Estratto dal libro “Vaccini sì o no”
Pubblicato
9 anni fa
Leggi un’anteprima del libro “Vaccini sì o no”
Che cosa sono i vaccini
Il vaccino è un prodotto farmaceutico di origine biologica fatto per mimare l’azione dell’agente che provoca la malattia contro cui si mira ed è costituito spesso da forme in qualche modo attenuate di un microrganismo, cioè rese molto meno capaci d’innescare la patologia in forma clinica, o in forme uccise. Oppure è un prodotto che contiene le tossine3 di quell’agente o le proteine4 che ne rivestono la superficie. In genere il batterio o il virus in questione sono fatti passare attraverso tessuti animali per attenuarne il potere d’indurre realmente la malattia. Per esempio, il virus della poliomielite passa attraverso colture di cellule prelevate dal cercopiteco verde; il vaccino trivalente contro morbillo, parotite e rosolia si prepara su embrioni di pollo e quello antirosolia passa attraverso tessuti di feto umano abortito.
L’introduzione del vaccino nell’organismo induce il sistema immunitario, la complessa rete di sostanze chimiche e cellule che difendono l’organismo da aggressioni chimiche e batteriche (tra le altre aggressioni), a riconoscere ciò che è stato immesso in forma non capace d’innescare clinicamente la malattia come una minaccia. Grazie a questo si può dispiegare la difesa che la vaccinazione ha fatto in modo che si creasse e che viene tenuta in una sorta di riserva fino a che non sopravviene l’attacco dei patogeni. Insomma, se ci si vaccina contro una malattia, l’organismo fabbrica i cosiddetti anticorpi, cioè proteine (glicoproteine) specializzate per opporsi in maniera specifica a batteri, a virus, a tossine o a grosse molecole estranee, in quel caso attive contro quella determinata malattia.
Se è vero che i vaccini da patogeno attenuato o inattivato costituiscono la maggior parte di quei farmaci, di varietà oltre a quelle ne esistono diverse: da antigeni purificati, da antigeni ricombinanti e peptidi sintetici, da virus vivi o vaccini a DNA, da miscele e coniugati. Per quello che è lo scopo di questo libro, comunque, questo punto strettamente tecnico e tecnicamente fondamentale non ha importanza.
I vaccini possono essere profilattici, cioè progettati per opporsi all’instaurarsi di una determinata malattia come il vaiolo, il morbillo, il tetano, la varicella e altre, oppure essere terapeutico, cioè curativo. A questo secondo gruppo appartengono i vaccini sperimentali anti-cancro.
Oggi esistono vaccini studiati per difenderci da un numero già alto e sempre crescente di malattie infettive contagiose e malattie come il tetano e l’epatite B, quella da sangue, che, a rigor di termini, sono malattie non contagiose e che, quindi, per loro natura non possono dare luogo ad epidemie.
Ciò che i vaccini si propongono è di rendere il soggetto singolo immune nei riguardi della malattia particolare ottenendo così l’effetto sociale di conseguire la cosiddetta immunità di gregge. Il che significa che, se una larga parte della popolazione è immunizzata, anche chi eventualmente non lo fosse avrebbe ben poche probabilità di venire infettato, non circolando più, o quasi più, il patogeno, cioè l’agente che induce malattia.