Esiste la perfezione nel campo della sostenibilità?
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4 anni fa
Leggi l'introduzione del libro "(im)perfetto Sostenibile" di Camilla Mendini (Carotilla) per scoprire l'importanza dei gesti quotidiani nella sostenibilità
C’è qualcuno al mondo che acquista solo prodotti privi di imballaggi e abiti di seconda mano, non utilizza mezzi inquinanti come aerei e automobili, mette in tavola esclusivamente prodotti di stagione e locali, produce energia per la casa dove abita attraverso i pannelli solari, non mangia derivati animali eccetera eccetera? Magari sì.
Quando ho iniziato a pensare a questo libro, però, ho cercato di allontanarmi il più possibile dall’idea di rincorrere la perfezione; il mio desiderio era che il tema della sostenibilità raggiungesse chiunque e che arrivasse ai lettori un messaggio molto semplice:
chi prova a cambiare anche solo un’abitudine, a fare un gesto diverso dal solito, a riflettere su un acquisto dà inizio a un percorso significativo, per sé e per il pianeta che ci ospita.
Attenzione, però, perché non bisogna nemmeno nascondersi dietro la parola “imperfetto”; se ci arrendessimo in partenza, dicendoci che il nostro gesto di acquistare o meno una T-shirt prodotta in maniera etica e sostenibile non può certo salvare il pianeta, rimarremmo immobili a guardare il mondo che non cambia. Invece dobbiamo agire e comprendere il nostro potere e il nostro potenziale, dando valore all’impegno quotidiano con azioni semplici ma significative, come un’onda potente che stimola chi ci sta intorno a fare lo stesso e che induce al confronto.
Cosa possiamo fare?
Cominciamo con il riempire una borraccia prima di uscire di casa e portarla con noi, invece di acquistare un paio di bottigliette di plastica al bar ogni giorno. Ci piace indossare il rossetto? Benissimo, proviamo a non comprarne uno nuovo ogni settimana e investiamo in un prodotto di qualità, che abbia un packaging non di plastica e sia di una tonalità che indossiamo spesso. E se metterci ai fornelli è la nostra passione, invece di acquistare le erbe aromatiche nelle vaschette di plastica al supermercato proviamo a coltivarle sul davanzale. Niente di troppo complicato, vero?
Il gesto del singolo è parte di una battaglia e anche una decisione politica, nel suo piccolo; eppure più di ogni cosa servirebbe soprattutto un’azione dell’intera classe politica che prenda una posizione forte e decida di agire, a livello globale e in maniera attiva, per arginare il cambiamento climatico e rendere il mondo più equo; sono le decisioni politiche ad avere un ruolo enorme nel ridurre l’inquinamento, le disuguaglianze e gli sprechi: fare la doccia in meno di cinque minuti è sicuramente un gesto sostenibile importante, ma in primo luogo dobbiamo impegnarci per chiedere che il quaranta percento dell’acqua potabile immessa nelle tubature italiane non venga sprecata a causa delle perdite strutturali del sistema.
Diventare perfettamente sostenibili, per quanto in teoria sia l’ideale, non è secondo me ciò a cui dobbiamo puntare:
un esercito di imperfetti sostenibili è più forte di un gruppo ristretto di persone che sono sostenibili “in tutto e per tutto”
Vorrei che queste pagine diventassero uno strumento utile per comprendere che l’impegno verso la sostenibilità è fatto di aggiustamenti graduali, di tentativi, di scelte personali, di tante piccole azioni che ripetute ogni giorno – e condivise – fanno la differenza. Ed è meglio invece tenere lontana la frustrazione di chi si fa prendere dai sensi di colpa ricercando come obiettivo una perfezione che non esiste.
Sono sicura che ciascuno di voi scoprirà che c’è un ambito in cui è più elastico, in cui gli viene più facile adottare certi comportamenti senza alcuno sforzo, perché anche in questo caso la nostra diversità si trasforma in una ricchezza: io per esempio non ho mai avuto difficoltà a rinunciare ad acquistare abiti da aziende di fast fashion, perché dopo aver scoperto cosa c’era alle spalle di quel tipo di produzione dentro di me è scattato qualcosa, non potevo più tornare indietro. Ma è anche vero che provengo da una famiglia che fin da piccola mi ha introdotto al mondo dell’artigianato, del cucito e all’arte del riparare le cose prima di gettarle; quindi per me è stato semplice cominciare da ciò che conoscevo già.
Dal 2016, ovvero da quando ho cominciato a parlare su YouTube di moda sostenibile, è iniziato per me un percorso che, naturalmente ma anche senza fretta, mi ha portata a cercare di informarmi in tanti altri ambiti, perché desideravo (e desidero tuttora) capire cosa avrei potuto cambiare per avere un’impronta più leggera.
Ma se è bastato un clic per convincermi a evitare di mettere piede nelle catene che vendono T-shirt a 4,99 €, mi sono serviti sei anni per riuscire a passare da una dieta pescetariana a una vegetariana; il mio suggerimento quindi non può che essere: prendetevi tempo. Indagate, riflettete, scegliete la strada migliore per voi in quel momento, in quel determinato contesto: ogni passo vi porterà più consapevolezza, ogni gesto motiverà il successivo.
È proprio per questo motivo che nelle pagine che seguono ho voluto uscire dalla mia comfort zone e introdurvi diverse tematiche anche lontane dalla moda; spero che troverete informazioni nuove che vi ispireranno al cambiamento e al confronto.
Non è mai troppo tardi per iniziare a informarsi, anche se alcune abitudini sono difficili da sradicare, anche se il tempo e le energie che dovremmo investire nella ricerca non sono pochi, dato che siamo sempre di più circondati da brand che vogliono venderci qualcosa facendoci credere che si tratta di un prodotto green o illudendoci con facili promesse.
Come vi dicevo, è stata la mia passione per la moda sostenibile a spingermi a condividere online ciò che scoprivo: volevo che venissero alla luce certe dinamiche e che più persone possibile conoscessero le alternative a guardaroba saturi di abiti a poco prezzo, di qualità scadente e dannosi per l’ambiente e per i lavoratori coinvolti nella produzione. Poi questo bisogno si è evoluto e si è trasformato in una parte del mio lavoro, e a quel punto ho capito davvero che la spinta verso il rispetto della Terra poteva diventare un’occasione per tanti di sviluppare in futuro nuovi mestieri: non distruggere ciò che abbiamo – e ciò che ci permette di vivere qui – diventerà necessariamente la priorità delle nuove generazioni, e mi auguro che sapranno farlo meglio di noi.
Spero che questo libro possa essere d’aiuto proprio a tutti, a chi è scettico (e magari pensa che per vivere in maniera sostenibile si debba essere ricchi e avere molto tempo libero) e a chi già ha fatto i primi passi verso il cambiamento.
Scoprirete che la sostenibilità è accessibile, inclusiva, non deve pesare come un’imposizione ma essere un timone che conduce in una direzione, permettendoci di guardare ancora più lontano e in maniera ancora più nitida.
Buon viaggio,
Camilla