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Meditazione per liberare la mente: i consigli per eliminare i pensieri negativi

Pubblicato 9 mesi fa

Scopri come ritrovare buon umore, attenzione, concentrazione e benessere fisico e mentale attraverso la pratica della meditazione

La meditazione è il grande contributo che l’Oriente ha dato all’umanità. Meditare significa prima di tutto ritornare a casa, ritrovare quel senso di quiete e di armonia che la frenesia della vita di tutti i giorni ci impedisce di (ri)conoscere e assaporare profondamente. Traendone grande beneficio.

Ma la meditazione è anche un addestramento: una pratica gentile che ci permette di giorno in giorno di familiarizzare con la nostra mente e con il suo più intimo funzionamento. Con i suoi tesori e con i suoi fantasmi. Così come ciascuno di noi, negli anni, prende dimestichezza col proprio corpo e con le sue particolarità uniche per ogni individuo.

Meditare significa avere la possibilità di vivere in una dimensione psicologica serena e appagante. Al tempo stesso più semplice e più ricca di quella che forse conosciamo. Di una ricchezza che, una volta acquisita, nessuno potrà più portarci via.

Perché tale è la natura dei beni dello spirito.

Indice dei contenuti:

Una leggenda indù

Ci fu un tempo in cui gli uomini erano simili agli dei, ma abusarono talmente del proprio potere che Brahma, il Dio Supremo, decise di privarli della potenza divina nascondendola in un luogo a loro inaccessibile. Chiamò a consulto gli altri dei per risolvere il problema.

Alcuni degli dei proposero: “Nascondiamo la divinità dell’uomo nelle profondità della Terra”. Brahma rispose: “Non è sufficiente. L’uomo scaverà e la troverà in men che non si dica”. Alcuni tra gli dei dissero allora: “Nascondiamo la divinità dell’uomo negli abissi oceanici”. Brahma rispose ancora: “Non basta. L’uomo esplorerà le profondità dei mari e riuscirà a riportarla in superficie con relativa facilità”. Allora altri dei suggerirono: “Nascondiamola sulla montagna più alta, quasi al limite del cielo”. Ma Brahma rispose che l’uomo avrebbe scalato montagne, guadato fiumi, attraversato deserti, e che sempre alla fine avrebbe ottenuto facilmente ciò che desiderava.

Gli dei allora si diedero per sconfitti. Non c’era posto sulla Terra che l’uomo non potesse raggiungere e predare a suo piacimento. Fu allora che Brahma sentì di aver trovato la soluzione: “La nasconderemo all’interno dell’uomo, nelle profondità del suo cuore. È l’unico posto in cui non guarderà”.

Stone balance sulla riva di un fiume

Medito ergo sum

Meditare non equivale a pensare, a cogitare. Quanto meno nel senso in cui solitamente siamo abituati ad intendere questi termini. Anzi: potremmo dire che rappresenta il loro esatto contrario.


Meditare significa cercare di fare il vuoto dentro di sé, svuotare la mente anziché ingombrarla. Semplificare anziché complicare.


Proprio questo è il grande portato della saggezza orientale sulla cultura occidentale.

L’uomo occidentale, come Rodin ha efficacemente emblematizzato con la statua del suo “Pensatore”, è un individuo che, di fronte all’insorgere di un problema, pensa. Si siede su una sedia (non certamente a gambe incrociate su un tappetino) e comincia a valutare i pro e i contro, stilare giudizi, formulare ipotesi, finché non ritiene di aver trovato una soluzione idonea.

Questo è un ottimo approccio quando si tratta di problemi pratici e senza dubbio questa forma mentis ci ha donato tanti benefici in termini di progresso tecnologico. Non va mai dimenticato. Ma se ci spostiamo nel campo della psiche e della spiritualità notiamo come questo modus operandi nasconda alcune insidie fortemente debilitanti.

Detto in parole semplici: non funziona così bene. Ragionare sugli oggetti non è come ragionare di sentimenti ed emozioni. Purtroppo siamo in tanti a non saper applicare questa fondamentale distinzione. E così ansia, depressione, solitudine e senso di alienazione sono diventate compagne (quasi) inseparabili della vita dell’uomo contemporaneo. Ma esiste la medicina.

Meditare è medicare

Medicina e meditazione derivano, etimologicamente, dalla stessa radice (med-). Che significa sia “misurare” e dunque “pensare” (ossia misurare con la mente) ma anche “prendersi cura” nel senso di “riportare ordine”. L’uomo occidentale si riconosce come essere pensante, in grado di affrontare le avversità grazie all’uso della propria mente. Homo sapiens è il nome con cui si è autodefinito, e la cosa non è da sottovalutare.

Ma quando si tratta di emozioni e pensieri incalzanti la mente si rivela un ottimo servitore, ma un pessimo padrone come recita un antico proverbio zen.


Quando un individuo non è in grado di governare adeguatamente il proprio pensiero allora sarà la mente a fargli da padrone, portandolo in giro a proprio capriccio.


E non sarà una bella esperienza, perché i pensieri prenderanno a tormentarlo in maniera assillante. Ciascuno di noi ha conosciuto momenti simili.

Gli indù chiamano tali pensieri incalzanti “vritti”, che letteralmente significa “vortici”. Un termine che dipinge efficacemente la dinamica ripetitiva e spiraliforme di queste idee che ci rapiscono dal nostro stato di quiete, ripresentandosi di continuo alla nostra coscienza. E, di fatto, impedendoci di vivere serenamente il presente.

Liberi di, liberi da

La meditazione è un valido supporto per eliminare i pensieri negativi. Meditare equivale ad una vera e propria terapia in grado di diminuire i sintomi dovuti ad ansia, depressione e stress. La sua efficacia è per molti versi equiparabile a quella di ansiolitici e anti-depressivi, se praticata con costanza.

Il fulcro di tale pratica consiste in prima battuta nel non negare i pensieri negativi, non cercare di scacciarli immediatamente nel vano scopo di liberare la mente. Bensì riconoscerli e accoglierli come parte di noi. Ciò ci permetterà di crescere in consapevolezza, sviluppando una comprensione più profonda dei nostri processi mentali, che stanno alla base delle sensazioni spiacevoli che proviamo. Contemporaneamente, l’attenzione al respiro e alle altre funzioni vitali ci aiuterà ad abbassare la tensione psichica e ricreare una condizione psicofisica di equilibrio e relativa tranquillità.

Si tratta di una vera e propria autoregolazione emotiva. Un po’ come un bravo meccanico che riporta alle condizioni di fabbrica le prestazioni del nostro motore. La cosa bella è che quel meccanico siamo noi stessi: non abbiamo bisogno di altri che di noi, della nostra presenza di spirito e buona volontà.

Giovane uomo in poltrona con aria assorta e pensativa

Un’arte su misura

Secondo Krishnamurti “la meditazione è una delle più grandi arti della vita, forse la più grande, e non la si può imparare da nessuno. Questa è la sua bellezza. Non c’è tecnica e quindi non c’è autorità. Quando imparate a conoscervi, quando vi osservate, osservate il modo in cui camminate, in cui, mangiate quello che dite, le chiacchiere, l’odio, la gelosia, l’essere consapevoli di tutto dentro di voi, senza alternativa, questo fa tutto parte della meditazione”.

La meditazione è, a conti fatti, presenza. Ogni volta che siamo presenti a noi stessi, stiamo a tutti gli effetti meditando. Ogni volta che siamo profondamente immerso in qualche attività, stiamo meditando. Meditare per liberare la mente significa anche, paradossalmente, non fare niente affinché ciò avvenga. Dunque? Per giungere al risultato bisogna chiamarsi fuori dalla frenesia del mondo o immergervisi totalmente?

La risposta è duplice: si sa che l’Oriente predilige la danza degli opposti.

Ti proponiamo alcuni libri di Jiddu Krishnamurti sulla meditazione, il pensiero e la consapevolezza: 

Due strade, stesso viaggio

Può essere utile tenere a mente che l’unicità della meditazione consiste nel fatto che essa non è un mezzo per raggiungere un determinato fine, ma è contemporaneamente il mezzo e il fine. Il risultato della meditazione è la meditazione stessa. Ma quando questo avviene, la meditazione si espande al resto della nostra giornata, della nostra vita, e queste cambiano e migliorano repentinamente.

Esistono due tipi principali di meditazione, che corrispondono a due concezioni antitetiche e complementari di questo antico rituale.

Focus

Da una parte vi è la meditazione basata sull’attenzione focalizzata.

In questo tipo di meditazione la nostra concentrazione è indirizzata a un singolo oggetto, suono, pensiero o visualizzazione. O su una attività pratica che assorba tutta la nostra attenzione (ad esempio dipingere, fare musica, cucinare, camminare ecc.) Ciò ci aiuta a liberare la mente dai pensieri negativi perché le nostre energie sono interamente incanalate altrove.

Questo tipo di meditazione è molto utile quando i pensieri siano molto assillanti e di difficile gestione. Quando le emozioni coinvolte sono molto potenti e ci turbano in modo considerevole (magari perché l’evento scatenante è ravvicinato nel tempo) sedere immobili può risultare molto complicato.

Accoglienza

L’altro tipo di pratica è la meditazione a monitoraggio aperto.

Questo stile di meditazione consiste nel riconoscere ciò che ci circonda (ambiente, suoni, sensazioni) ma anche i nostri pensieri. È una meditazione di accettazione e consapevolezza, di accoglienza, apprezzamento e mancanza di giudizio.

Le nostre valutazioni vengono osservate passare, agitarsi, dissolversi e ripresentarsi, senza attribuire loro un valore positivo o negativo. Così facendo ce ne distacchiamo quel tanto che basta per diminuire la loro forza perturbante.

Queste pratiche possono sembrare a prima vista semplici e poco impegnative. E conseguentemente le si può sospettare di inefficacia. Siamo abituati a pensare che i risultati di un’attività debbano provenire da un duro lavoro, e non dal lasciare andare e non fare (apparentemente) quasi nulla.

Ma la pratica della meditazione ha i suoi ostacoli e le sue fatiche, che ben conosce chi abbia provato a cimentarsi con essa.

Donna seduta in mezzo a un bosco al tramonto, in solitudine

Le fatiche del meditante

Alcuni si annoiano.

Stare in compagnia di se stessi è come far parte di un club in cui l’unica persona interessante si presume che sia tu. E la cosa non è sempre così entusiasmante. Per questo Osho diceva che la meditazione è “l’arte di essere gioiosamente soli”. Sviluppare quest’arte è fondamentale perché noi siamo la persona che più frequenteremo in tutta la nostra esistenza.

Altri fanno fatica perché si sentono sommersi dai propri pensieri, che sembrano essere ancora più invasivi e compulsivi di quanto lo fossero prima di iniziare a meditare.

È tutto normalissimo. La mente non è abituata a questo strano trattamento di riguardo nei suoi confronti.

Scopri i libri di Osho sulla meditazione:

Trucco da illusionisti

Quando la mente ha la tendenza a rimuginare, sedendoci in meditazione la nostra percezione è che la sua attività aumenti. In realtà è una fase illusoria. E che si rivelerà solo iniziale, per fortuna. Non sono i pensieri che aumentano, bensì il fatto che noi attraverso l’attenzione, diventiamo più coscienti del loro passaggio. Quei pensieri, cioè, si agitano sempre nel nostro cervello, ma è grazie alla meditazione che diventiamo più coscienti di tali processi. A vederla così, non ci abbiamo fatto un bell’affare, oppure sì?

Sono solo canzonette

A chi non è capitato di avere in testa un refrain che non riusciva più a scollarsi dal cervello? Ecco, per i pensieri assillanti (ed angoscianti) dobbiamo comportarci un po’ allo stesso modo di come faremmo con un motivetto musicale. In fondo, sono solo canzonette!


Ogni volta che un pensiero tormentoso arriva, l’attenzione al respiro può aiutarci a ricordare che è solo un pensiero e che possiamo non dargli così tanta fiducia da crederlo vero in assoluto.


Un oggetto composto da parole che possiamo osservare e lasciar andare senza giudicare. Un prodotto della nostra mente che risente delle tante opinioni accumulate nelle nostre giornate e nelle nostre vite.

Come dire: ciò che pensiamo può non rispecchiarci interamente. Ciascuno di noi pensa anche con pensieri altrui, non c’è nulla di strano in ciò.

Ciò che può essere strano e controcorrente è il desiderio di volerci bene e di ritagliarci un po’ di tempo per coltivare questo benessere.

I benefici per il cervello

Durante la meditazione si attiva la zona dorsolaterale del cervello che produce effetti ansiolitici ed antidepressivi (Meditazione, psiche e cervello, di Carosella A. e Bottaccioli F., ed. Tecniche Nuove, Milano, 2003). Anche gli studi di Goleman confermano una correlazione evidente tra questa pratica e la capacità di diminuire stress e altri disturbi psicosomatici (La forza della meditazione, ed. Rizzoli, Milano, 1997). Inoltre la meditazione riduce l’attività metabolica, regolarizza la pressione, aiuta a distendere la muscolatura e apporta benefici all’apparato cardiocircolatorio, come sottolineano le ricerche di Benson e Klipper (The Relaxion Response, ed. Avon, New York, 1976).

“Cercate leggendo e troverete meditando” recita un vecchio adagio. Dunque è arrivato il momento di mettere in pratica queste considerazioni. Buona meditazione!

Per approfondire i benefici della meditazione su mente e corpo, ti suggeriamo questi libri:

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Ultimi commenti su Meditazione per liberare la mente: i consigli per eliminare i pensieri negativi

Recensioni dei clienti

Baristo T.

Recensione del 20/05/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 20/05/2025

Imparare a medita è un passo successivo della mia evoluzione che vorrei imparare assolutamente. Grazie per tutti i consigli.

Gilia M.

Recensione del 08/05/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 08/05/2025

Credo che al giorno d'oggi dovrebbero farlo tutti appena svegli. Magari così si incontrano meno pazzi per strada, visto quello che si sente tutti i giorni in cronaca. A parte gli scherzi trovo che imparare a meditare bene aiuti su tantissimi stati emotivi oltre a far ritrovare la serenità.

Lia M.

Recensione del 03/12/2024

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 03/12/2024

Lettura molto molto bella. Complimenti all'autore. Mi ritrovo particolarmente d'accordo con tutto ciò che espone, tema trattato benissimo

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