Grani antichi: quando l’innovazione incontra la tradizione
Pubblicato
4 anni fa
Oggi è possibile rinnovarsi tornando a coltivare grani antichi, famosi per le loro proprietà nutritive, abbandonati in passato a causa dell’agricoltura convenzionale.
Molto spesso si parla di biodiversità, ma come si traduce nella realtà? Un esempio concreto è la reintroduzione in coltivazione di grani antichi, ovvero di quelle specie ancestrali di frumenti coltivate prima dell’avvento della chimica di sintesi in agricoltura.
Oggi è importante recuperarli per tre motivi: grazie alla loro resilienza naturale si adattano anche ai climi più ostici, aumentano la caratterizzazione della produzione e valorizzano la biodiversità, evitando quindi l’erosione genetica delle specie colturali.
Ecco quindi Graziella Ra, Senatore Cappelli e Farro Triticum Dicoccum, grani che raccontano la biodiversità nel gusto, nei profumi, nel colore.
Oggi sono molte le varietà dei grani antichi rimesse in coltivazione. Tanto per citarne alcune, è possibile parlare di Graziella Ra, Senatore Cappelli e Farro Triticum Dicoccum. Noi nelle Marche abbiamo selezionato una linea pura, fiore all’occhiello della nostra Cooperativa Girolomoni situata presso Isola del Piano (Pu): consiste infatti nella linea pura di grano Khorasan, arrivata fino a noi grazie a vicissitudini particolari. Il suo nome è formato dal nome della figlia di colui che riportò in Italia queste sementi dall’Egitto, e dalla parola ‘Ra’, che nella lingua egizia significava ‘Sole’.
Particolare inoltre la rinascita del Grano Senatore Cappelli, che deve il suo nome al marchese abruzzese Raffaele Cappelli, promotore della riforma agraria, per volontà del genetista Nazzareno Strampelli: la produzione di questo grano, che può raggiungere i 180 centimetri d’altezza, era stata scoraggiata per via della sua tendenza all’allettamento. Rimetterlo oggi in coltivazione significa quindi affrontare una grande sfida, ampiamente ripagata dalle proprietà del grano. Anche il Farro Triticum Dicoccum, presente in coltura fin dall’età del bronzo, è andato scomparendo con l’agricoltura convenzionale, per essere infine rivalorizzato grazie alla sua rusticità, adattandosi quindi alle modeste esigenze di fertilità dei terreni ed alla resistenza al freddo. Anche in questo caso è mediamente basso il contenuto glutinico e buono quello di sali minerali, vitamine e proteine polifunzionali. Nella versione integrale è elevato l’apporto di fibre.
L’elemento che accumuna la pasta prodotta con i grani antichi, quindi, è un indice glutinico più basso rispetto ai grani tradizionali ed una diversa composizione proteica. I grani antichi recuperati dall’agricoltura biologica non fanno bene solo all’organismo all’interno di una dieta ben bilanciata, ma anche al territorio, perché reintrodurre queste varietà significa dare nuovo impulso alla cultura contadina, valorizzando il territorio e tutto il suo ecosistema bio.