Come riparare le ferite con il Wabi Sabi e il kintsugi
Pubblicato
2 anni fa
Conosci il Wabi Sabi e la Bellezza della Vita Imperfetta
Se riusciamo a vedere la bellezza dei momenti insignificanti, allora possiamo chiamare a noi grandi cose.
Più hai consapevolezza e meglio opererai la tua azione per trasformare le ferite in tesori.
Il cuore Wabi Sabi batte forte per le cose talmente piccole da poterle vedere solo quando chiudiamo gli occhi. Quando minuzie di così poco conto che nemmeno riusciremmo a tenere a mente ci suscitano un moto di o gratitudine per la loro esistenza, allora abbiamo conquistato un cuore wabi sabi e possediamo la serena tranquillità offerta dalle cose che non contano, che sanno di silenzio e invisibilità. Sono queste, alla fine, quelle che producono i più grandi cambiamenti.
Le piccole cose ci conservano nella grande immagine della vita e in essa producono immensa bellezza, perciò dobbiamo essere grandi nelle piccole cose.
Stai leggendo un estratto dal libro: Wabi Sabi, la bellezza della Vita Imperfetta
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Cambia la tua prospettiva
"Mi inginocchiai sul tatami e da lì la mia prospettiva cambiò.
La luce nella stanza si fece arancione, più calda, scoprii alla base del rametto di orchidee appassite un bocciolo, e notai che le due tazze predisposte per la cerimonia erano state riparate con l'oro fuso.
La tecnica di riparare oggetti crepati o frantumati con oro o argento fuso è chiamata kintsugi o kintsukuroi. In giapponese la parola kintsugi significa letteralmente «riparare con l'oro». In genere si utilizza per impreziosire le ceramiche dopo che si sono rotte, mentre era la prima volta che la vedevo applicata alla terracotta. Il contrasto tra la povertà del materiale con cui le tazze erano state prodotte e la preziosità dell'oro con il quale erano state aggiustate era straordinario.
L’intreccio delle linee dorate sottilissime che correvano lungo la tazza, seguendo la casualità con la quale la terracotta si era frantumata, disegnava una ragnatela di una bellezza unica. E nonostante la preziosità dei loro ricami, le tazze erano ugualmente sbeccate, leggermente rovinate: un po' riparate e un po' no.
La leggenda vuole che uno shogun del XV secolo, Ashikaga Yoshimasa, fosse rimasto molto deluso dal lavoro di riparazione dei suoi pezzi in ceramica più preziosi, al punto da chiedere a un artigiano giapponese di trovare una soluzione gratificante da un punto di vista estetico. L’arte del kintsugi sarebbe nata come risposta a questa richiesta.
Metti in pratica il kintsugi nella vita
Il kintsugi è una metafora da applicare alla vita. Quando ci guardiamo alle spalle e ci sembra di aver commesso errori, perso opportunità, preso strade sbagliate, dovremmo essere capaci di mettere insieme le parti della nostra storia con l'oro, trasformando i nostri errori da fratture o crepe, dalle quali versiamo fuori e disperdiamo potere, in elementi che ci impreziosiscono.
Ho molti esempi che potrei raccontare di come le persone possono riuscire a fare delle loro ferite delle vere e proprie fioriture.
Una mia cliente, Marina, aveva due bellissimi figli, eppure continuava a ripensare a un aborto spontaneo che aveva subito in gioventù, al punto da fare di questo evento del passato la fonte di una persistente depressione. Le feci notare come lei fosse, in verità, madre sia al di qua, sia al di là della Grande Soglia, nel visibile e nell'invisibile. Un aborto si può anche non considerare come un figlio perso, ma come un figlio nell’ombra, nel mondo invisibile, e può essere un elemento che ci aiuta a unire le due dimensioni, a essere viaggiatori dei due mondi, anziché vittime di una perdita.
Questo si dice riparare con l'oro una frattura.
Il kintsugi è una pratica straordinariamente wabi sabi che mette in evidenza sia i princìpi wabi della fragilità, dell'imperfezione, della resilienza, sia i princìpi sabi legati al trascorrere del tempo.
Niente è mai veramente rotto o perduto, la cicatrice è una porta da cui la luce può entrare in noi, se sappiamo impreziosirla con l'oro, anziché nasconderla nel buio.
Il kintsugi ci insegna anche ad apprezzare di più le cose che abbiamo, evitando di essere consumatori distratti.
Riparare i nostri oggetti anziché sostituirli è un'abitudine sana per l'ambiente e per il nostro conto in banca, e riduce anche la quantità di cose dalle quali siamo circondati, permettendoci di vivere in un maggiore ordine, che ci consente di raggiungere più facilmente la chiarezza della visione interiore.
Apprezza le tue fragilità
Il kintsugi ci insegna a trasformare la percezione delle nostre debolezze e fragilità, ci consente di apprezzarle come segni della nostra bellezza e della nostra possibilità di risplendere.
Quando Silvia, una straordinaria pittrice, venne da me si sentiva insicura e inadeguata perché non aveva mai fatto nessuna scuola d'arte, era piena di tic e soffriva di psoriasi, probabilmente conseguenti al fatto che reprimeva il suo talento per la fallace convinzione che senza titoli di studio non si potesse essere veramente apprezzati.
In breve tempo, lavorando con il goten e gli altri rituali wabi sabi, ricevette una straordinaria ispirazione, grazie alla quale incominciò a definirsi “artista spontanea”. Grazie a questa definizione che seppe darsi, non ebbe più paura della sua mancanza di titoli, anzi, cominciò a esibirla nei volantini e nei manifesti delle sue esposizioni nelle gallerie d'arte come fosse un pregio essere riuscita a divenire così brava pur non avendo fatto scuole rinomate.
Raggiunse poi un notevole successo sia di pubblico, sia di critica.
Abbi sempre fiducia in te
Il kintsugi è una metafora della nostra innata capacità di superare la perdita di fiducia nelle nostre capacità e di rendere preziosa la relazione con noi stessi, con gli altri, con la natura e con le cose che ci sono care.
La visione che sta alla base del kintsugi ti aiuta ad accettare che certe cose sono inevitabili e definitive: non puoi tornare indietro, ciò che è rotto è rotto, non serve recriminare e lagnarsi.
Il kintsugi ti insegna a non perdere tempo nel pianto inutile, a reagire, a sentire che c'è sempre una soluzione, che niente è irreparabile.
L’ineluttabile non significa infatti irreparabile. Ineluttabile vuole dire che non si poteva evitare e ormai è inutile lamentarsi, che bisogna perdonare, anzi, persino ringraziare l'evento in quanto apportatore di un insegnamento e di un'opportunità, occorre avere fede.
Se cadi ti puoi e ti devi rialzare, e ogni volta sarai sempre un po' più forte.
Mantra per accettare e "lasciar andare"
Quando si rompe qualcosa puoi pronunciare il mantra del Rituale del lasciar andare: «To-mo-e-dò» che ti aiuta a non provare attaccamento, ad accettare l'ineluttabile senza lamentarti e ad aprirti alla possibilità di fare - di ciò che può sembrare irreparabile - un'occasione per impreziosire la tua vita.
Pronuncia questo mantra ogni volta che ti trovi a fronteggiare qualcosa che puoi più modificare: non hai vinto un concorso a cui tenevi tanto, non hai ottenuto il posto di lavoro, hai fallito l'esame, sei arrivato troppo tardi a un appuntamento, non hai detto alla donna che ti piace che sei innamorato di lei e ora lei è incinta di un altro.
La parola giapponese shoganai indica l'attitudine ad accettare le cose che non possono essere cambiate. È una componente fondamentale del kintsugi e di wabi sabi. Riparare con l'oro la ferita è il modo migliore per non perdere energia dalla falla, bensì far entrare la luce attraverso la cicatrice.
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