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Amarsi per salvarsi o salvarsi per amarsi?

Pubblicato 3 anni fa

Leggi un estratto di "Detox 2.0" libro di Stefano Berlini e Salvatore Satanassi

L’uomo non è un involucro fine a se stesso. È meraviglia di equilibri e interazioni tra ciò che c’è dentro e ciò che c’è fuori, tra una componente materiale e una che non lo è. Ogni cosa, piccola o grande che sia, può creare una risposta.

Il cervello è un’antenna, come lo è il nucleo di ogni cellula; i sensi percepiscono infiniti stimoli; ciò che viene respirato o che entra nel canale digestivo crea mille risposte. Tutto insomma può coinvolgerci, cose visibili e cose invisibili: un oggetto, un’emozione, un colore, un suono, un muro, un pensiero, una frequenza, un odore. E queste infinite possibilità si condensano nella vita, in atomi, molecole, cellule, apparati, organismi e insiemi di organismi, microcosmo dentro microcosmo fino all’infinito macrocosmo. È un miracolo.

Anche i miracoli rispondono a delle regole. Servono una coerenza e un’intenzione.

L’uomo attraverso le sue intenzioni può tutto. Ma queste intenzioni da dove traggono origine? La forma è funzione. Una ruota può ruotare grazie alla sua forma. Un uomo può essere umano grazie alla sua forma. Ma la forma senza l’intenzione perde ciò che è; la ruota se non viene posta su un tracciato in pendenza non rotola, e così l’uomo se non viene posto nella condizione di fruire di sé non manifesta ciò che la forma gli consentirebbe. Questa intenzione svanisce quando qualcosa perde la sua coerenza e quando viene inquinata troppo.

Ciò che è eccessivo infatti lede gli equilibri, e tutto ciò che può lasciare un’impressione tenderà a essere subito invece che a contribuire positivamente. Quello che è in più si subisce mentre un attimo prima poteva essere manna.


Quello che siamo è il frutto del discernimento armonico di tutto ciò che ci circonda.


Dove non avviene il discernimento si accumula qualcosa che ottenebra l’intento e lo scopo cui siamo connessi.

Depurare equivale a togliere le esuvie della larva che potenzialmente è già cicala, depurare ci riporta a noi stessi, alla nostra lucidità psichica ed efficacia biologica.

Per quanto i livelli di depurazione possano essere tanti, sono tutti vie per rinvenire l’intento insito nella nostra forma di essere umano, gradualmente: livello dopo livello di purificazione, gli alchimisti dal piombo ottenevano l’oro.

Depurare è il sintomo insito nella coerenza universale di tendere a un ordine maggiore, anche in termini evolutivi. È un percorso di consapevolezza, fatto di scelta e di intento.

La depurazione diventa un piacere spinta dalla consapevolezza di essere un po’ più la parte migliore di sé, ma può anche diventare una punizione tossica per espiare i propri peccati o un ricatto velenoso per sfuggire alla paura della morte. Eppure la stessa paura della morte è qualcosa da cui potersi depurare.

Tra gli infiniti stimoli cui siamo sottoposti ovviamente dobbiamo inseguire anche quelli piacevoli, ma anche la coscienza influenza la propria concezione di piacere.

Il proposito di questo libro è ampliare coscienza e consapevolezza in modo da saper discernere e scegliere nel piacere ciò che ci permette di dischiudere il meglio di noi stessi.

Più sai più puoi. Non si tratta di padroneggiare un argomento o di avere una conoscenza di nicchia. Occorre saper mettere tutto in relazione, perché noi stessi siamo la sintesi di un tutto.

È irrilevante conoscere alla perfezione il volante di un’auto: è necessario avere una cognizione più ampia per poterne fare un utilizzo sensato in funzione delle potenzialità del mezzo. La filosofia del Tao con la relativa medicina cinese sono un sistema che decodifica la realtà nei particolari ma anche in modo generale e mette tutto in relazione permettendo una comprensione simbolica di come funzionano le cose: quella sintesi si riscontra poi in ogni ambito.

Il detox può diventare un approccio che riassume l’essenza dell’essere umano: ritrovare l’essenzialità, lo scopo, il senso della vita, che può capitare di perdere, proprio perché a volte è necessario perdersi per ritrovarsi.

Il detox interpretato in maniera saggia e inserito in un contesto di ampie vedute non compie l’errore di voler risolvere un particolare senza tener conto di tutto ciò che avviene collateralmente. Cosa che accade invece con le medicine.

Benché il bugiardino informi su probabili danni fisici conosciuti come reazioni avverse non vi è la minima cognizione dell’ampiezza dell’impatto, in termini di vitalità, non esistono misurazioni scientifiche capaci di misurare la vitalità, mentre invece l’auscultazione dei polsi nella medicina cinese ci informa anche su questo.

Ma non solo non vi è questa capacità. Si ignora quasi completamente il concetto di tossicità comportamentale, che analizza in modo grossolano l’effetto lapalissiano sul comportamento umano di uno psicofarmaco o di quelle risposte farmacologiche che sono manifeste, come uno stato di ubriachezza, ma non si considerano quelle più sottili e subdole variazioni umorali e psichiche del farmaco da banco.

Se una sostanza tossica grava su un organo non si ha cognizione della rispondenza psichica di ogni organo. Quindi l’antinfiammatorio affatica i reni, siamo d’accordo tutti, ma nel bugiardino non viene considerato che ciò produce una minore capacità di esercitare volontà, una maggiore suscettibilità alla paura, al rancore e alla delusione.

Eppure sono questi atteggiamenti che in varie filosofie creano prima l’intossicazione e, gradualmente, la malattia. Ecco che l’intossicazione ha vari livelli, ma basta cambiare lente e sono tutti molto riconoscibili.

Compreso ciò, diventa più naturale voler conoscere e motivarsi per inserire aspetti salutistici nella nostra vita, permettendo alle armi insite nella biologia umana di attivarsi ed essere efficaci contro i continui bombardamenti cui siamo sottoposti.


Lo scopo non è difendersi, ma vivere pienamente e in connessione armonica con ogni parte di noi.


La cartina tornasole, alla fine di tutto, non sarà dire “mangio bene”, ma sarà possedere lo Shen, quell’armonia luminosa nello sguardo che la medicina cinese identifica come la presenza dello spirito divino nel nostro cuore, quella capacità di essere umani nel senso più sublime.

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