Conservanti nei cosmetici: come evitarli veramente?
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4 anni fa
La pelle è uno degli organi più importanti che abbiamo. È il nostro punto di contatto con il mondo esterno, ci protegge dalle aggressioni e ci mette in relazione con gli altri. È molto importante averne cura per proteggere la nostra salute e permetterle di svolgere la sua funzione di “filtro” che la contraddistingue.
Infatti, anche se è attrezzata per difenderci dagli attacchi di batteri patogeni e di altri microrganismi, non lo è altrettanto quando si trova ad assorbire delle sostanze più piccole.
L’industria farmaceutica utilizza questo meccanismo per mettere in circolo alcuni principi attivi di farmaci mediante cerotti. Questi metodi transdermici permettono di somministrare i farmaci alleggerendo il tratto digestivo ed epatico.
Allo stesso modo ciò che ci spalmiamo o usiamo sulla nostra epidermide va direttamente nel sangue e porta benefici o problemi a seconda della sua natura. Per questo motivo è bene fare molta attenzione a quello che usiamo e chiederci se “mangeremmo” quello che ci stiamo mettendo e riflettere se è davvero il caso di usare questa sostanza se la risposta è no, perché il risultato sarà quello di averlo in circolo esattamente come se fosse ingerito.
Negli ultimi anni le formulazioni cosmetiche si sono evolute in modo da evitare sostanze dannose un po’ grazie alle spinte dei consumatori sempre più attenti lettori dell’INCI, elenco delle sostanze presenti nei preparati, che sotto l’influenza del regolamento europeo, il quale ha via via bandito i composti più tossici (vedi REGOLAMENTO (CE) n. 1223/2009 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 30 novembre 2009 sui prodotti cosmetici) e regolarmente ne aggiorna la lista nera attraverso i suoi allegati.
La situazione sembrerebbe quindi sotto controllo, ma ne siamo veramente sicuri? Purtroppo, anche se limitati e controllati, i conservanti sono quasi indispensabili nei cosmetici, anche in quelli biologici. Questo perché sono formulazioni che presentano acqua, sostanze grasse o zuccherine ad un ph acido o neutro, insomma un perfetto terreno di crescita per batteri e funghi i quali, soprattutto i più pericolosi, proliferano felici proprio a pH neutri e debolmente acidi. Le piccole quantità richieste dovrebbero tranquillizzarci, ma quando questi biocidi sono persistenti si sviluppano fenomeni di accumulo, in particolare negli strati adiposi del nostro organismo.
Secondo uno studio inglese una donna assorbe mediante prodotti di cura del corpo circa 2kg di composti chimici all’anno, i quali costituiscono tossine che vengono conservate all’interno degli accumuli di grasso e che possono essere rimesse in circolo nell’organismo quando queste sono bruciate per produrre energia.
Quindi come si può scampare a questo pericolo così subdolo?
La soluzione arriva da prodotti biologici e naturali pensati e formulati in modo da non richiedere dei conservanti dannosi. È il caso dei veri saponi, ottenuti della reazione tra un grasso e una sostanza alcalina, sia liquidi che solidi e degli olii idratanti. I primi a differenza dei comuni detergenti fatti di tensioattivi e acqua, hanno un pH alcalino già inospitale per la maggior parte dei batteri e delle muffe. I secondi non contengono acqua e quindi allo stesso modo non presentano un terreno favorevole alla proliferazione della maggior parte di muffe e batteri. Per stabilizzare questi ultimi serve evitare che siano soggetti a reazioni di perossidazione lipidica (cioè il comune irrancidimento che avviene al burro se lo lasciamo fuori dal frigo per troppo tempo) e per farlo si può aggiungere della vitamina E (tocoferolo) che diventa anche un ottimo alleato per la pelle viste le sue proprietà di antiossidante, idratante ed elasticizzante.