Cos'è la gemmoterapia?
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4 anni fa
Leggi un estratto da "Mi Curo con i Gemmoderivati" di Salvatore Satanassi
Il fondatore della gemmoterapia fu Pol Henry (1818-1988), medico belga che lavorò e testò a livello clinico le potenzialità di questi preparati, creando tre vie di utilizzo tra cui un metodo su base analogica basato sul parallelismo esistente tra l’evoluzione delle foreste, le modificazioni del terreno che esse provocano e le corrispondenze esistenti tra le alterazioni patologiche del terreno umano, evidenziate dallo studio dell’elettroforesi delle proteine.
Pol Henry ebbe un’intuizione brillante nell’utilizzare le gemme degli alberi e certamente la conoscenza dell’omeopatia lo aiutò in tutto ciò. Che cos’è la gemmoterapia lo capiremo strada facendo. Intanto focalizziamo l’attenzione sul perché la gemma è così importante.
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Se pensiamo a una gemma possiamo immaginarvi all’interno tutta la pianta, poiché contiene l’embrione di ciò che sarà.
In essa è inscritto il progetto della pianta in divenire, vi è tutto il potenziale pronto a essere espresso, vi è la piena salute dei tessuti e tutta l’energia pronta a tradursi in fatti. Tuttavia questo embrione non è come la pianta adulta.
Le normali preparazioni galeniche sono molto legate ai principi attivi e difatti sono ottenute da erbe o piante nel loro pieno sviluppo, quando il metabolismo della pianta produce il massimo delle sostanze di interesse erboristico.
Come ci fa notare Fernando Piterà, si potrebbe quasi dire che la classica fitoterapia utilizzi quelli che sono gli “scarti” metabolici della pianta. In natura lo scarto di qualcuno è sempre un tesoro per altri, lo stesso ossigeno è uno scarto metabolico per le piante, che necessitano poi dello scarto animale, cioè dell’anidride carbonica, per formare le proprie strutture organiche.
La cosa interessante è che nelle gemme e in tutti i tessuti in accrescimento, detti meristemi, è difficile parlare di principi attivi, non perché non ve ne siano, ma perché ve ne sono tantissimi, una miriade di sostanze atte a formare un fitocomplesso dalle caratteristiche variegate e aspecifiche.
Benché i principi attivi nella gemmoterapia siano misurabili, non ve ne sono concentrazioni tali da giustificare una specifica azione di tipo farmacologico basata appunto sul principio attivo.
La risposta sembrerebbe più ascrivibile all’azione dettata dalla ricchezza dell’intero e ampio fitocomplesso abbinato alla diluizione omeopatica che ne amplifica la portata, dimostrando che il principio attivo isolato è un farmaco e che l’ampio fitocomplesso è una cosa diversa e possiede meccanismi d’azione differenti, seppur coerenti negli scopi. I principi attivi rilevabili possono semmai essere indice della “direzione” del rimedio, che tuttavia non agisce in modo direttamente farmacologico.
Quando parliamo di gemmoterapia intendiamo una preparazione ottenuta dalle gemme di piante o di quelle porzioni in accrescimento che a livello cellulare vengono definiti meristemi, comuni alle gemme ma anche ad altre porzioni di pianta come i giovani getti, le giovani radici, semi, scorza di giovani rami, scorza di giovani radici, scorza di radici, gemme floreali, germogli, amenti.
Questi tessuti in accrescimento hanno una composizione molto ampia: vitamine, minerali, oligoelementi, ormoni, aminoacidi, enzimi, acidi organici, polifenoli, acidi nucleici, resine, ecc.
Anticipo anche che questi componenti cambiano perché vi sono diverse variabili da considerare e, tuttavia, non vorrei attribuire un valore esagerato a ciò, poiché siamo fatti di chimica ma non di sola chimica, abbiamo un genoma, ma non siamo un genoma, insomma non possiamo comprendere il funzionamento delle cose guardandole da un unico punto di vista.
Tornando ai fitocomplessi, essi hanno azioni modulanti proprio perché non spiccano singoli principi che possano avere forti azioni o estremizzazioni.
Questi giovani tessuti infatti sono compatibili con tutte le cellule proprio perché non specializzati.
Il tessuto meristematico è composto da cellule totipotenti che possono cioè assumere qualunque funzione, ed è per questo che i gemmoderivati si distinguono per la loro tollerabilità, sicurezza e maneggevolezza.
Per accogliere questo ampio fitocomplesso avviene una macerazione a base di alcool e glicerina in parti uguali, dove l’alcool assume il ruolo di solvente necessario ai principi con caratteristiche idrofile, mentre la glicerina solubilizza bene tutti le altre frazioni ed evita flocculazioni delle frazioni idrorepellenti, come la frazione ormonale. Oltretutto la glicerina ha un ottimo potere disperdente che riduce il rischio di secondarie reazioni nel tempo dovute anche alle eventuali miscelazioni.
La durata di macerazione è di 40 giorni, al buio, ed è utile ogni tanto agitare il macerato per facilitare la solubilizzazione ed estrazione del fitocomplesso. Dopo la torchiatura abitualmente si applica la diluizione alla prima decimale (1DH) sempre a base di glicerina, alcool e una porzione di acqua.
Vedremo poi come poter preparare meglio il gemmoderivato, ma è importante menzionare la diluizione omeopatica per considerare la bivalenza di questi preparati che intervengono ponderalmente perché hanno un fitocomplesso ponderale e quindi un’informazione chimico-biologica ma anche un potenziale affine al mondo dell’omeopatia. Si parla quindi di informazioni che viaggiano su frequenze diverse da quelle comprensibili solo con la chimica.
Oltre a questo potremmo considerare anche una terza valenza, cioè quella della natura esplosiva della gemme, ossia la carica vitale di qualcosa che deve ancora manifestarsi ma che è pronto a farlo.
Non a caso non si raccolgono gemme dormienti ma gemme che si sono attivate e iniziano a schiudersi, come una nascita, capace, non solo concettualmente, di instillare nuova energia e vitalità nell’organismo di chi assume i gemmoderivati, partendo proprio da una risposta cellulare.
Sono stati usati diversi termini per concentrare il potenziale dei gemmoderivati, e uno di questi è “drenaggio”, perché l’impatto di questi preparati sulle cellule dell’organismo umano è certamente quello di contribuire, grazie alla biostimoline, ad attivare un meccanismo centrifugo di eliminazione delle tossine verso l’esterno, anche tramite l’attivazione del sistema immunitario, che può, come è normale che sia in un organismo sano, inglobare tossine, virus, batteri e cellule malate (sistema istiocitario macrofagico o monoclonale o sistema reticolo endoteliale).
Questo la dice lunga visto che la prevenzione della malattia necessita, per forza di cose, di cellule e tessuto connettivo pulito. D’altra parte cosa può essere se non un imbibimento di tossine a determinare (almeno dal punto di vista chimico-biologico) un rallentamento delle funzioni?
Le tossine prese a sé sono irrilevanti perché il più delle volte appaiono inerti se in certe quantità: pensiamo a tutte quelle sostanze di sintesi che ci ritroviamo nel cibo, nell’acqua, nell’aria e nei cosmetici.
Gli studi probabilmente mirano a individuare range non pericolosi di certe sostanze ma non tengono conto della multifattorialità e dell’accumulo di una vita.
Insomma la goccia ci deve interessare da subito, non quando il vaso è pronto a traboccare. Ed è qui che la funzione di drenaggio tossinico a livello di cellule e interstizio cellulare è qualcosa di importante: essa mira alla goccia dopo goccia e non guarda al vaso traboccante, di quello se ne occuperà chi piange sul latte versato!
La gemmoterapia è multifunzionale, come abbiamo visto, cioè ha una risonanza con specifiche linee cellulari a seconda della pianta, ma la funzione è anche aspecifica perché invece di aggiungere, di inibire, di bloccare recettori, si occupa umilmente di pulire, di ordinare, lasciando che sia poi il sistema a fare ciò per cui sarebbe programmato: rigenerarsi, recuperare flessibilità, idratazione, riducendo i segnali infiammatori, ottimizzando e ripristinando gradualmente le funzioni.
Mentre un farmaco funziona come un agente di polizia che ti obbliga a eseguire un ordine, un gemmoderivato è come se fosse un amico che ti convince con calma a fare la cosa giusta.
Con un’efficace eliminazione delle tossine siamo molto più efficienti in tutti i sensi ed è facile che anche l’organismo, alleggerito, sappia da solo come autogestirsi (omeostasi).
Oltre alla funzione di drenaggio, il gemmoderivato ha una specifica risonanza con determinate linee cellulari o determinati organi, e allo stesso tempo vi possono essere affinità maggiori con determinate fasi della malattia. Quindi alcune piante sono più indicate nella gioventù, altre nell’anzianità e lo stesso vale per esordi di malattie o problemi cronicizzati.
Il gemmoderivato è quindi una novità rispetto alle tradizioni erboristiche, ma è molto innovativo, sicuro, compatibile ad altre cure. Sfrutta il potenziale invece che l’azione diretta.
Purtroppo ancora fatica a essere recepito per quello che è. Non a caso sono rari i claims riferiti alle gemme negli allegati ministeriali sugli integratori.
La gemmoterapia va fatta conoscere e resa fruibile perché si adatta perfettamente al concetto e alla pratica della prevenzione che è la prima forma di cura da considerare. Inoltre l’innocuità di questi rimedi si sposa anche alle problematiche iatrogene, dato che spesso tante sindromi sono in realtà la conseguenza dei farmaci che, come prima cosa, intossicano cellule e connettivo, mentre i gemmoderivati agiscono esattamente all’opposto.
La moltitudine di principi racchiusi nel fitocomplesso del gemmoderivato è molto simile a ciò che vi è dentro le nostre cellule e l’assunzione del gemmoderivato funziona come se avvenisse un travaso, una trasfusione di quegli input della cellula vegetale sana, apportando quell’energia di attivazione che rimette in moto gli equilibri sopiti.
La gemmoterapia è un sistema semplice per comunicare direttamente alle cellule con messaggi e informazioni sulla loro stessa lunghezza d’onda.
Si parte così dalle più piccole entità biologiche per convertire l’intero sistema a un migliore stato energetico e funzionale, senza tuttavia forzarlo ma accompagnandolo in modo dolce e profondo, in piena linea con la vis medicatrix naturae, cioè il potere di autoguarigione insito nelle nostre cellule quando non sono inquinate.
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