La pianta anti-inquinamento
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6 anni fa
La canapa bonifica i suoli e li protegge dall’erosione, combatte le piante infestanti e rigenera gli ecosistemi
La canapa è una pianta straordinaria. Fonte efficientissima di energia rinnovabile, in quanto pianta a rapido accrescimento, estremamente polivalente e facilmente coltivabile.
Si tratta di un’importante freccia sull’arco della sostenibilità umana che, purtroppo, sconta ancora varie problematiche legate alla percezione socioculturale, alla competizione con i prodotti di origine fossile, al generale disuso della sua coltivazione nel corso del Novecento.
La canapa assorbe radiazioni, metalli e tossine
Innanzitutto la canapa è una pianta affascinante in quanto capace di ridurre sensibilmente gli effetti di molti tipi di inquinamento e degradazione che l’uomo produce sul terreno e nell’ecosistema. Pensiamo ad esempio al processo di fitodegradazione che permette alla canapa di assorbire inquinanti organici dal terreno.
Varie ricerche hanno evidenziato la capacità della pianta di assorbire radiazioni, metalli pesanti e altre tossine generate dall’uomo. La fitorimediazione, ad esempio, è un processo per il quale, tramite l’azione di assorbimento dell’apparato radicale della pianta, vengono estratti dal terreno componenti organici o inquinanti come appunto i metalli pesanti.
Dopo essere state assorbite, le sostanze vengono o metabolizzate e trasformate in qualcos’altro tramite fitometabolizzazione o stoccate (fitodeposito) oppure ancora recuperate tramite fitoestrazione.
Riguardo all’uso della canapa nella fitorimediazione, esistono significativi precedenti che vanno oltre gli studi accademici. Pensiamo ad esempio alle applicazioni in alcune aree colpite dalle radiazioni dell’incidente nucleare di Chernobyl, in Italia nei terreni inquinati della Campania, in quelli di Porto Marghera nel Veneto e in Puglia.
Il “maiale vegetale”: della canapa non si butta via niente
I vantaggi della coltivazione della cannabis si moltiplicano ogni giorno con sempre nuove scoperte, dalla fito-bonifica dei terreni, alla protezione di altri tipi di coltivazioni dagli insetti, alla rigenerazione degli stessi quando iper-sfruttati.
A livello prettamente agronomico il forte sistema fittonante di radici primarie è capace di rompere il terreno compattato, arieggiandolo e rendendolo più poroso senza comprometterne la stabilità e proteggendolo dall’erosione. Questa proprietà, tipica anche di altre piante, nella canapa si trova in modo prorompente e va ad aggiungersi a molte altre peculiarità, che poche piante possiedono: ad esempio l’ottima capacità della canapa di recupero di quelle sostanze che tendono a migrare negli strati più profondi del terreno, le quali vengono recuperate e riportate in superficie nella pianta e lasciate cadere a terra con le foglie a chiusura del ciclo biologico.
Infine come non parlare del fatto che il rapido accrescimento, se seminata nella propria finestra ottimale di germinazione, produce una veloce copertura del suolo producendo a fine stagione colturale importanti effetti sulla diminuzione delle piante infestanti.
Inserendo quindi la canapa all’interno di un’intelligente rotazione colturale, la pianta migliora sia la fertilità fisica sia quella chimica del suolo.
La canapa è a tutti gli effetti il “maiale vegetale”, perché è una pianta che può essere utilizzata in tutte le sue parti. Per questo e moltissimi altri motivi la canapa fa troppo bene alla terra per essere relegata a un ruolo secondario nel panorama politico, socioeconomico e soprattutto ambientale.
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