era digitale è portato più facilmente a utilizzare il web come principale mezzo di contatto con il mondo esterno, visto il disagio con le relazioni, le radici esistenziali e la socialità.
Il mondo di internet ha sicuramente aiutato a diffondere il fatto che isolandosi dal mondo reale il ragazzo può avere a disposizione tutto un mondo parallelo dietro uno schermo, compresa la possibilità di stabilire vere e proprie relazioni virtuali. L'hikikomori trova compensazione nella realtà virtuale mentre vengono invece interrotti i rapporti reali, come quelli fra amici, compagni di scuola o di sport.
Il web ha il ruolo di collegamento con il mondo e le regole che il ragazzo rifiuta, ma nello stesso tempo nega il problema, rendendo necessario un controllo per non sfociare nella dipendenza da digitale, ma - attenzione 1 - è bene precisare che l’utilizzo di internet, videogiochi o i social non sono a priori pericolosi ne favorenti l’insorgenza del fenomeno Hikikomori.
A questo proposito credo che il ruolo della famiglia e dei professionisti che possono interfacciarsi con il ragazzo e aiutarlo in questa delicata fase della sua vita, possano porre l’accento sull’educare all’utilizzo sensato delle nuove tecnologie, e non a demonizzarle e privarle completamente.
Collaborazione e sostegno familiare
In casi come questi è assolutamente necessario l’aiuto di professionisti che sappiano guidare la famiglia e sostenerla nell’osservazione, nel dialogo e nei provvedimenti necessari per aiutare l’adolescente ad affrontare questo periodo con gli strumenti corretti.
E' fondamentale non considerare questo fenomeno una malattia, non denigrare e giudicare il ragazzo, non infierire sul suo stato d’animo.
Piuttosto, con l’aiuto di un’equipe di specialisti come medici, psicologi, educatori e insegnanti si potrà seguire l’andamento del fenomeno sostenendo e indirizzando anche i genitori e il resto della famiglia a comportarsi in modo costruttivo e senza giudicare l’adolescente, ma aiutando tutti, invece, a lavorare in squadra e risolvere al meglio le criticità che si presentano durante questa fase della vita di un adolescente.
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