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Le piante “amiche” della pressione

Articolo sponsorizzato

Pubblicato 4 anni fa

Olivo, Biancospino, Vischio e Aglio sono ottimi strumenti se preservati nell’integrità del fitocomplesso

Come noto, la pressione arteriosa è l’energia con cui il sangue scorre nelle arterie. Questa energia dipende dalla forza necessaria al cuore per “pompare” il fluido sanguigno e dalla quantità di quest’ultimo. Poiché le pareti delle arterie sono elastiche e si dilatano per ricevere il sangue spinto dal cuore, ampliando così la superficie su cui agisce la pressione, quando si inspessiscono o si irrigidiscono per qualche motivo, il sangue, avendo maggiori difficoltà nel progredire, deve aumentare la pressione sulle pareti e il cuore intensifica così il proprio lavoro.

Di solito, la pressione arteriosa si alza e si abbassa in base al momento della giornata e a una serie di fattori: sforzi fisici, emotivi ecc.

Quando però la stessa è più elevata rispetto al solito ed è costante, si parla di ipertensione, uno stato patologico in cui il livello massimo risulta uguale o superiore a 140 e il minimo uguale o superiore a 90.

A questa distinzione, ne segue un’altra relativa all’ipertensione arteriosa che potrà quindi essere sistolica (aumento della pressione alta), diastolica (aumento della pressione minima) o combinata (sono aumentate entrambe). Il vero problema della pressione troppo alta sta nel fatto che può rimanere asintomatica fino a stadi tardivi del suo decorso, quindi le complicazioni che può causare (danni alle arterie e agli organi interni come il rene, il cuore, il cervello) talvolta appaiono improvvisamente. 

I QUATTRO ALLEATI DELLA PRESSIONE E DEL CUORE

L’ipertensione è considerata un campo di applicazione della fitoterapia: «La maggior parte delle droghe vegetali adoperate tradizionalmente nel trattamento dell’ipertensione agisce in genere da vasodilatatori periferici» (F. Capasso, G. Grandolini, A. A. Izzo, Fitoterapia: impiego razionale delle droghe vegetali, Milano 2006). È il caso delle foglie di Olivo (Olea europaea), alle quali la tradizione fitoterapica attribuisce «numerose proprietà: febbrifuga, ipo-glicemizzante, diuretica e, soprattutto, ipotensivante.

Possiedono proprietà anti-aritmiche e riducono inoltre la viscosità ematica e facilitano la diuresi. L’effetto ipotensore compare dopo 20-30 minuti dalla somministrazione e aumenta gradatamente sino a determinare la scomparsa dei disturbi dovuti allo stato ipertensivo. La terapia deve essere seguita per periodo prolungato. Si può associare Biancospino» (E. Campanini, Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, Milano 2012).

Ed è proprio su quest’altra pianta (Crataegus oxyacantha) che è bene soffermare l’attenzione, perché favorisce la regolare funzionalità dell’apparato cardiovascolare, nonché promuove la regolarità della pressione arteriosa, risultando anche utile nel favorire il rilassamento. Di fatto, si tratta di una delle piante «più importanti per il cuore: riduce i battiti, stimola la contrattilità delle fibre, aumenta l’apporto di sangue – e quindi di ossigeno – ai tessuti cardiaci e alle coronarie.

Il Biancospino possiede anche un’azione sedativa utile nell’agitazione, nell’insonnia e nei disturbi nervosi associati a palpitazioni» (F. Perugini Billi, Manuale di Fitoterapia, Azzano San Paolo 2004). Così, esso «associa l’azione antipertensiva, anche non forte, con il tropismo per il muscolo cardiaco » (Ibidem). Per quel che concerne invece Vischio e Aglio, se il primo (Viscum album) presenta un’azione «vasodilatatrice, antispasmodica, ipotensiva, diuretica » (Ibidem), il secondo (Allium sativum) possiede da sempre indubbie virtù terapeutiche.

In tal caso, preparati a base di Aglio «possono rappresentare pertanto un valido trattamento coadiuvante in caso di ipertensione essenziale» (E. Campanini, Op. cit.). Non è riduttivo parlare di erbe per affrontare un problema come l’ipertensione, infatti negli ultimi anni sono emersi studi clinici che hanno approfondito le proprietà di queste piante anche per questa condizione.


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