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Cosa fa chi pratica Occultismo?

Pubblicato 3 anni fa

Leggi un estratto dal libro "Il Lato Nascosto delle Cose - Vol.1" di C.W. Leadbeater

Il termine occultismo è stato quasi sempre mal compreso.

Alla mente popolare sembra quasi sinonimo di magia, e generalmente si crede che i suoi cultori siano tutti dediti alla magia nera, indossino una veste scarlatta coperta di segni cabalistici e siedano tra strani strumenti, con un gatto nero per compagno, a comporre filtri malefici mediante l'aiuto di invocazioni sataniche.

Anche tra le persone colte, superiori a queste superstizioni, persiste tuttavia un concetto errato della cosa.

Indice dei contenuti:

Occultismo: la scienza dei lati nascosti

L'etimologia della parola stessa, dal latino occultus, dovrebbe far comprendere che l'occultismo è la scienza di ciò che è nascosto.

Invece troppo spesso lo considerano con disprezzo ritenendolo assurdo e non pratico, associandolo nella propria mente con i sogni e la buona ventura, l'isterismo e la necromanzia, la ricerca dell'elisir di lunga vita e della pietra filosofale.

I dilettanti d'occultismo d'altra parte parlano sempre come se il lato occulto delle cose fosse nascosto intenzionalmente e come se la conoscenza che di diritto dovrebbe essere appannaggio di tutti gli uomini, fosse di proposito celata dal capriccio o dall'egoismo di alcuni individui.


La verità è che nessuna cosa è – o può essere – nascosta ai nostri occhi se non dalle nostre limitazioni, e che ogni uomo, a misura che evolve, vede il mondo sempre più vasto perché è capace di scorgerne in maggior copia la bellezza e la gloria.


A ribattere queste asserzioni si potrebbe addurre il fatto ben noto che ad ognuna delle grandi iniziazioni, che segnano il progresso sul sentiero dell'evoluzione superiore, è impartita al neofito una serie ben definita di nozioni nuove.

Questo è perfettamente vero, ma la nuova conoscenza può esser data al neofito solo perché egli si è sviluppato fino al punto di poterne afferrare il significato.

La conoscenza non è tenuta volontariamente celata dall'umanità ordinaria più di quanto la conoscenza della geometria analitica sia tenuta celata ad un fanciullo che non ha ancora imparato la tavola pitagorica.

Quando quel fanciullo avrà raggiunto lo sviluppo necessario per comprendere le equazioni di secondo grado, il maestro sarà pronto a spiegargliene le regole. Similmente quando un uomo ha acquistato i requisiti necessari per ricevere la conoscenza impartita ad una certa iniziazione, egli è subito iniziato.

Ma l'unico modo di conseguire la capacità di assimilare la conoscenza superiore è quello di cercar di comprendere le nostre condizioni attuali e di ordinare la nostra vita intelligentemente in accordo con i fatti constatati.


L'occultismo è dunque lo studio del lato nascosto della natura, o meglio è lo studio di tutta la natura invece che solo della piccola parte di essa investigata dalla scienza moderna.


Al nostro attuale stadio di sviluppo la parte della natura ignota alla maggior parte degli uomini è fuor di proporzione più grande di quella nota, poiché essi non hanno sviluppato che una piccola parte delle facoltà che posseggono.

L'uomo ordinario basa quindi la sua filosofia (se ne ha una) su dati assolutamente insufficienti; le sue azioni si modellano su per giù in accordo con le pochissime leggi della natura che conosce e per conseguenza tanto la sua teoria della vita che la sua pratica giornaliera sono lungi dall'essere accurate.

L'occultista ha un concetto molto più vasto della natura

Egli prende in considerazione quelle forze dei piani superiori la cui azione è celata agli occhi del materialista e così modella la propria vita in conformità dell'intero codice delle leggi naturali invece che ad un piccolo frammento di esso.

L'uomo che non sa nulla di occultismo difficilmente si rende conto della grandezza e gravità delle limitazioni che ha in ogni senso ed il solo modo di simboleggiarle è d'immaginare una forma di coscienza ancor più limitata della nostra e vedere in qual modo differirebbe da questa.

Supponiamo che sia possibile l'esistenza di una coscienza capace di percepire soltanto la materia solida: non percepirebbe gli altri stati, liquido e gassoso, essendo per essa inesistenti al pari di quanto lo sono le forme eteriche, astrali e mentali per l'uomo ordinario.

Evidentemente una coscienza simile non potrebbe avere un concetto adeguato del mondo nel quale viviamo. Essa troverebbe che la materia solida, la sola che può percepire, subisce di continuo degli straordinari mutamenti riguardo ai quali non le sarebbe possibile formulare alcuna teoria razionale.

Per esempio, ogniqualvolta ha luogo un acquazzone la materia solida della terra subirebbe un cambiamento; in molti casi diverrebbe più molle e più pesante, ma la ragione di questo mutamento sarebbe a fortiori incomprensibile alla coscienza ipotetica in considerazione.

Il vento potrebbe sollevare nuvoli di polvere e trasportarli da un luogo ad un altro, ma tale movimento della materia solida rimarrebbe completamente inspiegato ad un essere privo del concetto dell'esistenza dell'aria.

Senza dilungarci in altri esempi di cosa così palese, si scorge chiaramente quanto colossale sarebbe l'insufficienza del concetto che si formerebbe del mondo una coscienza limitata alla sola materia solida. Tuttavia non ci rendiamo conto con uguale facilità del fatto che la nostra coscienza è tanto al disotto di quella dell'uomo che ha sviluppato le sue facoltà, quanto questa coscienza ipotetica è al di sotto di quella che attualmente possediamo.

Un lato nascosto in ogni cosa

Agli studiosi di Teosofia è noto, teoricamente almeno, che esiste un lato nascosto di ogni cosa, o per essere più esatti un lato non visto, e sanno altresì che nella maggior parte dei casi questo lato non visto ha una importanza molto superiore a quella di ciò che è visibile all'occhio fisico.

Per esprimere la stessa idea da un altro punto di vista, i sensi mediante cui otteniamo tutte le cognizioni che abbiamo degli oggetti esterni, sono ancora imperfet­tamente sviluppati e perciò le impressioni che ci trasmettono sono parziali.


Per esempio ciò che vediamo intorno a noi nel mondo non è certo tutto quello che c'è da vedere e chi volesse darsi la pena di coltivare i propri sensi, troverebbe che quanto più riuscisse a farlo tanto più piena e ricca diverrebbe la vita per lui. Chi ama la natura, l'arte, la musica può trovar qui un vasto campo di inesprimibile diletto e di gioie intensificate, sol che si dia la pena di sviluppare i necessari requisiti; e soprattutto vi è la possibilità, per chi ama i propri simili, di meglio comprenderli e per conseguenza di essere loro molto più utile.


Al presente siamo solo a metà della scala dell'evo­luzione e quindi i nostri sensi non sono sviluppati che a metà. Ma è possibile salire la scala più presto, è possibile, mediante arduo lavoro, rendere i nostri sensi quali saranno i sensi di tutti gli uomini nel lontano futuro.

L'uomo che è riuscito a far questo è sovente chiamato veggente o chiaroveggente.

Il Chiaroveggente

Chiaroveggente è una bella parola, significa "uno che vede chiaro" ma è stata oltremodo degradata e male applicata, onde la gente rassoda con ogni sorta di inganni e d'imposture con le zingare che per pochi soldi dicono alla servetta il colore dei capelli del gran signore che la sposerà, o con certi stabilimenti in Bond Street a Londra ove per una ghinea si rivela il futuro agli aristocratici clienti.

Tutto questo è irregolare ed antiscientifico, in molti casi si tratta anzi di ciarlataneria e di estorsione. [...]

Asserisco questo dopo molti anni di studio e di esperimenti: è possibile all'uomo di sviluppare i suoi sensi in modo da poter vedere molta più parte del meraviglioso mondo in cui viviamo, parte la cui esistenza non è nemmeno sospettata dall'uomo ordinario, che vive soddisfatto nel mezzo dell'oscurità completa e la chiama luce.

Duemila cinquecento anni fa il più grande dei Maestri Indiani, Gautama il Buddha, disse ai suoi discepoli: "Non vi lamentate, non piangete, non pregate, ma aprite gli occhi e vedete. La verità è tutto intorno a voi sol che vogliate togliervi la benda dagli occhi e guardare; ed essa è meravigliosa, stupenda, superiore a qualsiasi cosa che gli uomini abbiano mai sognato o desiderato, e dura in sempiterno."

Con queste parole il Buddha intendeva significare molto più di quello al cui proposito io le cito, ma anche lo sviluppo dei sensi è un passo avanti sulla via che mena alla gloriosa meta della perfetta comprensione.

Se tale sviluppo non ci mette ancora in possesso di tutta la verità, ci permette almeno di vederne buona parte; ci libera da una quantità di malintesi comuni, e chiarisce per noi molti punti che per quelli non istruiti in questa scienza sono misteri e problemi insolubili.

Ci mostra che tutte queste cose erano problemi e misteri per noi solo perché vedevamo così piccola parte dei fatti, perché guardavamo le cose dal basso, considerandole come frammenti isolati e sconnessi, invece di scorgere al di sopra di esse ad un punto di vista donde appaiono comprensibili come parti di un immenso tutto.

Decide in un momento molte questioni controverse, come per esempio quella della sopravvivenza dell'uomo dopo la morte; ci spiega molte delle strane cose che la Chiesa ci dice; dissipa l'ignoranza ed il timore dell'ignoto for­nendoci uno schema ordinato e razionale.

Oltre a tutto questo ci apre anche un nuovo mondo per quanto concerne la nostra vita quotidiana, un mondo nuovo che pure è parte dell'antico.

Ci mostra che, come ho detto al principio, vi è un lato nascosto di tutte le cose, e che anche le nostre azioni più comuni spesso producono risultati di cui senza questo studio avremmo sempre ignorata resistenza.

Ci dà anche la spiegazione di ciò che comunemente chiamasi telepatia, poiché vediamo che appunto come vi sono vibrazioni di calore, di luce, o di elettricità, cosi vi sono vibrazioni prodotte dal pensiero, quantunque, essendo queste in materia più tenue, non siano percettibili ai nostri sensi fisici.

Le vibrazioni del pensiero

Studiando queste vibrazioni vediamo come agisce il pensiero, ed impariamo che esso è uno straordinario potere tanto per il bene che per il male (potere che noi tutti inconsciamente adoperiamo, fino ad un certo punto) e che possiamo usarlo con efficacia centuplicata se comprendiamo il modo in cui agisce


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