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Bambini sereni e sicuri con la disciplina dolce

Pubblicato 1 anno fa

Giorgia Cozza
Giornalista esperta in gravidanza, allattamento al seno, psicologia e salute della mamma e del bambino

Sostieni la crescita del tuo bambino, lo aiuti a riconoscere le sue emozioni e a diventare un adulto equilibrato, consapevole ed empatico

Imparare a riconoscere e gestire le emozioni è fondamentale per vivere una relazione sana e serena con noi stessi e anche con gli altri. Sin dalla primissima infanzia la vita si caratterizza come una vera e propria palestra emotiva. Come genitori siamo chiamati a essere i primi allenatori emotivi dei nostri figli. Per dare loro una base sicura per diventare adulti sereni e sicuri di sé è importante sostenerli nella loro crescita emotiva. Ma come farlo? A volte è veramente difficile rimanere saldi e non farsi trascinare dalle emozioni dei nostri piccoli, alle prese con le sfide della crescita. Ne parliamo con Giorgia Cozza, giornalista e scrittrice, specializzata in gravidanza, allattamento al seno, psicologia e salute di mamma e bambino.

Come genitori spesso ci sentiamo disarmati di fronte a quelle emozioni che etichettiamo come negative – rabbia, tristezza, frustrazione – e tendiamo a negarle. Tutti noi abbiamo detto frasi come “non essere triste” o “non ti arrabbiare” di fronte al nostro piccolo treenne in crisi. Come possiamo agire, invece?

“Stare” nelle emozioni può essere molto difficile. Quando il nostro bimbo piange e urla, è normale sentirsi a disagio. Vorremmo aiutarlo, vorremmo che si calmasse, se è triste, il suo pianto ci addolora. E così può venire spontaneo chiedergli di “non piangere”, di “smetterla”, di tornare a sorridere o non arrabbiarsi. Ma il bambino ha diritto di “sentire”, di vivere le sue emozioni ed esprimerle. Questo è l’unico modo perché possa conoscerle, comprenderle e, piano piano, imparare a gestirle.

Se gli adulti cercano subito di “bloccare” l’espressione della rabbia o della tristezza, il bimbo penserà che certe emozioni sono sbagliate e che noi non sopportiamo che lui le sperimenti. E se noi non accettiamo le sue emozioni, anche lui potrebbe non accettarle, reprimerle, nasconderle. 

Nel libro per bambini Ci vorrebbe un abbraccio (edizioni La Coccinella), la piccola protagonista Cocò ci accompagna in un viaggio tra le emozioni: la incontriamo triste, felice, arrabbiata, stanca. La mamma e il papà accolgono ogni suo stato d’animo con rispetto ed empatia, le offrono parole di comprensione e di incoraggiamento e un abbraccio che fa bene a corpo e mente. Un bambino che prende confidenza con il suo universo emotivo negli anni dell’infanzia, sarà un adulto più sereno e sicuro di sé.

Cosa fare, però, se facciamo fatica ad accogliere le emozioni forti del bambino?

Se ci sentiamo in difficoltà, se la sua rabbia rischia di accendere la nostra, è indispensabile fare un passo indietro, fare qualche respiro profondo, ricordare a noi stessi che il nostro bambino sta vivendo un momento di malessere, che è un bimbo molto piccolo e non ha gli strumenti per gestire le emozioni forti che sta sperimentando. Ha bisogno della nostra calma per ritrovare la sua. 

Cosa possiamo fare quando il bambino rifiuta il contenimento fisico dell’abbraccio che gli stiamo proponendo?

Può succedere: alcuni bambini nei momenti di rabbia o sconforto non vogliono essere abbracciati. In questo caso possiamo semplicemente restare accanto al nostro bimbo, spiegando che noi ci siamo per lui. 

Verbalizziamo, ovvero spieghiamo a parole quello che sta provando (“Sei molto arrabbiato!”; “Ti senti triste!”), rassicuriamo e aspettiamo insieme che la tempesta passi. 

Quando il bimbo si sarà calmato, quello sarà il momento giusto per un bell’abbraccio, che aiuta a recuperare la connessione.

A proposito di emozioni forti, parliamo di capricci: perché li chiamiamo così e cosa sono in realtà?

Capriccio, voglia improvvisa e bizzarra, spesso ostinata anche se di breve durata. Così definisce il termine capriccio il vocabolario on-line Treccani. Nella nostra società, i cosiddetti capricci vengono spesso visti come inutili bizze, ostinate proteste, scenate che mettono in difficoltà i poveri genitori. È evidente che questo termine, che contiene già un giudizio negativo, non ci aiuta a capire i nostri bambini e a entrare in sintonia con loro. Un bimbo di 2 anni che urla e piange è un bimbo che, molto semplicemente, ha perso il controllo e non è in grado di gestire le emozioni forti che si sono scatenate dentro di lui. Le sue proteste sono l’espressione della tempesta emotiva che sta vivendo, una vera e propria “crisi emotiva”. 

Nelle pagine di Ci vorrebbe un abbraccio, per sottolineare come si sente la piccola Cocò, nel testo si parla di “una giornata tutta storta”. In un altro mio libro per bambini, Gino capriccino e i calma-trucchi (edizioni Il Ciliegio), si racconta che Gino si sentiva sottosopra, si sentiva “come una barchetta in mezzo alla tempesta” mentre “il vento lo faceva volare di qua e di là”. Leggere insieme una storia che mette in scena le crisi emotive può aiutare il bimbo a sentirsi compreso (è rassicurante scoprire che quello che succede a lui capita anche agli altri bambini!) e aiuta anche l’adulto a vivere questi momenti con lo sguardo giusto. Un bambino non fa “capricci per dispetto”. 

È in difficoltà. È piccolo, non è facile per lui comprendere e tenere sotto controllo emozioni travolgenti come la rabbia, non è facile neppure per noi che siamo grandi, figuriamoci per una creaturina per cui è tutto nuovo e da imparare.

La gestione dei capricci è un cruccio per tanti genitori, soprattutto quando il capriccio avviene in un contesto sociale (al supermercato, alla festa di compleanno, durante un’uscita al ristorante): ci dai qualche consiglio per riportare la calma in famiglia? 

Quando la crisi emotiva si verifica in mezzo ad altre persone, la situazione diventa più faticosa perché il genitore sente anche il peso del giudizio altrui. In una società poco amica dei bambini, può capitare che qualcuno faccia intendere con sguardi o commenti antipatici che i genitori non sono in grado di educare i figli. 

In questa situazione, se possibile, sarebbe di aiuto spostarsi in uno spazio più “riparato”, dove c’è meno confusione e passaggio di persone. I passi successivi sono gli stessi che mettiamo in pratica a casa: mantenere la calma, verbalizzare, rassicurare. Potrebbe essere di aiuto incoraggiare il bimbo raccontando cosa faremo quando sarà tornata la calma: «Quando la rabbia sarà passata, possiamo andare a casa a leggere il tuo libro preferito, a fare quel gioco che ti piace tanto».

È importante insegnare ai bambini a riconoscere anche le emozioni positive?

Sì, ed è utile per loro e anche per noi. Spesso si tende a concentrarsi più sulle emozioni forti come la rabbia o la tristezza, e non si dedica particolare attenzione ai momenti felici, allegri, sereni. Facciamo notare ai nostri bimbi quando si sentono bene, e alleniamoci a notarlo anche noi. 

Oggi si parla sempre più spesso di disciplina dolce: i tuoi libri si ispirano a questa filosofia?

Sì, disciplina dolce, educazione rispettosa, educazione gentile, sono tutte definizioni che sottolineano l’importante cambiamento in corso nella visione educativa. Oggi sempre più famiglie cercano di accompagnare i loro bambini nel cammino della crescita offrendo loro ascolto, accoglienza, incoraggiamento. 

È un bel passo avanti, perché bambini cresciuti con gentilezza, rispetto ed empatia saranno adulti capaci di gentilezza, rispetto ed empatia. Ho affidato questo messaggio al finale del libro Ci vorrebbe un abbraccio: la piccola protagonista viene trattata con gentilezza e affetto dalla mamma e dal papà, e quando la sua mamma è stanca (“La mamma oggi sembra stanca. Non ride, non sorride neppure”), lei se ne accorge e per restituirle il sorriso le offre un abbraccio di bimbo.

Perché è importante superare la logica “premi e punizioni” nell’educazione dei nostri bambini?

Si è visto che premi e punizioni non sono efficaci, non aiutano il bambino a maturare una reale consapevolezza in merito ai comportamenti corretti. So che in passato questi metodi erano la norma e noi stessi siamo cresciuti così, ma oggi sappiamo che ci sono modalità migliori, più efficaci e rispettose. Il bambino che viene punito con castighi o sculacciate, obbedisce per paura delle conseguenze, non perché ha interiorizzato la bontà degli insegnamenti dei genitori. 

Lo stesso avviene con i premi. Non si comporta in un certo modo perché è giusto, ma per ottenere qualcosa in cambio. 

Disciplina dolce è sinonimo di senza regole?

Assolutamente no. Grazie per questa domanda che consente di sottolineare un punto fondamentale. Il genitore non rinuncia al suo ruolo di guida e alla sua autorevolezza. Le regole aiutano il bambino a orientarsi nelle varie situazioni che si trova ad affrontare. 

È il modo in cui vengono gestite che cambia: al bambino si spiega qual è il comportamento da seguire (senza urla o minacce), lo si mostra con l’esempio (che vale più delle parole) e si è disponibili a ripetere il concetto per dargli modo di interiorizzarlo. 

Hai citato due libri per bambini, per quale età sono indicati?

Il libro Ci vorrebbe un abbraccio, grazie alle illustrazioni semplici e chiare e alle pagine cartonate con gli angoli smussati, è adatto anche come prima lettura (già dal sesto mese circa) e si può leggere fino ai 6 anni circa. Il titolo Gino capriccino e i calma-trucchi è adatto per bambini dai 18-24 mesi in su.


Ultimi commenti su Bambini sereni e sicuri con la disciplina dolce

Recensioni dei clienti

Mirea L.

Recensione del 08/08/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 08/08/2025

Un articolo di grande importanza. Diciamo che un po' tutte le emozioni dei bambini sono forti, dalla felicità alla rabbia. Non è scontato, ancora purtroppo, che il genitore sappia gestire le sue di emozioni... ad ogni modo bisogna essere dolci, bisogna avere equilibrio, fermezza e conoscenza per trattare bene le emozioni

Baristo T.

Recensione del 23/11/2024

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 23/11/2024

Ho paura che al giorno d’oggi ci sia bisogno di corsi più seri e più incentrati sui genitori perché non è lasciando i bambini davanti a uno schermo fin da piccoli che si educano i figli. E purtroppo le conseguenze di questa educazione degenere è sotto gli occhi di tutti. Bellissima intervista.

Lia M.

Recensione del 07/11/2024

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 07/11/2024

Articolo attuale più che mai. Sono dello stesso parere, educare non significa essere genitori severissimi, bensì imparare al proprio figlio la comunicazione, il rispetto, l'empatia.

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