Cemento: 3 motivi per cui limitarne l’uso nell’edilizia
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4 anni fa
TuttaUnAltraCasa
Architettura biocompatibile
Il cemento, da più di un secolo, è il principale materiale da costruzione. Non lo troviamo infatti solo nelle strutture in cemento armato ma anche in svariati prodotti edili di completamento e finitura come sottofondi, massetti, intonaci, malte, tutti componenti un tempo realizzati prevalentemente in calce o argilla.
Che cos’è il cemento?
Si tratta sostanzialmente di un legante idraulico che si presenta sotto forma di polvere finemente macinata, una sorta di farina che lega insieme materiali inerti di diversa natura e che, se mescolata con acqua, forma una pasta che fa presa e indurisce.
L’ingrediente principale del cemento, fin dalla metà dell’ottocento, quando si iniziò a produrlo in forma industriale, è il cosiddetto clinker Portland, una miscela di minerali idraulicamente attivi che si estraggono in natura dalle rocce.
Come viene prodotto il cemento? Uno sguardo alle sue emissioni inquinanti
Il processo realizzativo del cemento è basato sulla cottura del clinker in forni che devono raggiungere temperature che arrivano fino a 1450 °C, i costi energetici quindi, pari a circa il 40% dei costi totali di produzione, sono molto elevati e il margine di guadagno è quindi piuttosto limitato.
Anche per far fronte a questa problematica, ultimamente si sono iniziati a sostituire i combustibili necessari all’alimentazione dei forni con i cosiddetti combustibili solidi secondari, cioè rifiuti preventivamente trattati ed ottimizzati.
Questa pratica largamente diffusa in tutto il mondo avanzato, con in testa l’Europa, ha permesso ai cementifici di trasformare una voce di costo, cioè l’acquisto del combustibile, in una fonte di guadagno, dato il fatto che vengono “compensati” per lo smaltimento dei rifiuti. In Italia, dati ufficiali ci dicono che il 16.5% del totale del calore necessario per produrre il cemento è derivato da combustibili alternativi, cioè rifiuti.
I cementifici, in questi casi assimilabili ad inceneritori di rifiuti, possono godere inoltre di limiti emissivi meno stringenti rispetto agli inceneritori veri e propri, e possono creare sul territorio non poche problematiche visto che dalle loro ciminiere escono sostanze microscopiche potenzialmente dannose per la salute.
Cosa c’è dentro il cemento?
Come dicevamo, quasi tutti i cementifici hanno il permesso di bruciare rifiuti, ma soprattutto è legale, ed è prassi comune, aggiungere nell’impasto del cemento una percentuale di cenere proveniente da incenerimento di rifiuti. Queste sostanze inquinanti quindi, sono non solo emesse in atmosfera durante la produzione, ma anche “imprigionate” nel cemento.
Nel nostro Paese le scorie pesanti, nonostante la loro composizione tossica, vengono definite “rifiuti speciali non pericolosi” e possano essere utilizzate tal quali in aggiunta agli ingredienti naturali all’interno del cemento.
Si ritiene infatti che le ceneri pesanti in seguito al processo termico ad alte temperature siano inerti e stabili, quando sappiamo invece che il lisciviato delle ceneri pesanti contiene, oltre che metalli pesanti, anche composti organici tossici.
La sostituzione delle materie prime naturali con rifiuti o “materie prime seconde” cosi come vengono chiamate tecnicamente è una prassi ormai consolidata e ritenuta ecologicamente intelligente, perché di fatto le ceneri provenienti da incenerimento di rifiuti vanno a sostituire inerti altrimenti estratti in natura, migliorando quindi, paradossalmente, l’impronta ecologica del prodotto finito.
Questo però comporta che i rifiuti che abbiamo fatto uscire dalle nostre case vi facciano ritorno in una forma ben più pericolosa.
Questo cemento parzialmente derivato da rifiuti, è venduto in maniera indistinguibile da quello in cui queste sostanze sono assenti ed evidentemente non ha le caratteristiche meccaniche del vero cemento.
L’aggiunta di queste ceneri, può alterare la qualità del materiale. Nel 2012 in provincia di Treviso per esempio, è stata abbattuta una nuova abitazione a causa della scarsa qualità del cemento. Ben 5 perizie hanno evidenziato che il cemento usato conteneva ceneri, diossine, metalli pesanti, sostanze fortemente tossiche e nocive che avrebbero dovuto essere smaltite in discariche speciali e che invece erano finite nei muri di quella casa.
Perché non usare il cemento?
Non vogliamo entrare nel merito di quelle normative che permettono l’uso dei rifiuti quale combustibili e delle ceneri quale ingrediente aggiuntivo nella miscela che compone il cemento, e pur riconoscendo l’indubbia qualità estetica e tecnica di alcune applicazioni in cemento (ne sono testimonianza innumerevoli progetti di importanti maestri dell’architettura moderna) vogliamo però sottolineare che l’impronta ecologica di questo materiale è molto alta, e la sua salubrità molto dubbia.
Articoli scientifici dimostrano che piccoli quantitativi di sostanze inquinanti sono rilasciati nelle abitazioni realizzate con questi materiali, e vengono comunque reimmesse in grande quantità all’atto della loro demolizione.
A nostro avviso il cemento non è il materiale del futuro per l’edilizia abitativa, è un prodotto concettualmente appartenente al secolo scorso, di cui sarebbe opportuno per la salute di tutti, iniziare a limitarne l’uso allo stretto necessario a favore di alternative più sostenibili, per scongiurare il rischio di lasciare un’eredità tossica alle future generazioni.
L’alternativa sostenibile al cemento
Chi ritiene l’uso del cemento parte della tradizione edilizia, trascura il fatto che l’uomo prima della sua scoperta, relativamente recente, ha costruito per millenni con materiali come pietra, calce, argilla, legno, riuscendo a far arrivare fino ai giorni nostri edifici in perfetto stato di conservazione.
Oggi, stiamo assistendo alla riscoperta delle qualità ecologiche e biocompatibili dei materiali direttamente provenienti dalla natura, quali appunto la calce, l’argilla, il legno, ma anche la canapa, il sughero, la paglia e molti altri, in contrapposizione ad un’edilizia convenzionale a volte troppo tecnicistica che tende a trascurare la sostenibilità dei materiali impiegati.
Siamo convinti che il tempo sia maturo per una promettente rinascita veramente ecosostenibile, che non lascerà debiti ambientali ai futuri abitanti del pianeta.
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