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Cos'è il piano psichico o astrale?

Pubblicato 3 anni fa

Leggi un estratto di "Le Chiavi del Sapere" libro di Pier Francesco Grasselli

Senza saperlo, l'essere umano vive in due modalità differenti.

La prima di esse è la modalità materiale o corporea, di cui l'uomo ha coscienza quando è sveglio. Quando l'uomo «funziona» in questa modalità, la sua entità immateriale è inserita, per ora diciamo così, nel corpo, che si trova sul piano materiale. L'entità immateriale dell'uomo agisce sul piano materiale per mezzo del corpo, e così facendo accumula esperienza. Dato che il corpo si trova sul piano materiale, l'entità immateriale deve sottomettersi alle leggi della materia, che sono le leggi dello spazio e del tempo così come li conosciamo. Quindi esistono il qui e il là. Esistono il passato, il presente e il futuro.

Senza saperlo, però, l'uomo vive anche in un altro modo. Quando dorme, infatti, la sua coscienza è attiva in modalità immateriale. In questa modalità la sua entità immateriale è, per così dire, sganciata dal corpo, e quindi anche dal piano materiale, e si trova sul piano immateriale. Su quel piano la materia così come la conosciamo non esiste, e quindi le nostre leggi dello spazio e del tempo, che sono le leggi della materia così come la conosciamo, non si applicano.

Su quel piano, che possiamo definire «psichico», l'entità immateriale dell'uomo è libera di spostarsi in modo istantaneo avanti e indietro nello spazio e nel tempo, vale a dire nel passato, nel presente o nel futuro, e da un capo all'altro dell'universo. Sul piano psichico del pensiero e dei sogni, infatti, le distanze sono «mentali», mentre il tempo esiste ma in modo diverso rispetto al modo in cui esiste sul piano fisico.

Disponendo di tutta questa libertà, all'entità immateriale può talvolta capitare di vedere il futuro e di serbarne il ricordo, consciamente o inconsciamente, dopo aver fatto ritorno sul piano materiale. In questo modo si possono spiegare non solo i sogni premonitori, ma anche l'intuito, il presentimento e tutte le decisioni apparentemente irrazionali che si rivelano avvedute col senno di poi.

Per esempio, una persona ha programmato una vacanza, ma il giorno della partenza viene afferrata da una paura improvvisa e decide di rinunciare al viaggio. In seguito, questa persona viene a sapere che il treno che avrebbe dovuto prendere è deragliato. Supponiamo che questa persona abbia vissuto l'esperienza del treno che deraglia durante il sonno, quando cioè la sua entità immateriale non soggiaceva alle nostre leggi dello spazio e del tempo, e supponiamo che da sveglia ne abbia conservato il ricordo a livello subcosciente, sotto forma di presentimento, di terrore irrazionale di prendere il treno. Il giorno della partenza, sull'onda di un'emozione apparentemente inspiegabile, quella persona avrebbe preso una decisione istintiva, salvando sé stessa e mutando il corso della propria esistenza.

A dire il vero, in noi quella seconda coscienza libera dalle limitazioni dello spazio e del tempo è sempre presente, anche se spesso è soverchiata dalla coscienza spazio-temporale di veglia, cioè dal pensiero razionale. È ciò che chiamiamo «sesto senso».

Riguardo alla «coincidenza» di Parigi, è dunque possibile che io avessi vissuto la mia relazione con Claudia (o una parte di essa) in sogno, prima di viverla nella realtà, che mi fossi imbattuto in quell'esperienza quando, dormendo, curiosavo nel mio futuro, libero dalle limitazioni dello spazio e del tempo così come li sperimentiamo durante la veglia. E quando ho intravisto Claudia nel taxi, anche se l'incontro (chiamiamolo così) è durato pochissimo, è possibile che io l'abbia riconosciuta, e che questo riconoscimento abbia suscitato in me qualcosa di simile a un déjà vu.

L'entità immateriale dell'uomo vive sul piano incorporeo non solo nel sonno, ma anche prima della nascita e dopo la morte. In altre parole, il sonno, la morte, la trance e in generale tutti gli stati di incoscienza sono parenti: in quei momenti la nostra entità immateriale è sganciata dal nostro corpo e noi «funzioniamo» in modalità incorporea o «sottile».

Nell'autobiografia di Yogananda, leggiamo: «La morte e, in verità, anche il sonno ("la piccola morte") liberano transitoriamente l'essere umano non illuminato dalle pastoie dei sensi».

Non è che sul piano incorporeo non siamo più soggetti allo spazio e al tempo in senso assoluto: piuttosto lo siamo in maniera diversa da come lo siamo quando ci troviamo sul piano materiale, e in misura minore.

Sul piano incorporeo non siamo più soggetti allo spazio e al tempo così come li conosciamo, in quanto essi sono legati alla materia densa. Ma esistono materie più sottili, e tali sono quelle di cui sono costituiti i mondi incorporei, che si trovano sul piano incorporeo. In questi mondi spazio e tempo esistono, pur agendo sulla coscienza in modo diverso da come agiscono su di essa nel mondo «materiale», dove la materia è più densa.

«Sappiamo che ci sono facoltà particolari della psiche che non sono interamente limitate dallo spazio e dal tempo» dice Jung. «Puoi avere sogni o visioni del futuro. Puoi vedere dietro agli angoli e così via».

Il sonno è una porta d'accesso al piano incorporeo.

H.P. Blavatsky dice: «Nessuno può evitare di condurre una doppia esistenza: l'una nell'universo visibile, l'altra nell'invisibile. Il principio vitale che anima la nostra struttura fisica è principalmente nel corpo astrale; e, mentre la parte più animale di noi riposa, quella spirituale non conosce né limiti né ostacoli».

Lo Schuré osserva: «Voi vi svegliate ogni mattina da uno stato non meno strano e non meno inesplicabile della morte, voi risuscitate da questo nulla per ricadervi la sera. Ma era proprio il nulla? No, perché avete sognato, e i vostri sogni sono stati per voi reali come la realtà della veglia. (...) Nei magnetizzati, nei sonnambuli e nei chiaroveggenti, il sonno manifesta facoltà nuove, che ci sembrano miracolose, ma che sono le facoltà naturali dell'anima staccata dal corpo. Appena svegliati, questi chiaroveggenti non si ricordano più di quello che hanno veduto, detto e fatto nel sonno lucido, ma si ricordano perfettamente, in uno dei loro sonni, di quello che è accaduto nel precedente, e predicono talvolta con esattezza matematica quello che avverrà nel seguente. Essi hanno dunque come due coscienze, due vite alternate perfettamente distinte...».

Quanto al fatto che da sveglio l'individuo non sia in grado di ricordare le esperienze vissute «dall'altra parte», fatta eccezione per le visioni confuse dei sogni, Rudolf Steiner scrive: «Quando ci si addormenta cessa la vita abituale diurna che al risveglio ricomincia di nuovo. (...) l'uomo, con la sua entità spirituale autonoma, dal momento in cui si addormenta fino al risveglio è fuori dal suo corpo fisico-materiale. Solo che la sua coscienza nella vita abituale è tanto poco energica da non consentirgli, una volta fuori dal corpo fisico, di percepire l'elemento in cui si trova o l'ambiente spirituale, perché la coscienza ordinaria è abituata a percepire solo gli oggetti fisici esterni con lo strumento del corpo fisico».

L'affinità fra il sonno e la morte è sostenuta da tutti gli studiosi di esoterismo, nonché dai maestri spirituali di ogni tempo. Lo Schuré dice che gli antichi poeti iniziati chiamavano il sonno «fratello della morte» e Alice Bailey assicura: «La morte riguarda essenzialmente la coscienza. In un dato momento siamo coscienti sul piano fisico e un momento dopo ci siamo ritirati su un altro piano dove siamo attivamente coscienti».

«Per l'uomo comune la morte è l'epilogo catastrofico che comporta la fine di tutti i rapporti umani, la cessazione d'ogni attività fisica, lo spezzarsi di tutti i legami d'amore e d'affetto e il passaggio nell'ignoto e nel temuto. (...) Gli uomini dimenticano tuttavia che ogni notte, durante le ore di sonno, noi moriamo al piano fisico e siamo vivi e attivi altrove. (...) La morte, dopo tutto, non è che un intervallo più lungo nella vita attiva del piano fisico; semplicemente, "si esce" per un periodo più lungo. Il processo del sonno quotidiano e quello della morte sono tuttavia identici, con la sola differenza che nel sonno il filo magnetico, o corrente d'energia lungo la quale scorre la forza di vita, è mantenuto intatto e costituisce il sentiero di ritorno nel corpo. Nella morte questo filo della vita viene spezzato. Quando ciò è avvenuto, l'entità cosciente non può tornare al corpo fisico denso e quel corpo, privato del principio di coesione, si disintegra».

Scrive H.P. Blavatsky: «Nella pace delle ore notturne, quando i nostri sensi corporei sono avvinti nei legami del sonno e il nostro corpo elementare riposa, la forma astrale diviene libera. Allora essa vagabonda fuori della sua prigione terrena e, come dice Paracelso, "confabula col mondo esterno" e viaggia per mondi visibili e invisibili. (...) I sogni, i presagi, la prescienza, le precognizioni e i presentimenti sono impressioni lasciate dal nostro spirito astrale sul nostro cervello...».

«...l'uomo, svegliandosi alla coscienza può non ricordare nulla. Ma le impressioni di scene e di paesaggi che il corpo astrale vede nelle sue peregrinazioni sono sempre lì (...) Esse possono essere risvegliate a ogni momento (...) Un uomo che sa di non avere mai visitato col corpo e di non avere mai visto la località e le persone che riconosce può senz'altro affermare di averle viste e conosciute mentre viaggiava "in spirito"».

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