'Adam
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4 anni fa
Leggi un estratto da "Il Grande Rivolgimento" di Annick De Souzenelle per scoprire la genealogia di ‘Adam oggi
Questo nome del primo patriarca viene dato il sesto giorno della Genesi all'ultimo animale strisciante della terra: remesh, che Dio ha creato e al quale propone un onore incredibile! Questo nome è tanto più importante in quanto, non solo presiede alla vita del primogenito della razza umana, ma tutta la specie umana ne è erede. Inoltre è essa, e dunque ogni Adam (uomo e donna), a essere chiamata a fare e a essere fatta dal suo Dio, per giungere alla somiglianza divina.
Creato animale, fra quelli che popolano le "acque-in-basso" nel quinto giorno della Genesi, al limite di ciò che si può paragonare a una espirazione divina, è rivestito del nome di 'Adam nel sesto giorno con la sua accettazione a farsi carico dell'inspirazione.
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In questo sesto giorno è quindi creato di nuovo, come una nuova nascita, ma questa volta in qualità di immagine di Dio, e maschio e femmina, per giungere alla somiglianza. Differente da Dio, è fatto "altro lato" di Dio, ossia dunque il femminile di Dio. Ci è quindi possibile dire che egli ha firmato il contratto di nozze con Dio.
Ha promesso di ritornare a Dio con una sorta di marcia nuziale formata allora dall'integrazione progressiva delle energie animali che ha a carico.
L'ultima parte del racconto di «Pelle d'asino» illumina bene questo percorso che porta l'umanità femminile dinanzi al suo Dio a disfarsi della tunica di pelle animale e a indossare abiti colorati sempre più smaglianti, da quello della pelle d'asino fino al vestito di sole, e a quello intessuto d'oro alla vista del Signore.
Quello che ci viene qui rivelato è fondamentale: solo recuperando la dinamica della propria ontologia l'Adam farà l'esperienza della vera sua libertà. Deviare da questo cammino nuziale ne deificherebbe gli aspetti mutevoli di cui l'Adam diventerebbe schiavo. E questa è purtroppo la sua attuale scelta!
Le Scritture ci presentano dunque l'Adam come essere creato, svuotato di Dio, secondo due differenti tappe: nel quinto giorno della Genesi, nella sua qualità animale (una delle "polveri" di quel "brulichio" animale), e una seconda volta in questo sesto giorno, nella sua qualità divina.
Lo sguardo divino l'ha penetrato d'un fuoco che è quello dello spirito e del quale nessun altro animale sarà provvisto. Questo fuoco fa la grandezza dell'Adam e la immensa sua responsabilità, in quanto egli deve giungere a svegliare e a far germinare il seme divino che è l'immagine.
L'Adam è allora iniziato alle leggi divine che presiedono alla sua vita, in particolare a quella che, in immagine, implica la sua diversità specifica rispetto al suo "altro lato", il proprio femminile chiamato 'Ishah (oggi il nostro inconscio); e questa è carica del mondo animale creato nel quinto giorno della Genesi, da dove V'Adam è stato tratto; essa d'altronde porta il nome di 'Adamah nella sua qualità di matrice; 'Ishah qualifica la sposa. Le nozze dell'Adam con la sua 'Ishah condizionano quindi quelle che egli è chiamato a vivere con il suo Dio.
Sposare 'Ishah significa penetrare nel profondo del suo essere e prendere una a una, dopo aver dato loro un nome, le energie animali che lo abitano e vi esprimono la loro violenza. Incorporata, ognuna di queste energie fornirà la sua informazione (Genesi!, 19).
Ma riconoscere e dare un nome a queste potenze che costruiscono la prima identità dell'Adam, il suo ego animale, implica una prova di arduo discernimento, di umiltà e di distacco. Questa prova - quella narrata nel terzo capitolo della Genesi - 'Ishah la sostiene da sola; V'Adam, totalmente incosciente, abbandona il suo femminile alle prese con le tre fiere che sono nel loro lato oscuro - godimento, possesso e potenza - tutte tre risvegliate all'attrattiva dell'albero della conoscenza. L'incosciente 'Ishah, confusa con le fiere, prende il frutto e lo porge all'Adam disattento, che lo mangia.
Ora «il giorno in cui mangerete, muterete» (Genesi!, 17), gli era stato detto. E V'Adam muta, ma regredendo; ritorna allo stato di indifferenziazione con la sua 'Ishah, confuso con i propri animali dell'anima, polarizzato sulle proprie radici terrestri. E ridiventato lo strisciante promesso alla somiglianza - Dio infatti, da parte sua, è fedele! Ma l'Adam è dimentico di questa promessa divina, dimentico di molte cose!
Non ci riferiamo infatti a un 'Adam che, per punizione, sarebbe stato cacciato da un paradiso dove viveva insieme a Eva, sua sposa, ma a colui che, dopo essere stato tratto dal mondo animale, è stato rivestito della veste sacra della sua ontologia per incorporare quel mondo animale. Avendo Dio verificato se ha fatto sua quella veste protettiva, è bocciato.
Essendo regredito allo stato di confusione con la sua 'Ishah interiore, non ha più comunicazioni con lei e si lascia divorare dal mondo animale che lo abita invece di incorporarne l'energia e riceverne l'informazione.
Il suo femminile interiore dimenticato, si polarizza sulla sua donna esteriore Eva, Hawah in ebraico, così chiamata "perché dà la vita" (Genesi, 20), ma una vita animale. Colei infatti che darebbe la vita divina sarebbe Hayah, essendo Hay la vita, quella che, di qualità divina (tramite la lettera yod), si ottiene quando, vincendo sulla "barriera" he, l'Adam otterrà la propria ontologia.
Ciò significa che Hawah, Eva, dà soltanto la vita animale, in cui la presenza divina rimane una fragilissima semente.
Le generazioni di Uomini che la Bibbia presenta e che formeranno oggetto della nostra meditazione includono pertanto uomini e donne, immagini di Dio, ma che - nell'immediato - hanno perduto il percorso di somiglianza.
E quando questo verrà ritrovato, sarà detto piuttosto cammino di deificazione.
Lo stato della verticalizzazione metafisica dell'essere umano, di cui è simbolo 'ADAM, sarebbe dunque apparso 10500 anni prima dell'era cristiana. H'Adatn farebbe proprio il primo mese di gestazione cosmica. Soffermiamoci sul suo nome. La lettera A, 'alef, che sta in testa - prima lettera dell'alfabeto ebraico - profila il nome di 'Elohtm, Dio creatore, e dam è il "sangue".
'Adam è il sangue divino; e questa presenza divina nel suo sangue ne fa battere il cuore. Il nome della lettera di mezzo dalet significa la "porta"; essa è circondata dal sostantivo 'em che significa la "madre". 'Adam ha vocazione di maternità, ossia di mettersi al mondo attraversando una serie di porte per giungere a ciò di cui è simbolo il mem finale, cioè Mayim, le "acque" che, in finale, richiama le "acque-in-alto" e il mondo divino: 'Elohim.
Non è questa allora la finalità: nascere alle "acque-in-alto", dunque raggiungere lo Sposo che grida il nome di 'Adami La cosa non può essere ignorata da questo studio, tanto piij che il nome 'Adam regge pure tutta la dinamica che spinge quest'impulso fondamentale: il desiderio!
Rispettoso della libertà dell"Adam, Dio si è ritirato: Shabbat. L"Adam lo cerca e lo desidera. Da lui allora si alza, nel suo inconscio - polo terra - un vapore 'ed: cioè la parola formata dalle due prime lettere del suo nome, vapore che viene a innaffiare il fragilissimo seme (Genesi!, 6).
A questo desiderio dell'Uomo per il suo Dio, Dio risponde con un grandioso orgasmo che lascia fluire le "acque-in-alto" (mem, finale del nome 'Adam) in un fiume UNO, divino! (vedi p. 69 la tavola del corpo umano secondo la tradizione mistica ebraica).
Questo fiume, che è di fuoco, si offre a 'Adam in base a quanto quest'ultimo può sopportarne: inoltre esso si divide in quattro teste, in quattro principi di vita, a seconda che l'Adam assuma la matrice del cranio o la matrice di fuoco, oppure ancora prima, a seconda che egli sia emerso dalla matrice d'acqua o che continui a restarvi immerso. Perché anche in pieno affondamento riceve dal suo Dio, oltre alla vita fisiologica, quella dei suoi sogni, delle sue ispirazioni, delle sue rivelazioni che gli vengono date e della sua travolgente ricerca di senso e di bellezza {Genesi!, 10-14).
Abbiamo qui i versetti più importanti e commoventi riguardo alla genesi del desiderio, il suo stesso archetipo. E questo fa capire quanto l'Uomo esiliato da Dio dia a ogni oggetto del suo desiderio un bisogno d'infinito! Quando l'oggetto non è pili l'Amante divino, l'Uomo esige inconsciamente da questo oggetto che abbia un valore di assoluto. Può allora diventare idolo, e sarà più o meno in fretta rigettato, spesso ferito, sostituito, consumato, negato... e dunque generatore a sua volta di ferita!
Lo sguardo che ho appena dedicato al nome 'Adam riguarda l'intera umanità. L'Adam è oggi tradotto con la parola: Uomo - che io scrivo con la maiuscola per distinguerlo da quello che, scritto con la minuscola, è il compagno della donna, ella pure un essere umano, un Uomo: un 'Adami
Ma V'Adam al quale rivolgo ora la mia attenzione è quello che fa proprio il primo mese di gestazione cosmica. Egli è colui che, secondo la Genesi, ha preso e mangiato il frutto dell'albero della conoscenza che egli non era diventato; è quindi rimandato allo stato di strisciante, carico del seme divino che porta l'informazione del suo divenire divino, ma semente sepolta, per ora, in fondo alle "acque-in-basso", dunque della sua incoscienza. La sua 'Ishah, confusa con lui, è così misconosciuta.
Questo fatto mi porta a precisare che si tratta in realtà, in questa gestazione del"Adam, di quella della semente deposta da Dio-'Elohim, nel cuore dell'altro lato dell'Adam, la sua sposa. Pienamente realizzata, questa semente farà nascere colui che il Vangelo chiama "Figlio dell'Uomo". L'evangelista san Giovanni, ai piedi della croce, sarà riconosciuto colui che ha raggiunto questa grandezza.
Per il momento ci inoltriamo nello studio dei primi mesi di gestazione cosmica, nel corso dei quali i nomi dei patriarchi illustrano coloro che, nati dalla nostra natura animale, sono chiamati "figli della donna".
«San Giovanni Battista - così dice Gesù - è il più grande tra i figli della donna» (Matteo 11, 11).
Le traduzioni sono in questo caso difficili, perché la parola 'Ishah, che qualifica oggi la donna, è, nella sua ontologia - l'abbiamo visto -, il nome della sposa interiore dell"Adam, a lungo ignorata e che chiamiamo ora l"'inconscio".
Questo verrà detto subito all'inizio, alla lettura di quanto è detto del primo patriarca:
H'Adam conosce Hawah (Eva) sua 'Ishah; ella concepisce e partorisce Qayin; e dice: «Ho acquistato un uomo YUWH», e aggiunge a questo parto quello di suo fratello, Habel.
Inizialmente Hawah e 'Ishah sono confuse. Siamo proiettati al di qua del processo divino di differenziazione studiato in precedenza. 'Adam ignora il suo "altro lato" (che non è mai stato una costola!).
Il secondo capitolo della Genesi - che ci rivela l'ontologia deW'Adam - termina con ciò che viene ufficialmente tradotto: «L'Adam e la sua 'Ishah erano ambedue nudi e non ne avevano vergogna».
La nudità, 'arom, è la stessa parola ebraica dell'astuzia, quella che qualifica il Satan nel versetto seguente, cioè il velo posto sopra la conoscenza. E la vergogna è la traduzione moralistica della confusione, come lo dimostra Noè uscendo dall'arca, che è "ebbro e nudo", ebbro di conoscenza acquisita nell'arca e nudo di sapere che non sa niente.
Ugualmente il profeta Elia sale nudo sul carro divino, totalmente conoscente e dunque dentro una nube di inconoscenza.
La qualità relazionale dell"Adam e della sua 'Ishah, dopo la loro differenziazione, può essere quindi tradotta da questo versetto: L'Adam e la sua 'Ishah sono ambedue conoscenti (del percorso che devono fare) e non sono più confusi (possono dunque farlo).
Ma, disattento al momento del controllo divino necessario affinché V'Adam non venga bruciato dal fuoco del fiume UNO, l'Adam si trova nuovamente confuso con la sua 'Ishah.
Ora essi vengono rimandati allo stato animale, sempre immagini di Dio, ma voltati al contrario del percorso detto "di somiglianza", sviati da ogni cammino nuziale verso Dio. Non è più 'Adam che parla, ma 'Eva-'Ishah, il suo inconscio: «Ho acquistato un uomo YHWH», grida («con l'aiuto di» come viene tradotto, essendo un semplice errore grammaticale).
'Ishah mette al mondo il «figlio della donna» e non il "Figlio dell'Uomo»! Ella lo crede un Dio!
Questo versetto bibhco apporta un chiarimento psicologico circa il nostro comportamento ancora attuale, perché la donna - questo 'Adam 'A cui inconscio è ancora piìi pregnante, pili esigente di quello dell'uomo - proietta il divino sopra il "maschile-sposo", ma anche "figlio". Ella ha in questo la sua parte di responsabilità riguardo al primato dato all'uomo.
Quando Eva mette al mondo il secondo figlio, il testo dice «che ella aiuta il suo parto» colui che sarà solo un'aggiunta, Habel, il «fratello di Qayin». E un supplemento, quasi un di troppo: non è recepito come "figlio", ma come fratello di Qayinl Per di più, sembra che sia mingherlino. Così lo chiama Habel, il "non vale niente"!
Ciò fa pensare a questo ultimo-nato, malaticcio e all'apparenza un po' fragile, di un re leggendario, i cui figli maggiori sono cavalieri armati e promessi alle pili nobili conquiste, mentre lui è relegato in fondo a una caverna del castello; e questo fino al giorno in cui il regno viene attaccato, i figli maggiori uccisi, il paese minacciato di rovina; è allora che l'ultimo-nato, munito di un semplice bastone, salverà il regno!
Vedremo cosa ne sarà di Habel. Ma fin d'ora intuiamo in lui una misteriosa presenza tanto pili disprezzata e respinta in quanto meno lusinghiera e forse fa paura.
E quella che formerà oggetto della sterilità di molte coppie della Bibbia per il fatto che essa simbolizza il seme divino fondante sepolto nel profondo dell'Ishah ontologica, l'inconscio dell'essere: quella che, realizzata, farà nascere il "Figlio dell'Uomo", ma che, nell'immediato, è apparentemente morta.
Così è detto di 'Adam, di colui dunque che ha fallito davanti alla prova che verificava il suo passaggio da uomo animale informato della sua più profonda ontologia, rispetto a Chi è diventato capace di realizzarne la promessa.
Respinto, come ho detto più sopra, allo stato animale, arriva appena a verticalizzarsi nel corpo e a conquistare la funzione elocutoria.
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