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Lunatika: cambia lo sguardo verso te stessa per uscire dagli stereotipi

Pubblicato 4 anni fa

Marianna Gualazzi intervista Chiara Chiostergi, coautrice del libro Lunatika

Essere donna – scriveva nel secolo scorso Simone De Beauvoir – non è un dato naturale, ma il risultato di una storia. Non c'è un destino biologico e psicologico che definisce la donna in quanto tale. Tale destino è la conseguenza della storia della civiltà, e per ogni donna la storia della sua vita”.

Essere consapevoli di questa storia collettiva e individuale è il punto di partenza del libro Lunatika: un manuale scritto da donne per le donne che si configura come è un percorso d'informazione, esperienza, riconoscimento e autoconsapevolezza. Ce lo racconta Chiara Chiostergi, autrice del libro insieme a Nadeshwari Joythimayananda.

Indice dei contenuti:

Avete intitolato il vostro libro Lunatika: un aggettivo che nel sentire comune ha una connotazione negativa (significa bizzarra, capricciosa, incostante, stravagante, volubile). Qual è il significato profondo di questa parola e perché avete scelto di scriverlo con la lettera “k”?

La parola che mi sono sentita più spesso rivolgere era che fossi “lunatica”. Trovavo questo aggettivo dispregiativo e propulsivo allo stesso tempo e non ne capivo l’origine. Per molti anni della mia vita tutte le volte che mi sentivo dire che ero lunatica, avevo una percezione interna discordante: un misto di delusione, rabbia, forza, irriverenza.

Quando ho cominciato a scrivere il libro stavo anche creando una delle edizioni del Lunario della Dea – il primo calendario mestruale italiano – e indagavo tutti quegli aggettivi che vengono più spesso attribuiti alle bambine. Definire, ad esempio, una bambina un “maschiaccio” le impedisce di esprimere quell’energia di forte pensiero che incarna in sé, imponendo piuttosto un modello ideale e, implicitamente migliore, di femminile, che “non pensa troppo”.

Allo stesso modo l’aggettivo “lunatica” sottolinea un’importante interrelazione lunare e femminile e lo trovo un bel complimento, oggi.

Tutto ciò che questo termine porta a demonizzare in negativo sono quegli aspetti del femminile fuori controllo o non prevedibili. Perciò non solo questo libro porta in sé un aggettivo così importante per noi donne, ma vuole conservare in sé un aspetto di forte irriverenza, aggiungendo la “k”, ma anche un tocco di modernità, in un tempo in cui i linguaggi si trasmutano in forma sempre più compresse.

Per questo sono non solo lunatica ma soprattutto Lunatika, aprite bene le orecchie!

Questo manuale per donne nasce con l’idea di imparare a gestire questa imprevedibilità, che invece può diventare sostanza piena e viva delle nostre radici.

Riconoscersi nella propria natura Lunatika con due facce, una luminosa e l’altra in ombra; con le proprie fasi, crescenti e calanti; con una donna esterna che comunica e interagisce con quel sé intimo e selvaggio (idea che ha ispirato la copertina), permette un salto enorme verso l’amor proprio.

Per questo si è deciso per il nome Lunatika, perché non c’è miglior modo di cominciare, se non amando ciò che per secoli è stato considerato un nostro tallone d’Achille e che oggi è invece la nostra punta di diamante.

Nel libro avete dedicato un’ampia parte al ripasso dell’anatomia genitale femminile: perché nel 2020 ci conosciamo ancora così poco?

Nel corso delle presentazioni del Lunario della Dea avevo l’abitudine di farmi accompagnare da alcune amiche ostetriche, chiedendo che parlassero di ecologia delle mestruazioni.

In diverse occasioni ci siamo accorte, però, che mancavano alcune informazioni di base e che non si poteva parlare di coppetta senza avere chiaro cosa fosse la cervice, il proprio sangue e via dicendo. Fu così che con l’amica, nonché collaboratrice alla stesura del Lunario, Marianna Lombardi, abbiamo iniziato a introdurre altre informazioni legate alla fisiologia e all’anatomia femminile.

Di fatto il web non informa in maniera completa, le domande restano irrisolte e il famoso “tramando orale” vale ancora di più di quello scritto.

Nel libro, ovviamente, non era possibile scrivere tutto, ma abbiamo cercato di portare quelle informazioni di massima che possono aiutare una giovane donna o una donna con poca conoscenza del proprio corpo, a conoscersi.

Conoscersi è il primo passo per la prevenzione delle malattie, ma è anche in assoluto il primo passo per una salute d’anima, uno star bene con sé stesse, sapere cosa chiedere a un/una partner nei rapporti.


Radicarsi nel corpo è la prima forma di pensiero politico.


Non si può fare politica al femminile, a mio avviso, escludendo l’esperienza del corpo perché una cosa è “pensare il corpo” e attivarsi perché ci sia un pari riconoscimento di diritti, altro è “vivere il corpo” e farne esperienza: è un’energia propulsiva nella lotta epocale per i diritti delle donne. Per questo motivo informazione, conoscenza e capacità di autogestione permettono di imparare a riconoscersi e radicarsi.

Resistono ancora, nel 2020, stereotipi legati alla natura ciclica femminile: pensiamo alle mestruazioni, a come il sangue mestruale sia stato censurato nelle pubblicità degli assorbenti, a quanto ancora molte donne si sentano a disagio anche solo a nominare il proprio ciclo.

Perché è importante parlare di mestruazioni, con chi dobbiamo farlo e in che modo?

Il sangue mestruale porta con sé un antico mistero: è l’unico sangue che sgorga senza che ci sia una ferita.

Nel passato il mistero del sangue femminile ha generato in alcuni popoli ed epoche storiche grande venerazione: si pensi alle Sibille, nell’antica Grecia, che potevano vaticinare solo durante i giorni del sangue. In altre epoche storiche, invece, era considerato legato ai misteri occulti e portatore di maleficio: si pensi all’impossibilità delle donne di mungere, fare la raccolta o preparare il pane durante i giorni del sangue; credenze che ancora nelle campagne italiane possiamo trovare con grande facilità.

Di fatto oggi ci si sta muovendo in un’altra direzione, più nuova: da un lato i sistemi culturali rigidi stringono la morsa, come un ultimo colpo di coda prima di cadere del tutto e dall’altro c’è tutto un movimento più libero anche da parte degli uomini, i quali spesso sono i primi a non generare questo tipo di discriminazione.

Ciò che è utile capire è che questa discriminazione non può partire prima di tutto da noi stesse.

Come posso far apprezzare il sangue o considerarlo come un evento normale e appartenente alla mia vita se invece lo ritengo sporco, non mi tocco le parti intime, lo considero scomodo e oppongo resistenza?

Da questo è facile capire che pretendo “fuori” un riconoscimento che per prima non so darmi “dentro”.

Per questo nel libro la parte legata al sangue, la proposta di numerose pratiche, la visione più ampia che unisce l’esperienza del corpo a quella delle mente e dello spirito, così come l’uso del calendario mestruale sono proposte come soluzioni a più vie per ritrovare quel senso perduto del Sé Femminile.

Nel vostro libro mi hanno molto colpito i disegni, come quello in cui si mostrano le tette reali e quelle della pubblicità. Come possiamo liberare il corpo femminile da tutti gli stereotipi che lo circondano?

Come dicevo bisogna partire da noi stesse.

L’immagine è una voluta provocazione perché, di fatto, le donne nelle pubblicità rappresentano una percentuale molto bassa rispetto a tutta la popolazione femminile. La bellezza di quei trenta secondi di fotogrammi non è eterna e se imparassi a vedere quella bellissima ragazza al pari mio, capirei che anche io a 18 anni ero altrettanto bella, che se facessi palestra, massaggi e trucco e parrucco lo potrei essere ugualmente, ma sarebbe comunque una bellezza irreale, costruita.

Il primo motivo per cui nasce il calendario mestruale, così come il libro Lunatika, è quello di uscire dalla competizione tra donne, perché è una via sterile che ci lascia inermi e piene di dispiacere nel non riuscire a raggiungere mai quell’ideale di bellezza, che, appunto, è ideale e non reale.


Uscire dalla competizione è possibile intraprendendo la via dell’amor proprio; intraprendere la via dell’amor proprio è possibile imparando a conoscersi e stabilire dei confini; per stabilire dei confini ho bisogno di sapere di che sostanza sono fatta, nella carne, nei pensieri e nello spirito.


Quando una donna impara ad accettarsi per come è, automaticamente tutto intorno a lei muta, perché è lei la prima a cambiare sguardo e atteggiamento. Per questo lo stereotipo è una costruzione sociale a più livelli, non solo femminile, ma anche maschile, familiare, societaria.

L’uomo ideale è bello con la barba lucida, lo sguardo affascinante e i muscoli – pensate quei poveri ragazzi che sentono di non riuscire ad incarnare quell’ideale, non sono forse uguali a tutte le donne che si demoralizzano per lo stesso motivo? È forse reale questo?

Il padre ideale è sbarbato, con la camicia chiusa fino al penultimo bottone, ordinato e preciso. La moglie ideale cucina sempre, pulisce, ha figli sempre perfetti e dà un bacio in fronte al marito tutte le mattine. La famiglia ideale ha due figli, un maschio e una femmina: insomma le pubblicità mandano di continuo un’idea irreale e distorta alla quale noi ci attacchiamo con estrema adesione.

Imparare a guardarci e saperci vedere permette di fare questo salto: quando vedo quella pubblicità, mi diverto a immaginare di essere dentro un labirinto di specchi dove nessuno, però, riflette la reale immagine di me.


Ultimi commenti su Lunatika: cambia lo sguardo verso te stessa per uscire dagli stereotipi

Recensioni dei clienti

Baristo T.

Recensione del 13/06/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 13/06/2025

Partendo dal fatto che gli stereotipi li creiamo noi e di fatti non esistono, si può andare oltre senza nemmeno dar loro la minima importanza. Grazie per tutte le spiegazioni.

Gilia M.

Recensione del 21/05/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 21/05/2025

Intervista interessante di un interessante e importante libro che parla di noi e tanti tabù e stereotipi che ad oggi non hanno nemmeno più senso di esistere.

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