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Mangio poco, ma ingrasso!

Pubblicato 5 anni fa

Dimentica le calorie e metti il tuo ipotalamo in modalità “consumo”: con la medicina di segnale

Quando parlo di “medicina di segnale” lo faccio per identificare una visione della fisiologia umana e della malattia che si basa sulle più recenti cognizioni scientifiche disponibili in letteratura. Ma non sto parlando d’altro che dei normali meccanismi di regolazione dei principali assi metabolici umani, così come si trovano descritti nei testi di biochimica, fisiologia, endocrinologia e medicina interna.

Quello che fa la differenza, forse, è l’interpretazione operativa di questi dati, che assegna importanza alle capacità regolative di adipochine, enterochine e miochine, piuttosto che a elementi di forzatura esterni come i farmaci.

Se la medicina è una, arricchita da contributi scientifici di ogni provenienza, è anche vero, come dice Kuhn ne La struttura delle rivoluzioni scientifiche, che ogni dato scientifico, ancorché documentato, ha in realtà valore solo all’interno di un paradigma condiviso. Per esempio: usare un farmaco antipertensivo riduce documentatamente (EBM) la pressione. Ma sceglie di usarlo solo il medico che condivida il paradigma (condiviso da molti) secondo cui è utile forzare l’organismo su valori pressori più bassi nonostante il corpo cerchi di alzarli con uno scopo (tamponare l’eccesso di sale, raggiungere distretti lontani, contrastare l’indurimento arterioso).

Nel paradigma medico di segnale le patologie sono espressione di disagi e disfunzioni che non vanno soppresse ma comprese, corrette, curate. L’intervento sulle cause, curativo, non è meno “evidence based” dell’uso selvaggio di uno, due, tre antipertensivi spesso inutili (il corpo risponde accentuando la risposta) e sicuramente dannosi per i loro effetti collaterali a livello renale. Ogni medico è responsabile delle proprie scelte su ogni singolo paziente, e ogni caso è a sé. Ma è anche dovere del medico, nel rispetto del giuramento di Ippocrate, rifiutarsi di seguire pedissequamente dei protocolli, ragionando su vantaggi, svantaggi, effetti collaterali. Per la dignità nostra e dei nostri pazienti.

LA SCOPERTA DELLA LEPTINA

Proviamo a partire dalla scoperta della leptina per capire cosa intendiamo quando parliamo di segnali ipotalamici di regolazione metabolica. Nel 1994 viene scoperta, in Pennsylvania da Friedman, la leptina, un’adipochina particolarmente importante per la regolazione delle risposte ipotalamiche di accumulo o di consumo energetico. Il topo geneticamente leptino-privo ingrassa a dismisura e non vi è pratica alimentare, sportiva o farmacologica (a parte la somministrazione esterna) in grado di interferire con il suo ingrassamento. La leptina è infatti, molto sinteticamente parlando, un segnale di piena soddisfazione calorica e qualitativa dei fabbisogni dell’individuo, e la sua carenza o assenza (segno di ipocaloricità, ma anche di infiammazione o di ipoproteicità) può indurre un forte segnale di cautela metabolica, con conseguente ingrassamento.

Lo studio della leptina ha dunque indicato una nuova strada che prescinde dagli apporti calorici maggiori o minori, per dare invece valore alla regolazione delle modalità di accumulo o di consumo dell’organismo da parte dell’ipotalamo (un pezzo molto antico del nostro cervello che già regola pressione, temperatura, idratazione, fertilità). In altre parole: se l’ipotalamo – sulla base dell’informazione leptinica – dice all’organismo che può consumare, consuma. Se dice che non può permetterselo, accumula.

NON DIETE MA SEGNALI DI CONSUMO

Il punto dunque non è quello di ridurre o aumentare le calorie. Se lo faremo otterremo solo riduzioni o aumenti di peso contingenti, limitati nel tempo. Ciò che conta è porre l’ipotalamo per il maggior tempo possibile in modalità “consumo” in modo da riportare con gradualità l’organismo a percentuali di grasso e di muscolo corrette. Restringere drasticamente l’apporto calorico è invece il più potente segnale di accumulo che possa giungere all’ipotalamo: in periodo di crisi e di riduzione delle entrate, come ahimè ben sappiamo, si riducono i consumi.

È chiaro, naturalmente, che fino a che non mangio il mio peso resterà basso, ma il mio ipotalamo avrà nel frattempo indotto una modalità di accumulo. Appena ricomincerò a mangiare, anche poco di più, metterò via tutto sotto forma di grasso. Che è ciò che succede regolarmente a chi fa diete di restrizione. Quanto questo approccio sia rivoluzionario è chiaro a chiunque si avvicina al problema in modo serio: si può dimagrire mangiando molto, si può indurre tendenza all’accumulo mangiando poco.

Il contrario di ciò che ci è stato ripetuto fino alla nausea da coloro che, oggi, dopo avere per anni seguito il pensiero unico del controllo calorico, possono essere considerati i responsabili dell’epidemia di sovrappeso che ha fatto dell’Italia il quarto Paese al mondo per obesità infantile.

Solo un approccio radicalmente diverso, come quello proposto dall’alimentazione di segnale, potrà invertire la rotta.


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