Cosa vedono i nostri figli che noi non vediamo?
Pubblicato
2 anni fa
Leggi un estratto dal libro "Bésame Mucho - Come crescere i vostri figli con amore" di Carlos Gonzàlez
Da bambini quasi tutti abbiamo scritto un tema intitolato "Il giorno più felice della mia vita".
Nei collegi religiosi il successo era assicurato se raccontavi la tua prima comunione. Altri preferivano ricordare il regalo più grande e più costoso che avevano ricevuto per Natale, il viaggio in un paese lontano, la visita al parco dei divertimenti.
Col passare degli anni cambia la nostra prospettiva: gli oggetti si deformano, e le persone raggiungono allora una dimensione insospettata. Il sorriso di nostra madre, l'abbraccio di nostro padre, la mano di un amico, una parola di conforto, gratitudine perdono...
Fai uno sforzo di memoria e prova a pensare: quali sono stati i giorni più felici della tua infanzia?
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La storia di Manuel
Manuel racconta così uno di questi ricordi indelebili: “Devo aver avuto 6 o 7 anni quando, correndo al buio per casa, andai a sbattere contro una porta di vetro che normalmente era sempre aperta. Rimase frantumata ai miei piedi. Mi spaventai da morire, e mi feci un piccolo taglio sulla fronte. Ma non sentivo alcun dolore; la paura del castigo mi paralizzava. Mio padre arrivò correndo, mi tirò fuori dai vetri rotti, mi curò la ferita, mi guardò dall'alto in basso. Ma non mi rimproverò. All'inizio tremavo, aspettando di sentire da un momento all'altro delle grida tremende. Poi pensai che si era dimenticato di rimproverarmi, e feci finta di niente. Ma alla fine lo stupore e la curiosità ebbero la meglio e, ancora piangendo, gli chiesi: "Non sei arrabbiato perché ho rotto la porta?" "No" rispose, "la porta non è importante, l'unica cosa importante è che tu stia bene."
Adesso comprendo che tutti noi genitori diamo più valore ai nostri figli che a qualsiasi altra cosa al mondo. Ma glielo diciamo raramente. Io, personalmente, sono molto grato a mio padre per avermelo detto.
La storia di Rita
Poi c’è un’altra storia, quella di Rita.
Uno dei miei giorni più felici ebbe, in realtà, un cattivo inizio. Un incubo spaventoso. Nessun mostro, nessun uomo nero; sognai un'ostrica. Un'ostrica enorme che sputava fuori dalla sua conchiglia una perla anch'essa enorme e non la lasciava rientrare. La povera perla espulsa mi fece una pena enorme. Mi svegliai gridando, veramente terrorizzata. Devo aver avuto circa 5 anni e dormivo in un lettino nella stanza dei miei genitori che si svegliarono, naturalmente spaventati, dalle mie grida. Mia madre mi invitò a dormire nel loro letto. Tutte le mie paure sparirono come per magia: mi sentivo immensamente felice e sicura. Non ho mai più avuto un incubo. Quel giorno seppi che avrei avuto sempre un rifugio, che qualcuno mi avrebbe protetto per sempre.
La mia storia
Io, da parte mia, ricordo un pomeriggio, credo fosse domenica, quando avevo circa dodici anni. Vagavo annoiato per casa. Mia madre mi afferrò e mi disse: "Vieni, siediti qui, sulle mie ginocchia, come quando eri piccolo". Immagino che dovetti morire di vergogna, ma non riesco a ricordare questa vergogna. Ricordo invece, che cominciò a cantare molto dolcemente: Ninna nanna ninna oh, questo bimbo a chi lo do? Se lo do alla befana, me lo tiene una settimana…
Appoggiai la testa sul suo seno e mi invase una pace infinita. Quasi mi addormentai. Era come tornare ad avere due anni.
La maggior parte della gente non ricorda nulla della sua prima infanzia. Io so cosa sente un bebè fra le braccia della sua mamma, perché ebbi l'enorme privilegio di ritornare a essere un bebè, per mezz'ora, a dodici anni.
Quali sono i giorni più felici dei nostri figli?
Queste storie hanno qualcosa in comune. I giorni più felici della nostra infanzia sono quelli in cui i nostri genitori (o i nostri nonni, fratelli o amici) ci hanno reso felici. Anche quando ci sembra che a farci felici sia stato un treno elettrico, se guardiamo meglio ci sono sempre delle persone dietro: i genitori che ce lo hanno regalato con un sorriso o con un elogio, il fratello con cui abbiamo condiviso (non sempre di buon grado) il treno.
Eravamo figli e adesso siamo genitori. Sono passati tanti anni, ma così poco tempo, che a volte ci sorprendiamo del cambio di ruolo. Improvvisamente guardiamo la nostra infanzia e i nostri genitori sotto una nuova luce.
Guardiamo i nostri figli e ci domandiamo quale giorno, quale frase, quale avventura, rimarrà registrata nella loro memoria per sempre, quali dolori rimarranno inchiodati alla loro anima e quale allegria conserveranno come un tesoro.
I giorni più felici di tuo figlio stanno per arrivare. Dipende da te.
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