Alla scoperta della lifestyle medicine con Silvia Goggi
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4 anni fa
Scopri come cambiare il tuo stile di vita per trattare o evitare alcune delle malattie più diffuse tra la popolazione occidentale
Laureata in Medicina e Chirurgia e specializzata in Scienze dell’Alimentazione, la dottoressa Silvia Goggi ha pubblicato tre libri sull’alimentazione a base vegetale per adulti e bambini e ha recentemente creato il primo tele-ambulatorio medico vegano, la Plant-Based Clinic, insieme a molti altri professionisti.
Attivissima su Instagram dove fornisce preziosi consigli alimentari, è anche una delle pochissime figure sanitarie italiane certificate dalla International Board of Lifestyle Medicine americana.
Partiamo dalle basi: in parole semplici, ci descrivi la lifestyle medicine?
La lifestyle medicine è quella branca della medicina che si occupa di utilizzare le modifiche dello stile di vita come strumento di cura o prevenzione di quelle patologie che vedono come causa, appunto, un errato stile di vita in uno o più dei suoi pilastri.
In altre parole, invece di tappare la toppa con un farmaco che tratta il sintomo, la lifestyle medicine va dritta alle cause del problema.
Come hai scoperto e ti sei avvicinata alla lifestyle medicine?
Ho scoperto la lifestyle medicine mentre approfondivo gli studi dell’alimentazione a base vegetale che è proprio uno dei suoi pilastri, e da qui ho scoperto gli altri: esercizio fisico, l’astensione da sostanze come alcolici e tabacco, la gestione dello stress e il riposo.
Perché la medicina tradizionale, soprattutto in Italia, è ancora restia a ‘prevenire piuttosto che curare’?
Senza cadere in complottismi, manca un’adeguata formazione a riguardo.
Durante le lezioni di medicina all’università notai che si analizzavano le patologie per diffusione nella popolazione, i fattori di rischio che spesso riguardano proprio lo stile di vita (alcol, fumo, grassi saturi), ma poi nella terapia venivano nominati solo farmaci e non modifiche allo stile di vita. Per approfondire questi aspetti ho dovuto fare un corso presso un’università americana e sostenere un esame internazionale.
In Italia molti colleghi ignorano questa materia, anche se fortunatamente sta crescendo l’interesse verso la prevenzione delle patologie.
Uno dei pilastri della lifestyle medicine, la ‘positive social connection’ è stata fortemente penalizzata nell’ultimo anno e mezzo dalla pandemia. Credi che i professionisti sanitari (e i pazienti) stiano rivalutando l’importanza dello stile di vita per preservare la buona salute?
Gli effetti della mancanza di connessioni sociali hanno creato un’epidemia parallela a quella del COVID-19, fatta di isolamento e compromissione della salute mentale.
Non a caso, nelle ‘zone blu del mondo’ (le comunità più longeve ndr), il senso di comunità, il ritrovarsi a parlare davanti a una tazza di tè, l’aiutarsi tra famiglie e il conoscersi intimamente è sempre presente.
Internet può certamente aiutare ma non è una connessione ‘vera’, e non può apportare gli stessi benefici.
Tu ti occupi di alimentazione (un altro pilastro della lifestyle medicine) e hai scritto diversi libri sull’argomento. Se dovessi identificare i tre maggiori problemi dell’alimentazione occidentale moderna, quali sarebbero?
- Deficit di cibi vegetali, con conseguente eccesso di cibi animali (e quindi di grassi saturi, sale e colesterolo),
- mancanza di cibo ‘vero’ e nutriente,
- ignoranza su alimenti che vengono consumati, pensando che siano cibo ma non lo sono, come il cibo spazzatura.
Nel tuo ultimo libro, l’Anti-Dieta, spieghi come abbandonare la moda delle diete affamanti e impossibili per concentrarsi su pochi principi basilari, anzi buone abitudini come le chiami tu, per mangiare sano senza avere sempre la bilancia in mano. Come è nata l’idea di questo libro?
È nata perché nella mia pratica clinica di tutti giorni, uno dei problemi che mi trovavo più spesso a dover risolvere era ‘Faccio diete da una vita e devo ancora dimagrire, aiuto!’.
Ho semplicemente spiegato che per raggiungere un deficit calorico non è necessario mangiare poco cibo ed essere tristi, ma tanto cibo che sia bello e buono e grazie a qualche accorgimento fornisca meno energia, così da creare il deficit calorico necessario a perdere peso, quando necessario.
Parlaci della Plant-Based Clinic, come è nata?
Plant-based Clinic è nata mentre studiavo per dare l’esame di lifestyle medicine. C’era un capitolo dedicato a come dovrebbe essere lo studio medico ideale, in cui incontrare e dedicarsi ai pazienti.
Io immaginavo una palestra in cui fare yoga, una sala per fare mindfulness e corsi di cucina, ambulatori non solo di nutrizione, ma tutti aventi come base di partenza i principi della lifestyle medicine. Grazie alla telemedicina, questa visione è diventata realtà.
Una buona abitudine che ancora non hai ma che vorresti acquisire?
Vorrei riuscire a meditare tutti giorni…. Ci arriverò!
Il tuo piatto preferito?
La pizza in ogni sua declinazione!
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