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Burnout: 7 segnali che ti dicono se stai per "bruciare" (e 2 soluzioni)

Pubblicato 2 anni fa

Come riconoscere i segnali e affrontarli? Ecco alcuni semplici accorgimenti per prevenire il collasso fisico ed emotivo prima che sia troppo tardi!

Tra le tante conseguenze di questo incessante correre ce n'è una che sta giustamente attirando l'attenzione di chi si occupa della salute mentale: la cosiddetta sindrome da burnout.

In inglese burnout significa "bruciato", e forse questa parola così semplice ma potente dice già tutto.


La sindrome da burnout indica una condizione in cui ci si sente, per l'appunto, bruciati. Da cosa? Dal troppo lavoro, dal troppo correre, dal troppo stress.


Tecnicamente è un affaticamento mentale che ha delle forti ripercussioni non solo sul nostro umore ma anche sul nostro fisico: a lungo andare porta a un aumento di malattie cardiovascolari, psoriasi, emicranie e disturbi alimentari.

Il burnout si presenta quasi sempre a causa del lavoro. Lavoriamo troppo, lavoriamo male e lavoriamo di fretta, sempre.

Siamo consumati da questo mezzo di sostentamento che non può essere retto perché ci impone un ritmo forsennato Ci fa soffrire eppure non riusciamo a staccarci: ci lamentiamo continuamente di quanto soffriamo lo stress, ma poi preferiamo restare produttivi rispetto a essere felici.

Oltre alla pratica meditative, ci sono 7 segnali a cui prestare attenzione per capire se si è in burnout.

Stai leggendo un estratto dal libro:

Indice dei contenuti:

Sei diventato più pessimista

II burnout attacca innanzitutto la tua mente. Modifica i tuoi pensieri, e quindi il tuo stato d'animo.

Uno dei primissimi segnali è il pessimismo: un tempo non eri cosi negativo, così sfiduciato. Un tempo credevi che le cose potessero migliorare e che tu potessi fare la differenza.

Il tuo pensiero era retto, perché la tua mente era calma e dava la priorità ai pensieri positivi. Ora, invece, termini molte conversazioni con un pensiero che non ti abbandona mai: "Tanto non andrà bene". In questo modo, la sindrome da burnout attacca le basi della tua potenziale buddhità: il retto pensiero, o retta intenzione.

Sei diventato più cinico

Quando lo stress modifica negativamente i tuoi pensieri e il tuo stato d'animo, cambia anche qualcos'altro: la tua visione delle cose della vita. Prima avevi dei sogni, dei valori in cui credevi, delle aspettative positive e almeno un briciolo di fiducia.

Vedevi nelle persone un'opportunità, non una minaccia. Riuscivi a percepire l'unità del Tutto, il fatto che ogni cosa sia collegata alle altre.


Ora, invece, ti interessano solo i risultati. Nessuna creatività, nessun sognare a occhi aperti: sei ossessionato dalla concretezza e tutto il resto non è altro che una fonte di disturbo.


Così il burnout intacca la tua retta parola: ciò che dici non unisce, né consola, ma divide e rende tutto più freddo.

Ti senti incompreso e solo contro il mondo

Quando sei in burnout ti capita di litigare più spesso con gli altri. E, quando hai una discussione con qualcuno, subito dopo un pensiero affiora nella tua mente: "Nessuno capisce. Nessuno sa cosa sto passando e quanto è faticoso. Sono solo contro tutti".

Questo è un segnale di stress molto forte, che conduce nei casi più gravi a un vero e proprio distacco dalla realtà. Non ti senti più in connessione con nessuno.

Il burnout ha rovinato la tua retta visione: ora vedi separazione ovunque, soprattutto nel considerare te stesso da solo contro il mondo intero.

Vorresti fermarti, ma poi hai paura di farlo

Ogni tanto ti dici: fermati. Prenditi una pausa, rilassati. Lascia stare il lavoro, le responsabilità. Ma poi non lo fai. Hai paura che, fermandoti, tu possa restare troppo a lungo solo con pensieri scomodi che non riesci a gestire. E quindi continui a lavorare, fare, correre. Riempirti di aspettative e complessità. Questa è un'azione non-retta, perché conduce alla sofferenza. La tua.

Non riesci a godere dei risultati che ottieni

Un tempo eri capace di godere delle piccole gioie della vita. La pizza la domenica sera, un sabato sera fuori con gli amici, una bella giornata di sole, qualche passione che porti avanti nonostante tutto. Ora, invece, non riesci a goderti nemmeno quelle grandi. Hai faticato così tanto per raggiungere quell'obiettivo sul lavoro e ora che ci sei riuscito, che cosa provi? Nulla. Sei svuotato.

Forse perché sei troppo stanco, ma se così fosse perché ti rimetti subito al lavoro sul prossimo obiettivo? In questo caso, è di nuovo il tuo pensiero a non essere retto.


La mente non è calma, né lucida. È schiava del desiderio e perennemente agitata.


Il tuo autocontrollo è peggiorato e le tue dipendenze sono più forti

Ti capita di abbuffarti senza ritegno. Oppure di saltare sempre più pasti. Quelle quattro sigarette giornaliere sono diventate un pacchetto intero. Quel bicchiere di vino rosso è diventato una bottiglia.

Da una prospettiva buddhista, hai completamente abbandonato la Via di Mezzo, la strada dei saggi. Questo succede perché la stanchezza distrugge la tua lucidità. Genera uno stato di fatica mentale in cui prendiamo troppe decisioni, e sono tutte pessime perché nascono da una mente agitata, delirante.

Quando sei stanco, ti manca l'autocontrollo. E le tue dipendenze mettono radici sempre più profonde. Questo significa aver perso il retto pensiero, la retta azione e il retto sforzo.

Fai fatica a concentrarti

Il grande segnale di burnout è questo: la mancanza di attenzione.

Non riesci a leggere due pagine di un libro senza perdere il filo della narrazione. Non riesci a guardare un film o una serie tv senza controllare lo smartphone. Non riesci a mangiare o a camminare senza fare qualcos'altro in contemporanea.


Non riuscire a concentrarsi è uno dei sintomi più gravi di burnout, perché possiamo ricordare solo ciò a cui prestiamo attenzione. E Una vita a cui non prestiamo attenzione è una vita vissuta ma immediatamente dimenticata.


In questo caso, la sindrome da burnout ci impedisce di avere una retta presenza mentale.

Come uscire dalla sindrome da "burnout"?

Il burnout si può risolvere in due modi.

Il primo è cambiando lavoro e stile di vita. Questo era il suggerimento del monaco che ascoltai a Città del Messico e, per quanto suoni semplicistico, è un buon consiglio.

Certo, è difficile, ma se ti trovi in un ambiente tossico che ti sovrasta, è più saggio cambiare lavoro che provare a cambiare l'ambiente di lavoro.

E per quanto sia innegabile che farlo è complicato e rischioso, il buddhismo ci insegna una cosa molto preziosa.


Spesso siamo noi a essere morbosamente attaccati alle cose. Non sono loro a trattenerci, siamo noi che non riusciamo a lasciarle andare per una questione di orgoglio, abitudine e identificazione con la nostra sofferenza. Insomma, per una questione di ego.


Il secondo modo riguarda chi non può cambiare lavoro.

In questo caso bisogna cambiare atteggiamento e adottare delle pratiche che ci aiutino a essere più sereni.

Innanzitutto, bisogna meditare. Questo è un consiglio sempre valido, per qualsiasi situazione.

Ho un ricordo indelebile di quando vivevo a Vancouver, in Canada. Al mattino, mentre tornavo dal lavoro (lavoravo di notte in un grande panificio), attraversavo un parco con un ruscello e un piccolo ponte di legno. Sotto ai grandi alberi che delimitavano l'ingresso al parco, c'era sempre un gruppo di persone molto variegato che sedeva in meditazione. C'erano uomini in giacca e cravatta, studenti, casalinghe e persino un poliziotto.

All'epoca mi era del tutto sconosciuto il motivo di quella bizzarra pratica, ma ora riconosco in loro una grande consapevolezza: meditare è di immenso aiuto per affrontare qualunque attività impegnativa e potenzialmente stressante.

La pratica, infatti, calma la mente, riporta equilibrio e allontana la tensione. Ci dona chiarezza mentale e lucidità decisionale.

Se effettuata in profondità, ci permette di conoscere noi stessi e quindi di capire meglio perché stiamo così male al lavoro, se nasce tutto da noi o dagli altri e quali sono gli inneschi da evitare affinché il nostro stress non si scateni. C'è poi un altro consiglio che mi fu dato dal monaco che incontrai a Pai: fai una sola cosa per volta.

Può sembrare banale, di nuovo semplicistico o addirittura assurdo. Eppure funziona, perché la nostra risposta al troppo stress è quasi sempre provare a fare più cose possibili contemporaneamente. Cerchiamo di incastrare tutto insieme: lavoro, vita privata, doveri, aspirazioni, responsabilità, passioni.

Il ragionamento è semplice: se ho tanto da fare, devo darmi da fare. Ma è proprio così che ci stressiamo. È così che la tua mente-scimmia impazzisce.


Ricorda: se hai tempo, medita per cinque minuti; se non hai tempo, medita per un'ora.


Prova a fare una sola cosa per volta, invece. Nel lavoro e nella vita privata. Tutto diventerà subito più gestibile.

È anche probabile che all'inizio andrai nel panico. Ti renderai conto che in questo modo non puoi fare tutto, ma se deciderai di rispettare la regola, ecco che avverrà quel cambiamento che tanto desideravi, perché sarai costretto a scegliere tra ciò che è davvero necessario e ciò che invece non lo è.

Se domani avessi dieci impegni ma fossi costretto a sceglierne solo tre, quali sarebbero? Questi tre sono il tuo essenziale. Il resto può aspettare.

È meglio portare a termine tre cose nel migliore dei modi che perdere la salute mentale tentando maldestramente di concludere più di quanto tu possa sopportare.

Per approfondire, continua la lettura del libro:


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