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Donna che vai, coppetta che trovi

Pubblicato 4 anni fa

Leggi un estratto dal libro "Io e la mia Coppetta Mestruale" di Laura Brugnoli

“Dai Vale, vieni che ci facciamo un bel tuffo!” grido sguazzando in questo mare da sogno.

“Stronza”

Come darle torto?

Da quando uso la coppetta mi pervade un malsano senso di superiorità.

Stai leggendo un estratto dal libro:

Sono al mio primo ciclo coppettizzato e già salgo in cattedra.

Che troglodite quelle povere inconsapevoli donne che si fanno ancora schiavizzare dall’assorbente.

Prendi la Vale. Confinata sotto l’ombrellone con il biКini nero di rigore e annesso pareo (motivo floreale e sfondo nero, ovviamente gliel’ho prestato io dopo aver constatato che la coppetta non necessita di accessori).

Io, invece, seppure in pieno flusso rosso, me la spasso senza l’ombra di un pensiero.

Non è che questa conquista posso tenermela tutta per me.

Nooooossignore. Voglio sbandierarla ai quattro venti, gridarla al mondo.

SONO LIBERAAAAAAAA!

“Vale ma guardati, ti manca solo il triangolo catarifrangente per segnalare che hai il ciclo-in-corso”.

Questo idilliaco stato di libertà mi rende dannatamente molesta.

“Cara, preferisco restare una sciùra bacchettona piuttosto che ridurmi come una di voi invasate” replica acida lei.

Invasata accccchììì?

Non faccio in tempo a protestare che la Vale si avvicina minacciosa alla riva e mi snocciola una caustica teoria di socio-antropologia sulle donne che usano la coppetta.

La donna in carriera.

Grazie alla coppetta ha vinto l’invidia del pene. Se potesse la porterebbe esternamente, tanto per simulare il rigonfiamento del pacco.

Ma si accontenta del fatto che la coppetta le permette di essere in tutto e per tutto uguale ai suoi colleghi maschi. Anche in quei giorni.

L’ecologista estremista.

Vorrebbe condividere la sua coppetta con quante più amiche possibili, per salvare il pianeta anche da un misero pezzetto di silicone di troppo. Peccato

che le amiche siano sessualmente (iper)attive e lei potrebbe prendersi chissà quale malattia. Si consola pensando a come potrà riciclare la sua coppa tra dieci anni. Forse ne farà un mini vaso per piante aromatiche.

La 2.0.

Il suo anno di nascita inizia con il 2 e fa sentire tutte noi trentenni delle mummie.

Ha postato in diretta su Youtube il suo primo inserimento. Peccato che sul più bello le sia caduto lo smartphone nel cesso.

La casalinga disperata.

La coppetta ha risolto il suo eterno dilemma: cambiarsi l’assorbente zuppo o sostituire il pannolino al pupo che piange da mezz’ora o tirare fuori dal forno la torta che brucia o aiutare l’altro figlio a uscire dalla vasca senza suicidarsi?

Grazie alla coppetta il suo cuore di mamma non è più dilaniato dal senso di colpa.

La new-age maniaca.

Tra un corso di yoga e una lezione di tantra, trova sempre il tempo per una bella chiacchierata a tu per tu con la sua vagina.

Non vuole che soffra di sindrome dell’abbandono. Le ha chiesto il permesso di usare la coppetta.

Pare che la vagina abbia risposto con una pernacchia...ma questa forse è una leggenda metropolitana.

L’entusiasta dell’ultimo miglio.

Ha quarantotto anni suonati. Sa che se tutto va bene la coppetta la userà ancora per qualche mese. Ma dato che non vuole saperne di cedere il passo, ne

compra due (colorate) e per l’occasione toglie dalla naftalina anche la minigonna jeans. Della serie “Non è mai troppo tardi ...”.

La dispensatrice molesta.

Per lei il ciclo è solo un brutto ricordo. Ha sessant’anni e si gode la meritata menopausa. Però l’idea della coppetta la attizza “Ai miei tempi non c’erano mica queste furbate”. Ne compra una mezza dozzina da regalare alle nipoti a Natale.

Valle a spiegare che la coppetta è una scelta molto personale...

La schifiltosa.

Osserva la coppetta come si fa con una suola che abbia appena pestato una merda al parco.

Fa smorfie deturpanti e non si leva mai un’espressione di assoluto disgusto.

“Che schifo, non è igienica, chissà quanti batteri, chissà che puzza”. Poi se la compra e si dota di due pacchi di guanti chirurgici e mascherine per le operazioni di inserimento e rimozione. Userà anche il bisturi?

La fitness dipendente.

Sogna di diventare testimonial della coppetta lanciandosi dallo Space Shuttle con una tuta tutta (non è un errore di battitura) bianca.

Sì perché dall’aereo si era già buttata quella sfigata del Tampax...

La psico-indagatrice.

Sogna la coppetta almeno un paio di volte alla settimana. L’inconscio le manda input che lei non è in grado di decifrare.

Perciò ha prenotato un carnet di dieci sedute dallo psicologo di fiducia (che come secondo lavoro ha messo su un e-commerce di coppette). Forse era meglio rivolgersi a una cartomante.

La coppettatrice seriale.

Ha provato ogni modello, marca, colore e taglia disponibili sul mercato mondiale.

Per lei testare coppette è una missione. Gestisce un blog in cui migliaia di impiegate sparano idiozie colossali sulla coppetta per sopravvivere alla depressione da ufficio.

La coppetta da guinness.

Si vanta di aver tenuto la coppetta senza mai svuotarla per una notte e un giorno di seguito. Quando l’ha tolta si sono registrati smottamenti nella sua zona di residenza.

Ho mal di testa. La Vale mi ha moralmente preso a ceffoni.

Ahimè mi tocca riconoscere che c’è una punta di verità nella sua bislacca teoria.

Sarà meglio volare basso nei prossimi giorni.

Ecco la categoria a cui ho scelto di affiliarmi: la coppettatrice muta.

Zitta e mosca, si gode i benefici della coppetta con estrema riservatezza.

Soprattutto senza importunare le amiche più sfigate di lei che ancora non usano la coppetta...


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