La medicina secondo Santa Ildegarda
Pubblicato
1 anno fa
Bruno Brigo
Medico, specializzazione in Medicina Interna e Riabilitazione, autore di numerosi testi di medicina integrata
Romina Rossi
Giornalista e naturopata
Perché i suoi insegnamenti sulla cura di sé, degli altri e della natura sono ancora validi oggi
Ancora cinquant’anni fa, poco o nulla si sapeva della monaca benedettina tedesca Ildegarda, vissuta nel XII secolo (1098-1179). Caduta nell’oblio e dimenticata per molti secoli al pari di tante altre figure del Medioevo, periodo a lungo considerato opaco e buio, Ildegarda è stata da poco riscoperta e valorizzata nella sua complessità come mistica, veggente, scrittrice, teologa, predicatrice, fondatrice di monasteri femminili, naturalista, guaritrice, medico ante litteram, compositrice, consigliera di papi e imperatori.
Gli scritti medici di Ildegarda sono raccolti in due opere: Physica o Liber simplicis medicinae (Il libro della medicina semplice) e Causae et curae o Liber compositae medicinae (Libro della medicina complessa). Tali libri riportano una moltitudine di suggerimenti naturali e terapeutici, che meritano una riscoperta e uno studio approfonditi.
Per avvicinarsi alla figura di Ildegarda ricca di intuizioni e anticipazioni, principalmente in ambito medico, per fare tesoro della preziosa eredità di una proposta ancora attuale, collaudata dalla storia e certificata dalla scienza, abbiamo fatto qualche domanda a Bruno Brigo, medico e autore di numerosi libri di medicina naturale, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro, Ildegarda Medico – cura di sé, degli altri, della natura.
Dottor Brigo, perché Ildegarda è ancora una figura così rilevante per la medicina naturale?
Con formidabile intuizione, Ildegarda anticipa il ruolo delle piccole dosi in Medicina, da lei chiamate con il nome latino Subtilitates, capaci di fornire all’organismo le informazioni specifiche utili per il recupero dell’armonia globale fisica, mentale, emozionale della persona, considerata nella sua globalità e unicità. Si pensi solo all’infinitesimale dei preparati omeopatici, all’azione degli oligoelementi in traccia, oppure alle essenze floreali, efficaci per trasformare le emozioni negative in positive. Le intuizioni di Ildegarda ci consentono di prefigurare la grande mistica medioevale come patrona della Medicina naturale e dei Metodi di Cura complementari.
Quali sono i punti cardinali della medicina ildegardiana?
La medicina ispirata all’opera di Ildegarda consta di sei regole auree di vita, che mirano a conservare una situazione di equilibrio e benessere tra mente, anima e corpo.
- Alimentazione. Scegliere correttamente cosa mangiare e cosa bere. Ildegarda dà indicazioni sui cibi buoni e quelli nocivi per la salute dell’uomo.
- Utilizzare le forze curative presenti nella natura: erbe; rocce e cristalli; saune, bagni e massaggi.
- Regolare sonno e veglia.
- Armonizzare lavoro e tempo libero.
- Liberare il corpo dalle impurità.
- Impiegare le proprie forze curative spirituali, coadiuvati dal digiuno e dalla meditazione.
Ildegarda teneva in considerazione l’alimentazione, come tutti i medici del passato, come Ippocrate: quali erano i consigli alimentari che dava più spesso, o che tipo di alimentazione consigliava?
Ildegarda fa tesoro dell’insegnamento di Ippocrate, il padre della medicina occidentale, che esortava: fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo.
Come per la Scuola salernitana (secolo IX-XIII) anche per la badessa di Bingen, la salute dipende dall’operato di tre grandi medici: la felicità, la tranquillità e la dieta. Mangiare, secondo Ildegarda, come nella dieta mediterranea, significa privilegiare cibi pieni di energia vitale, freschi, di stagione, consumare i pasti in un ambiente sereno e armonioso nella convivialità, attingendo con moderazione all’abbondanza frugale dei prodotti della terra.
Nella sua Physica descrive, in particolare, le forze curative del farro, ottimale per recuperare e mantenere lo stato di salute.
Come considerava la malattia e la guarigione? Quali erano per lei i fattori che portano alla malattia e quindi da prevenire?
Per Ildegarda la malattia è mancanza e secchezza (Ariditas), è l’assenza di Viriditas. Il difetto di energia vitale può essere la conseguenza di fattori costituzionali, dello stato psichico, del comportamento, dello stile di vita, dell’alimentazione e dell’ambiente. L’energia vitale può essere nutrita da un comportamento in sintonia con i ritmi della natura, da un’alimentazione corretta, dal rispetto del ritmo sonno-veglia e dall’alternanza attività-riposo.
Per Ildegarda la prima causa di malattia è la melancholia, una condizione di depressione, isolamento e separazione. Scrive: «Così, l’uomo è tormentato a causa della melanconia da sveglio e nel sonno. Se l’anima avverte che qualcosa è spiacevole o dannoso per sé o per il corpo, il cuore, il fegato e il sistema vascolare si contraggono e si forma e si innalza intorno al cuore una specie di nebbia, che oscura il cuore».
Se dovesse scegliere un insegnamento di Ildegarda su tutti da consigliare ai lettori di Vivi Consapevole di mettere in pratica, quale sarebbe?
In tutta la sua opera sarà costante il richiamo di Ildegarda alla moderazione, la più grande delle virtù. Nel Libro dei meriti della vita Ildegarda ammonisce: «Dagli uomini faccio scaturire la moderazione, in modo che il loro corpo non venga meno e non si appesantisca per aver ingurgitato, più di quanto occorra, cibi necessari alla vita [...] Infatti tu alle volte ti dai all’eccesso del digiuno, tanto che a mala pena riesci a vivere, e alle volte rimpinzi il tuo ventre nella tua voracità [...]; io, invece, stabilisco un limite al cibo, affinché non si secchino gli umori dell’uomo e non trabocchino al di là della loro misura».