Vai al contenuto principale Vai al footer

  +39 0547 346317
Assistenza dal Lunedì al Venerdì dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18, Sabato dalle 8 alle 12

Accetta la tua parte bambina prima di diventare mamma

Pubblicato 3 anni fa

Leggi l'estratto del libro "La Vita Dentro" di Wilma Riolo

Bambina, adulta e genitore: a ognuno di loro e a tutti e tre insieme è dedicato questo capitolo.

È sorprendente pensare che puoi essere tre in uno: una bambina, un'adulta e un genitore. Tre che si prendono per mano e che si muovono con disinvoltura sul palcoscenico della vita.

Ora la protagonista è la te bambina che ama giocare con il suo gatto, ora l'adulta che si occupa dei suoi sbalzi d'umore, ora il genitore che offre un gesto di cura al figlio in grembo, cantandogli una ninna nanna.

Tre, un bel numero!

Tanto il due divide quanto il tre unisce. Tanto il numero due crea separazione - bianco o nero, luce o buio, caldo o freddo - quanto il tre fa convergere gli opposti.

Pensa alla forma del triangolo dove due punti separati nello spazio si uniscono convergendo in un terzo punto situato più in alto.

Il tre è unione, è l'approccio al conflitto dualistico che tiene insieme entrambe le parti senza rinnegare nessuna delle due.

Due ele­menti hanno bisogno del terzo per trovare conciliazione tra loro: l'essere umano spesso ricorre a una terza persona per cercare la mediazione. E dunque accogliere il tre dentro di te significa dar vita alla con­giunzione degli opposti: un processo questo davvero importante per il benessere di donne e uomini.

Indice dei contenuti:

Partiamo dal comincio, come direbbe un bambino, e vediamo insieme chi è la bambina, la prima dei tre inquilini che vivono nella tua casa interiore. 

La bambina nella prima parte: la gravidanza

La bambina che vive al tuo interno è quella parte di te che sente di non essere capace di affrontare da sola alcune delle difficoltà che si snodano lungo il sentiero della vita.

Bambino del resto è colui che viene al mondo senza la facoltà di potersi occupare di se stesso e che ha bisogno, per sopravvivere, dell'aiuto dei suoi genitori.

Questa stessa necessità la ritroviamo in natura: il cucciolo d'animale non sa procurarsi il nutrimento necessario alla sua soprav­vivenza facendo esclusivamente leva sulle sue forze; all'inizio, per sfa­marsi, deve potersi avvalere dell'aiuto della sua mamma e del suo papà.

In ognuno degli esseri umani vi è dunque una parte che sente di non farcela da sé: un pezzo del puzzle che percepisce di aver bisogno dell'al­tro per sentirsi al sicuro o capace di superare una determinata situazione.

Nell'aver bisogno dell'altro non c'è nulla di sbagliato: in questo sen­tire, e nell'atto che ne consegue che è il chiedere aiuto, vi è semplice­mente la manifestazione di una delle parti che albergano dentro di noi: la nostra parte bambina.

Purtroppo però in molti di noi sussiste invece la credenza erronea che nel vivere quotidiano ce la si debba sempre cavare da soli. Quante volte ci siamo infatti sentiti dire che nella vita vincono i forti o che è da deboli chiedere aiuto?

Accogliere la nostra parte bambina non significa comportarsi a 360° come bambini bisognosi; questa non ci chiede affatto di diventare l'unica protagonista della nostra vita nonostante purtroppo questo protago­nismo oggigiorno sia presente con una certa frequenza nella maggior parte degli uomini e delle donne la cui età anagrafica corrisponde però all'adulta.

Tuttavia questa non ci chiede nemmeno di tenere in vita un atteg­giamento del tutto contrario a quanto appena menzionato: mi riferisco alla sua negazione totale, al considerare sbagliata la sua espressione al nostro interno, atteggiamento anch'esso presente in buona parte degli esseri umani.

Ciò che invece ci invita a fare nei suoi confronti è di esser da noi rico­nosciuta anch'essa come qualità esistenziale, funzionale al nostro benes­sere.

In talune situazioni o momenti della vita, avere bisogno dell'altro è ciò che di più naturale possa emergere dal nostro essere. O forse ci siamo dimenticati di essere donne e uomini che vivono in società? Non siamo qui di certo per vivere alle spese degli altri, ma nemmeno per dimostrare a noi stesse di sapercela sempre cavare da sole. Questo è un condizionamento sociale che dobbiamo scrollarci di dosso.

Imparare a dire «ho bisogno di te» senza sentirsi sbagliate per quanto detto è un passaggio di fondamentale importanza per tutte quante noi.

La bambina ha bisogno di ricevere

Vediamo dunque insieme questa parte bambina mentre agisce nel quo­tidiano: ella si manifesta quando ti senti affaticata, e magari, senza rendertene conto, volgi gli occhi al cielo in cerca di sostegno; ella c'è nel gesto di chiamare al telefono la tua amica più cara perché senti di avere bisogno di conforto; è presente in te quando dinanzi a una questione che consideri complicata chiedi supporto, sia esso di tipo emotivo, tecnico di altra natura, alla persona che consideri più appropriata per quella circostanza.

Mi piace pensare che, proprio in questo momento in cui stai leggendo di lei, la tua parte bambina sia molto felice di tutto ciò, perché si sta venendo a creare per lei la possibilità di essere forse per la prima volta da te vista per ciò che intimamente è: la parte di te che ha bisogno dell'altro e che non ha in sé nulla di sbagliato.

«Conoscimi e rispettami», questo è ciò che viene a dire a ognuna di noi.


Rispettare la bambina che sei, e che fa capolino nel tuo mondo in­teriore, significa sentire che, anche se durante la tua infanzia ti è stato detto apertamente «non fare la bambina», la verità è un'altra: questa bambina ha tutto il diritto di avere il suo sacrosanto spazio dentro di te e di potersi esprimere.


Come vedremo più avanti insieme, bisogna allo stesso tempo imparare a non permanere fin troppo in lei, pena il prolun­gamento temporale della nostra parte più immatura e bisognosa, ma sì, bisogna imparare a stare insieme a lei il tempo necessario affinché ella si senta compresa e rispettata nelle sue paure e necessità.

Sarà questo atteggiamento di apertura e comprensione nei suoi confronti che ti per­metterà un passo alla volta di aprirti sempre di più ad altre dimensioni di te più forti e strutturate, come quella adulta.

Ricordi la potenza del numero tre? Esso non rinnega nessuno degli inquilini che ti abitano, semplicemente li accoglie tutti.

Bene, da oggi devi avere chiaro che la tua bambina è uno di questi inquilini e che in quanto tale ha il diritto di vivere nello spazio che le è stato dato.

Vi porto un esempio.

Michela sperimenta ansia ogni volta che il suo corpo si fa sentire; teme in modo ricorrente di poter avere un infarto perché a volte inizia a percepire qualcosa di diverso nella zona del suo cuore. Un giorno Mi­chela mi riferì di provare rabbia verso suo padre che a detta sua «dice di stare sempre male e ci chiede costantemente aiuto».

La coloritura accesa di questa sua frase, pronunciata verso la sua figura paterna, mi suggerì di chiederle come invece lei si rapportasse a se stessa quando si sentiva male, ovvero se era in grado di essere gentile con la sua parte spaventata o se invece la giudicava sbagliata.

Decisi di rivolgerle que­sta domanda perché intuii che il gran fastidio che provava verso suo padre potesse in larga scala dipendere proprio dal grande giudizio che, anche se inconsciamente, riversava su quella parte di sé che avrebbe potuto volersi lamentare dei suoi malesseri e che invece non lo faceva (dell'ombra e del meccanismo di proiezione che sottendono questo mio ragionamento ti parlerò all'interno del libro).

«Michela, tu chiedi aiuto quando sopraggiungono questi sintomi che ti portano preoccupazione?».

Lei iniziò allora a raccontarmi che, quando era piccola, sua mamma andava in panico quando lei presentava i malesseri classici dei bambini (alzamento della temperatura, mal di pancia, ecc.). Dal momento che le reazioni della mamma la spaventavano e la facevano sentire in colpa, da piccola Michela aveva smesso di dirle quando si sentiva male e incon­sciamente aveva imparato a considerare come cosa da non fare chiedere aiuto per se stessa.

Ecco che la sua parte bambina, quella bisognosa, è stata precocemente messa a tacere.

Oggi Michela quando è sola in casa con la sua piccina avverte paura e per questo, di notte, lascia alcune lucine accese, fino a quando il marito non rincasa; mentre quando lui è con loro, non ne ha bisogno.

L'immagine del marito come luce a lei necessaria - luce che spazza via le tenebre - mi riporta nuovamente a considerare che Michela abbia estremamente bisogno di imparare a chiedere aiuto e sostegno e a narrare i suoi malesseri non solo a me, ma anche, nel suo contesto quotidiano, a chi sente che è in grado di poterla comprendere in questo; ma anche e soprattutto a porsi come obiettivo quello di far pace con la sua parte bambina bisognosa, smettendo di considerarla sbagliata.

Oggi Michela continua a lavorare su se stessa e io tifo per lei.

Accogliere

Gran parte del lavoro interiore si snoda sull'accoglienza: dobbiamo imparare ad accogliere la nostra parte fragile e bisognosa. E rammentare: dobbiamo rammentare a noi stesse che in noi non c'è nulla da rinnegare, ma è tutto solo da amare, amare profondamente.


Fare spazio alla tua parte bambina significa innanzitutto non giudi­carla. Si tratta in primo luogo di iniziare a renderti conto di tutte le volte in cui ti giudichi per quello che fai o che senti. Il vero io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te.


Se ti senti infantile perché ti ritrovi in un mare di lacrime dopo una giornata disastrosa al lavoro, probabilmente ti stai giudicando perché non stai accogliendo quella parte di te che avrebbe bisogno di un sostegno, di un cuore amico che comprenda il tuo disagio.

Se ti senti sbagliata perché nutri il bisogno di richiedere più attenzioni al tuo compagno proprio ora che il pancione si fa più ingombrante, ma c'è qualcosa dentro di te che ti blocca nel chiederlo: anche questa è una forma di giudizio.

Qualunque sia la situa­zione, è bene che tu ti renda conto di quanto questo dito puntato contro te stessa sia a te di ostacolo. Il giudizio verso noi stesse regna laddove i nostri aspetti più mentali sono di casa, ovvero quando la nostra parte pensante è fortemente attiva e pronta a ricordarci che ciò che stiamo sentendo non va bene perché così non si fa e perché così si comporta una bambina.

Quella voce che ti suggerisce che il pianto è roba da bambini o che pretendere attenzioni dagli altri non ti si addice perché hai una certa età, proprio quella voce oggi deve essere da te osservata con molta attenzione e messa piano piano a tacere.

Oggi questa voce va identificata chiara­mente come voce giudicante. Voce che suggerisce un da farsi lontano dall'accettazione profonda che dovremmo invece avere verso la bam­bina che vive in noi, e che molto spesso non abbiamo potuto vivere liberamente come volevamo.

Questo lavoro di accoglienza verso la tua parte bambina ti sarà di grande aiuto anche in relazione al tuo divenire madre, perché ti per­metterà di sintonizzarti con più naturalità sulle tue personali necessità mentre ti occupi di tuo figlio, e non solo sulle sue, come molto spesso accade tra le neomamme che si dimenticano di se stesse.

Imparare a essere amorevole con le tue richieste interiori, che ti portano a chiedere aiuto all'altro, ti accompagnerà, per risonanza, a sviluppare la capacità, tutta al femminile, di essere comprensiva con te stessa mentre sarai sobbarcata da tutte le richieste che tuo figlio appena nato ti farà, come è naturale che sia.

Quando sarai stanca, ti aiuterà a non sentirti in colpa mentre ritaglierai un po' di tempo per te stessa, per prendere una boccata d'aria; ti accompagnerà con maggiore leggerezza a chiedere a un'altra persona di sostituirti per un po' di tempo mentre ti concedi del sano riposo, perché ti farà sentire capace di percepire che esiste un senso di responsabilità condiviso con gli altri adulti (papà, nonni, amica intima, ecc.) che ruotano intorno a tuo figlio.

Iniziamo con un po' di pratica: individua la voce giudicante che è in te

Ti invito a osservarti in questi giorni e a rispondere a queste domande:

  • Tendo a fare tutto da me perché ho imparato che è giusto così? Se mi trovo nella condizione di dover chiedere aiuto, faccio una gran fatica a farlo?
  • Cosa mi suggerisce la mia voce giudicante quando mi viene offerto dell'aiuto? Quali parole uso nei miei confronti?
  • Cosa provo e cosa dico a me stessa se chiedo agli altri di fare ciò che io credo spetti a me, nonostante io sia molto stanca e una parte di me preferirebbe delegare?

Inizia a chieder aiuto: «Ho bisogno di te»

Dopo esserti osservata e ad esserti posta le domande, inizia a mettere in pratica quanto segue:

  • Inizia tu a chiedere aiuto partendo dalle piccole cose
  • Quando ti viene offerta una mano sforzati di accettare
  • Se non riesci subito ad accettare, osservati mentre declini l'invito dicendo "Grazie ma faccio da sola" e offri a te stessa un sorriso colmo di grande comprensione e, con lo stesso sorriso, comunica al tuo interlocutore che invece sì, accetti il suo aiuto!


Non ci sono ancora commenti su Accetta la tua parte bambina prima di diventare mamma

Altri articoli che ti potrebbero interessare

SHAMATHA - Suoni e Frequenze per la Meditazione in Armonie con l’Universo

Pubblicato 1 anno fa. 350 visualizzazioni. 2 commenti.

L'Essenziale - Bhagavad Gita

Pubblicato 1 anno fa. 627 visualizzazioni. 2 commenti.

Guarire con una fiaba

Pubblicato 1 anno fa. 580 visualizzazioni. 1 commenti.