Come usare le bacche di Rosa Canina nella tua erboristeria domestica
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1 anno fa
Ricche di vitamina C naturale, le bacche rosse possono essere impiegate per preparazioni fai da te dall’effetto antiossidante e tonico oltre che per sostenere le naturali difese dell’organismo
Mentre i viburni incendiano l’inverno in arrivo con le loro bacche rosse fuoco, non dimentichiamoci quelle ben più utili e di un rosso più tenue, quelle della Rosa canina, il boost del nostro sistema immunitario per l’inverno. Essendo ricca di vitamina C e di bioflavonoidi, che ne aiutano l’assorbimento, non può proprio mancare nella nostra erboristeria domestica per aiutarci ad affrontare il freddo.
La Rosa canina, detta anche rosa di macchia o rosa selvatica, comunissima nelle macchie boschive, in questo periodo si presenta come un cespuglio molto rado, senza foglie e con bacche rosso-aranciato, di forma ovale. La forma ovale dei suoi acheni è importantissima per riconoscere la pianta, come l’assenza di foglie al momento della raccolta. Queste bacche in realtà sono un falso frutto, sono a tutti gli effetti un cinorrodonte. Maturano in momenti diversi nelle varie zone italiane, dall’estate all’inverno, a seconda di altitudine e clima. Per capire quando i nostri frutti di Rosa canina sono pronti per la raccolta, basta asportarne il picciolo e premere leggermente con le dita: se uscirà una polpa rosso-arancio, sarà pronta per la raccolta. Se invece la bacca risulterà troppo dura da spremere e non uscirà subito della polpa, bisognerà aspettare.
Queste bacche già dall’antichità venivano essiccate al sole solo dopo averle private dei semi interni e della peluria, operazione che si può fare facilmente con uno scavino da cucina. Va riposta la massima attenzione in questa operazione perché la parte interna da rimuovere è proverbialmente pruriginosa. Le bacche così preparate si utilizzano raramente per marmellate (data la lunghezza del lavoro e la quantità di bacche necessarie, oltre alla perdita di molte vitamine dovuta alla lunga cottura). Più facilmente e proficuamente, si utilizzano per la conservazione essiccate in vasi di vetro per farne infusi.
I frutti si dovrebbero mangiare anche freschi, sempre dopo la pulizia, perché sono un’ottima fonte naturale di vitamina C, fonte che resterà fresca per tutto l’inverno, persino sotto la neve.
Usi delle bacche di Rosa canina per salute e bellezza
Fino agli anni cinquanta in alcune regioni del centro Italia andava molto di moda tra le signore l’elisir di Rosa canina, utilizzato come alternativa all’amaro e al digestivo, più gradito agli uomini. Questo elisir era ottenuto tramite la macerazione (fermentazione) di frutti freschi in un vino rosso fermo come può essere un Barbera privo di conservanti e additivi. Le dosi erano personali, ma almeno 10 g di frutti per mezzo litro di vino. Lasciati a macerare per un mese e poi filtrato il vino con un colino, questo si presenterà leggermente più denso e con un retrogusto che ricorda il limone. Questo elisir era considerato un tonico energetico eccezionale, soprattutto per le persone anziane. Fermentato invece solo dieci giorni, nella dose di 4 g di cinorroidi già puliti in 100 ml di vino rosso fermo, si ottiene una tintura vinosa di Rosa canina, che anticamente veniva utilizzata come tonico per la tosse e gli stati influenzali.
Sconsigliati invece gli usi che prevedono un riscaldamento o cottura, come le marmellate e gli infusi: la vitamina C è la più termolabile, si denatura già a 36 °C e qualsiasi di queste preparazioni li supera abbondantemente. I frutti si possono invece congelare già puliti, con una perdita vitaminica solo del 10-20%, per esempio per aggiungerli ai frullati.
Un altro uso dei cinorrodi, arrivato fino ai nostri giorni, è quello della maschera di bellezza schiarente, levigante e tonificante. Una maschera decisamente costosa e laboriosa data la quantità di frutti necessari, ma davvero molto efficace. Si utilizzano 50 g di frutti di Rosa canina ben puliti e mondati come spiegato in precedenza. Vengono frullati ancora freschi e utilizzati per impacchi a freddo di venti minuti. Data la quantità di frutti necessari, si potrebbe valutare di unirli a un medium fresco e naturale più facilmente reperibile, come per esempio l’Aloe o l’avocado.
Una fonte di vitamina C naturale
La sua carica di vitamina C, quintupla rispetto a quella del limone, considerato spesso erroneamente la fonte per eccellenza di vitamina C, è stata presa in considerazione recentemente anche da alcuni studi di oncologia e viene considerata tra le piante preventive “anti-cancro”. Il dott. Giuseppe Nacci, medico chirurgo e specialista in Medicina Nucleare, che ha studiato a lungo la relazione tra tumori e fitoterapia con le piante fresche, suggerisce di utilizzare, al posto degli integratori farmaceutici di vitamina C, spesso di difficile metabolizzazione e con diverse controindicazioni, la Rosa canina fresca in un succo preparato fresco di kiwi, arancio e limone. In questo modo, grazie proprio all’aggiunta delle bacche, si possono raggiungere anche 5-8 g di vitamina C al giorno, senza però incorrere nel rischio di formazioni di calcoli renali.
La vitamina C naturale della Rosa canina, infatti, ricca dei suoi metaboliti e di altri composti come i bioflavonoidi (citrina, esperidina, camferolo, galangina, isoamnetina, rutina, iperoside, quercetina, quercitrina, picnogenolo ecc.) risulta più efficace oltre che priva degli effetti gastrici di quella sintetica. Inoltre, la vitamina C della Rosa canina è anche caratterizzata da un migliore assorbimento intestinale e da una maggiore biodisponibilità grazie agli acidi tronico, lixonico e xilonico, i suoi principali metaboliti. «Questa biodisponibilità» afferma Nacci «riveste importanza critica nella difesa immunitaria, poiché i globuli bianchi tendono ad assorbire la vitamina C naturale in quantità circa quattro volte superiore a quella sintetica».
Questa qualità terapeutica della rosa canina non dipendente unicamente dal suo contenuto di vitamina C, ma anche da un’energia particolare, come ha rilevato il dott. Bach, padre della floriterapia. Conosciuta come Wild Rose tra le sue 38 essenze principali che sostengono il nostro essere più profondo e il nostro umore, la Rosa canina viene infatti indicata come sostegno per gli stati di demotivazione, perdita di interesse e astenia. Si potrebbe dire che è un po’ l’essenza per innamorarsi di nuovo della vita, per apprezzare il proprio sé e affrontare le giornate con maggiore entusiasmo. Un po’ come questa pianta che passa quasi inosservata nei boschi e che per offrire i suoi frutti si spoglia completamente, resistendo al vento e al gelo con i suoi rametti delicatissimi, da cui ci porge un concentrato unico di vita e sostegno. Una pianta resiliente, che affronta festosa e determinata anche la neve, con le sue bacche colorate.