Mangiare troppa frutta in inverno può creare problemi?
Pubblicato
2 anni fa
Dealma Franceschetti
Foodblogger, autrice, insegnante di cucina e consulente macrobiotica
Secondo la macrobiotica è meglio cotta o disidratata per non raffreddare troppo l’organismo e mantenere attivo il sistema immunitario
Frutta sì o no in inverno? Per la macrobiotica la risposta è sempre “dipende”: dal nostro corpo, quindi dalle nostre condizioni di salute e da cosa mangiamo.
La visione macrobiotica rispetto alla frutta si discosta molto dalla visione della scienza della nutrizione.
Per la macrobiotica, che ha un approccio di tipo energetico yin-yang, la frutta è molto yin; quindi, potenzialmente indebolente se usata in eccesso, soprattutto nella stagione fredda, in quanto la frutta è essa stessa raffreddante. Non a caso, desideriamo più frutta fresca in estate quando fa caldo, proprio perché sentiamo che ci rinfresca.
Ovviamente tutto dipende anche dalla nostra alimentazione. Chi consuma molto cibo animale (yang), soprattutto carni e salumi, ha bisogno di “compensare” con più frutta.
Ma chi segue un’alimentazione con poco cibo animale, o è vegetariano o vegano, non ha lo stesso bisogno di frutta, soprattutto in inverno.
Durante la stagione fredda, la macrobiotica prevede di usare meno frutta e di usarla soprattutto cotta (quindi yanghizzata) e disidratata (prugne secche, uvetta, albicocche secche).
Con il kuzu, nel porridge, nei kanten
Il modo preferito dalla cucina macrobiotica per yanghizzare la frutta fresca è di cuocerla con il kuzu, ma anche cuocerla al forno è un buon modo per yanghizzarla bene: che buone le mele al forno. Il kuzu presenta dei vantaggi particolari: tonifica e disinfiamma il tubo digerente, alcalinizza ed è di aiuto in caso di eccesso di muco.
Un altro utilizzo comune durante la stagione fredda è quello di cuocerla con il porridge e con la crema di cereali, per la colazione.
Ogni tanto possiamo usarla per preparare kanten, mousse, creme o budini di frutta, utilizzando l’agar agar come agente gelificante. Sul mio blog trovi tantissime ricette di questo tipo.
Come usare la frutta disidratata
Possiamo usare la frutta anche nella sua versione disidratata, che è perfetta non solo per dolcificare torte, budini, barrette fatte in casa, ma anche per i piatti salati. Io uso spesso nei piatti salati delle prugne secche, o dell’uvetta, o le albicocche secche (mi raccomando, quelle di colore scuro, non color arancione acceso, che sono trattate con l’anidride solforosa). Mi piace aggiungerle ai cereali in chicco, ad esempio al riso integrale, oppure alla pasta o a tofu e tempeh, per creare piatti un po’ diversi o con un sapore agrodolce.
Quale frutta?
Per la macrobiotica la scelta migliore è sempre quella di seguire la stagionalità e di evitare la frutta tropicale, che non ci aiuta a creare equilibrio con il clima freddo, perché cresce al caldo, quindi si carica di energia rinfrescante. Nel caso della frutta semi tropicale come arance, mandarini e pompelmi, il consiglio è di consumarli se viviamo dove crescono.
La frutta in inverno nel passato
Una considerazione che andrebbe fatta per decidere come e quando usare la frutta riguarda il passato. Un tempo, prima della grande distribuzione e della globalizzazione, chi viveva in Paesi o climi freddi (penso a dove vivo io, ad esempio, il Nord Italia) non aveva a disposizione la frutta durante l’inverno. Si raccoglievano le mele e le pere a settembre e poi si cercava di conservarne una parte su graticci di paglia (ricordo bene quelli abbandonati in soffitta a casa di mia nonna).
Arrivavano a un certo punto i cachi e le melagrane, ma dopo di loro non c’era più frutta da raccogliere fino alla primavera inoltrata. Un tempo quindi, le persone erano forzate dai ritmi naturali a non mangiare un cibo raffreddante come la frutta durante l’inverno.
Un discorso diverso va fatto per il Sud Italia, che vede comparire gli agrumi, ma al Sud fa più caldo.
Tutto va valutato in base alle condizioni climatiche in cui viviamo, senza dimenticare le nostre condizioni di salute, che sono l’altro fattore chiave. Chi soffre di disturbi come il reflusso o la colite, non avrà molto beneficio dalla frutta cruda, che sarà più tollerata cotta, soprattutto con l’aggiunta del kuzu.
Crepes di castagne con crema di mele (senza glutine)
- per 6-7 crepes
- 100 g di farina di castagne
- 180-200 ml di latte vegetale non dolcificato
- un pizzico di sale marino integrale
Per la crema
- 2 mele
- 50 g di acqua
- 1 cucchiaio di succo di mela concentrato
(facoltativo) - 1 pizzico di sale marino integrale
- cannella a piacere oppure buccia di limone
- 1 cucchiaino di crema di mandorle (facoltativo)
- qualche goccia di succo di zenzero (a chi piace)
- Olio EVO
Stempera la farina di castagne con il latte e aggiungi il sale. Otterrai una pastella piuttosto liquida. Sbuccia le mele, tagliale a pezzi e mettile in un pentolino con l’acqua, il succo concentrato di mela, il sale e la cannella. Il succo concentrato serve per dolcificare ulteriormente rispetto al dolce della mela e può servire se non si è ancora abituati ai dolci naturali, quindi è facoltativo. Porta a bollore e cuoci coperto per qualche minuto, finché le mele saranno cotte. Nel frattempo, puoi iniziare a fare le crepes. Scalda una padellina (o se hai l’attrezzatura per le crepes) con un filo di olio evo. Quando è ben calda versa circa mezzo mestolo di pastella, inclinando subito la padellina in modo da distribuire bene la pastella e creare uno strato sottile.
Fai cuocere un momento e poi cerca di staccare la crêpe dai bordi (io uso una spatola di silicone, che si piega bene e si infila sotto la crêpe). Gira la crêpe e cuocila anche dall’altro lato. Io la rigiro ancora una volta. Quando è pronta mettila da parte e fai le altre. Trasferisci le mele in un contenitore per frullare ad immersione oppure in un piccolo mixer, senza l’eventuale liquido rimasto e frulla bene aggiungendo la crema di mandorle e il succo di zenzero.
Componi le crepes con la crema, come preferisci. Servite calde, sono ancora più buone!
Frutta cottacon il kuzu
Per due persone
- 2 mele
- 1 cucchiaino abbondante di kuzu
- 1 pizzico di sale marino integrale
Sbuccia le mele, tagliale e cubetti e trasferiscile in un pentolino. Se preferisci puoi lasciare la buccia (se la mela è bio). Aggiungi il sale e circa un dito d’acqua e porta a bollore.
Cuoci per pochi minuti coperto. Il tempo di cottura dipende dalla grandezza del taglio delle mele. Indicativamente ci vorranno dai 2 ai 5 minuti.
Mentre le mele cuociono sciogli il kuzu a parte in poca acqua fredda.
Quando le mele sono cotte aggiungi il kuzu sciolto e mescola cuocendo ancora pochi secondi. L’acqua di cottura si addenserà grazie al kuzu.
A questo punto è pronto.
Questa ricetta è adatta come merenda o spuntino, ma anche come dolcetto dopo i pasti o come “rimedio” per la tensione, la fame nervosa e la voglia di dolci.
Si può mangiare calda, tiepida o a temperatura ambiente.
Pasta integrale con cavolfiore, prugne e curcuma
Per circa 2 persone
- 200 g di pasta integrale di farro corta
- 1 cavolfiore lessato (in acqua salata o al vapore)
- 5-6 prugne secche (o di più, a piacere)
- 1/2 cucchiaino di curcuma
- 1 cucchiaio di Shiro miso (oppure salsa di soia)
- gomasio (facoltativo)
- 2 cucchiai di olio evo
Mentre la pasta cuoce, fai saltare in padella con l’olio e la curcuma il cavolfiore lessato e diviso in cimette. Aggiungi le prugne e sciogli a parte, con poca acqua, il miso. Aggiungi il miso, mescola bene e spegni. Servi con una spolverata di gomasio.