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Allergia al Nichel: sintomi e test per scoprire se ne soffri e consigli di alimentazione

Pubblicato 11 mesi fa

Le sindromi “simili” all’intestino irritabile sono sempre più diffuse: ecco come distinguerle e quali test fare per una diagnosi affidabile

Oggi, sempre più persone si rivolgono allo specialista gastroenterologo per alcuni sintomi molto frequenti che, nello specifico, si manifestano con alterazioni dell’alvo (dalla diarrea cronica alla stipsi) o come gonfiore e dolore addominale. 

Come è arcinoto, questi singoli sintomi possono presentarsi in molteplici occasioni senza per questo essere una patologia; come può succedere dopo una grigliata, un’abbondante libagione o la guerra “gastronomica” nota al grande pubblico come “cene natalizie e dintorni”. Ma quando questi sintomi durano da tempo e si presentano più volte durante la settimana, una volta escluse le “patologie peggiori”, viene in mente la ben nota sindrome dell’intestino irritabile (IBS), da troppi confusa con il “colon irritabile” (1).

Indice dei contenuti:

Che cos’è la sindrome dell’intestino irritabile

È la più conosciuta e la più frequente delle “malattie gastrointestinali funzionali” classificate da un panel internazionale di medici e ricercatori che è nato a Roma nel 1988, quando, in preparazione per il Convegno mondiale di Gastroenterologia del 1990, il Prof. Aldo Torsoli ebbe l’intuizione di creare un comitato scientifico per superare la vecchia definizione di “colon irritabile” e di sviluppare linee guida diagnostiche per la sindrome dell’intestino irritabile. Questa sindrome non sembra riconoscere un’unica causa. E la medicina moderna, che non identificando la causa non sa proporre una cura specifica, non riesce a fare di meglio che applicare “soluzioni farmacologiche tampone” ai molteplici sintomi.

Ma a leggere le parole di Ippocrate, il padre della medicina occidentale, identificare una causa potrebbe essere più semplice di ciò che sembra, giacché, lui scrive: «Chi non conosce il cibo non può capire le malattie dell’uomo».

Recentemente, infatti, condizioni patologiche come le “allergie alimentari” (non parliamo di intolleranze, ma di allergie non-IgE mediate) e le reazioni avverse agli alimenti stanno prendendo sempre più piede nello scenario di quelli che possono essere definiti “disturbi simili all’IBS”, poiché il modo in cui si manifestano e i sintomi sono comuni, e si sovrappongono a quelli tipici dell’intestino irritabile. 

Più problemi medici, ma con meccanismi patogenetici diversi, si manifestano in maniera simile e vengono etichettati sotto l’unico grande ombrello dell’intestino irritabile (IBS). In determinate circostanze, una diagnosi esclusiva e “pura” di IBS non può onestamente essere raggiunta perché fino all’80% dei pazienti con intestino irritabile identifica il cibo come possibile fattore scatenante dei sintomi (2). Com’è il caso dei cibi ad alto contenuto di nichel.

Nichel: in che alimenti si trova e come si manifesta

Il nichel (Ni) è un elemento onnipresente in natura. È coinvolto in molti processi fisiologici umani, ma ad alte concentrazioni può anche essere tossico, inducendo disturbi infiammatori e allergici in soggetti predisposti. Ovvero, in quei soggetti che hanno una delle 5 alterazioni genetiche favorenti o che ne sono esposti professionalmente.

Il Ni può essere ingerito, può entrare in contatto con la pelle o essere inalato. Ma la principale fonte di Ni per l’uomo è il cibo: i livelli contenuti negli alimenti variano da <0,1 a 0,5 mg/kg e dipendono dal contenuto di Ni nel suolo e nell’acqua, dalla produzione industriale e dal processo di confezionamento.

Gli alimenti ricchi di Ni sono una marea: pomodoro, cacao, liquirizia, legumi, funghi, verdure a foglia larga, farina integrale, soia (che è un legume), mais, cipolla, aglio, crostacei, noci, cibo in scatola e tè (3). Inoltre, altri alimenti come il mais (ma non il mais bianco italiano), sono ricchi di Ni a causa dei fertilizzanti utilizzati nei terreni ad alto sfruttamento.


Sebbene la più conosciuta manifestazione clinica dei disturbi legati al Ni sia la dermatite da contatto – orecchini di bigiotteria, cinture, bottoni dei jeans ecc.) - l’esposizione al Ni può manifestarsi anche in maniera molto diversa includendo, oltre alle manifestazioni dermatologiche, anche quelle gastrointestinali ed extraintestinali.


La consapevolezza generale dell’allergia al Ni sta progressivamente aumentando, così come alcuni fattori di rischio ambientale, come l’industrializzazione del cibo e i moderni modelli dietetici, e l’allergia al Ni mostra una prevalenza nella popolazione generale molto alta. Secondo l’European Surveillance System of Contact Allergy (ESSCA), la prevalenza di patch test epicutanei positivi al Ni è di circa il 30% in Europa (4).

Molto molto vicino a dire che una persona su tre in italia ne soffre. Come dicevamo, la dermatite allergica da contatto (ACD) è la manifestazione clinica più nota correlata al Ni e la sua diagnosi si basa sul patch test epicutaneo. Test gravato da un numero significativo di falsi negativi.

E oltre alle manifestazioni dermatologiche, i sintomi correlati al Ni nei pazienti sensibili sono principalmente gastrointestinali: dolore addominale, gonfiore, diarrea, costipazione, ulcere orali, nausea, vomito e malattia da reflusso gastroesofageo. A volte con il reflusso tipicamente acido, ma molto più spesso con manifestazioni di reflusso atipico: sapore amaro o metallico in bocca, afte orali, sensazione di bolo esofageo, tosse stizzosa. Anche quando in terapia con inibitori di pompa protonica (gastroprotettori).

Più recentemente, la mucosite (infiammazione della mucosa) allergica da contatto da Ni è stata suggerita come possibile causa di sintomi simili alla sindrome dell'intestino irritabile (IBS), che si manifesta come un’infiammazione gastrointestinale di basso grado dovuta alla continua esposizione alimentare ai cibi contenenti nichel (medio e alto contenuto). Anche in questo caso la diagnosi si dovrebbe basare sul patch test, ma ecco spiegato il motivo della frequente negatività di questo test: nella punta del dito, ci sono 100 strati di pelle mentre la mucosa – dalla bocca fino alla rima anale – è caratterizzata da un singolo strato di cellule. Molto più facile, quindi, che il contatto con il Ni in soggetti predisposti infiammi la mucosa che non la pelle. 

Per questo, la ricerca italiana – guidata dal prof. Antonio Picarelli (5) – per la diagnosi si basa più sul patch test mucosale (omPT) (6). Dopo 2 ore di esposizione può indurre specifiche alterazioni locali sulla mucosa labiale dei pazienti Ni-sensibili (come edema e iperemia) correlate a una risposta del sistema immunitario innato (quello, cioè, che nasce con noi e si porta appresso una “memoria” per tutta la vita). Raramente possono comparire lesioni aftose/vescicolari anche dopo 24-48 ore, identificate come reazione di ipersensibilità di tipo IV (7).

Sindrome sistemica da allergia al nichel: quale alimentazione è indicata

Che si tratti di una dermatite o di una mucosite, entrambe possono essere presenti ed incluse nella cosiddetta sindrome sistemica da allergia al Ni (SNAS), che manifesta sintomi intestinali ed extraintestinali (respiratori, neurologici, osteo-muscolari eccetera). In molti studi, una dieta a basso contenuto di Ni si è rivelata efficace, poco costosa e priva di effetti collaterali significativi, a parte l’elevato rischio di stitichezza dovuto allo scarso apporto di fibre e allo “squilibrio” dei micronutrienti. Tuttavia, ci sono migliaia e migliaia di italiani (donne soprattutto) che ritengono che la soluzione sia portare avanti, per una vita, una dieta priva di Ni, al limite tra la paura di contaminazione e l’applicazione di dogma religioso. Ma le ricerche scientifiche confermano davvero che la dieta di privazione a vita è efficace?

Secondo il dott. Pizzutelli (8) in letteratura non c’è un accordo generale sull’efficacia di un trattamento dietetico. 

Altri, invece, confermano un miglioramento della dermatite con una dieta priva di Ni o a basso contenuto di Ni per un periodo tra quattro settimane a sei mesi (9). Altre evidenze scientifiche hanno evidenziato come l’ipo-sensibilizzazione orale abbia ridotto i sintomi e indotto tolleranza orale al Ni senza effetti collaterali consentendo di reintrodurre gradualmente e in sicurezza cibi ricchi di Ni e migliorando sintomi e qualità di vita, come negli studi del dott. Minnelli (10). 

Purtroppo, al momento, non ci sono studi che dimostrano, in maniera inoppugnabile, gli effetti a lungo termine di una dieta a basso contenuto di  Ni o della desensibilizzazione orale del Ni. 

Anche se le strategie terapeutiche non mancano (questo sarà argomento di uno dei prossimi articoli sul Ni che pubblicheremo su questa rivista), con il Ni ci si può convivere se sai come fare e quali sono i meccanismi che portano ad una SNAS puoi disattivarli, ridurli di intensità o ripararli. Com’è il caso della mucosa del primo intestino dopo il duodeno.

Ma la cosa prioritaria è la diagnosi: troppi pazienti vengono etichettati come affetti da sindrome dell’intestino irritabile ma troppo pochi sono gli specialisti italiani che si rendono conto che un terzo della popolazione italiana ha problemi da contatto (cutaneo, mucosale o entrambi) con il nichel.  

Dove e come può sorgere il dubbio? Problemi ad indossare la bigiotteria, allergia da contatto con certi make-up, con la tintura per capelli; dermatite dopo aver la doccia; ma anche indigestione o “sintomi” da intestino irritabile dopo aver mangiato cibi ad alto contenuto di nichel. In attesa del prossimo articolo, ti invito ad ascoltare la tua pancia, perché lei sa, e comunica con te, se sei disposto ad ascoltarla. Perché la tua salute vale.

BIBLIOGRAFIA

1. G. Prinzi, L. Emma – Ascolta la tua pancia – Ascolta la tua pancia Perché tutte le malattie nascono nel “colon (intestino, prego!) irritabile” – Mind Edizioni 2021.

2. Nuove intuizioni sui disturbi simili all’IBS: il vaso di Pandora è stato aperto; una recensione – “Gastroenterol Hepatol Bed Bench.” 2017 Spring; 10(2): 79–89  -  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5495893/

3. Dieta a basso contenuto di nichel in dermatologia- “Indian J Dermatol.” 2013 May-Jun; 58(3): 240. - https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3667300/

4. Risultati ESSCA con nichel, cobalto e cromo, 2009-2012 – “Contact Dermatitis” 2016 Aug;75(2):117-21 - https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27385522/

5. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?sort=date&size=20&term=Picarelli+A&cauthor_id=34237639

6. Patch test della mucosa orale: un nuovo strumento per riconoscere e studiare gli effetti avversi dell’esposizione alimentare al nichel. “Biol Trace Elem Res.” 2011; 139 :151–9 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/20204548

7. Caratterizzazione immunologica della mucosite allergica da contatto correlata all’ingestione di alimenti ricchi di nichel. “Immunobiology”. 2014;219:522–30 - https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/24703602

8. Ipersensibilità sistemica al nichel e dieta: mito o realtà? – “Eur Ann Allergy Clin Immunol.2 Febbraio 2011;43(1):5-18. - https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/21409856/

9. Sindrome da allergia sistemica al nichel: dati epidemiologici da quattro unità di allergologia italiane – “Int J Immunopathol Pharmacol.” 2014 gennaio-marzo;27(1):131-6. - https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/24674689/

10. L’iposensibilizzazione orale al nichel induce un miglioramento clinico e una diminuzione delle citochine TH1 e TH2 nei pazienti con sindrome da allergia sistemica al nichel – “Int J Immunopathol Pharmacol.” 2010 gennaio-marzo;23(1):193-201 - https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/20378005/

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Ultimi commenti su Allergia al Nichel: sintomi e test per scoprire se ne soffri e consigli di alimentazione

Recensioni dei clienti

Gilia M.

Recensione del 07/12/2024

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 07/12/2024

Interessante sapere che l'allergia al Nichel possa influenzare addirittura l'area intestinale. In effetti è detto anche il nostro secondo cervello e se tutto il nutrimento viene da lì è giusto pensare che il nichel lo influenzi.

Baristo T.

Recensione del 19/09/2024

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 19/09/2024

Articolo interessantissimo che potrebbe far ricredere molte persone sul proprio stato di salute intestinale. A volte si pensa a una cosa e invece è un apporto troppo alto di nichel. Grazie per questo estratto che cercherò di approfondire meglio.

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