Gli scienziati hanno scoperto la relazione tra perdita di biodiversità e pandemia
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2 anni fa
Le multinazionali agro-alimentari contribuiscono alla perdita di biodiversità e alla nascita di nuove malattie a diffusione globale: ecco come evitare la catastrofe
Ho conosciuto il lavoro di Marie-Monique Robin nel 2009: era da poco uscito in Francia il suo libro Il mondo secondo Monsanto, che al tempo eravamo riusciti a pubblicare anche in Italia. Giornalista investigativa sui temi dell’ecologia e della sostenibilità è autrice di libri e regista di decine di reportage e documentari. Da sempre critica nei confronti della globalizzazione, il rigore investigativo di Robin non poteva non essere attratto dalla pandemia di Covid-19, che tutti ricordiamo ancora molto bene.
Dal chiedersi quale parte avesse avuto l’essere umano nell’emergere della pandemia è nato il suo ultimo libro La fabrique des pandémies [La fabbrica delle pandemie; N.d.R.] poi diventato un docu-film in cui l’attrice francese Juliette Binoche, da sempre attiva sui temi ambientali, ci accompagna nei cinque continenti dialogando con gli scienziati che da decenni prevedono la nascita di nuove malattie. Ne esce un quadro molto chiaro, in cui la deforestazione, causata dalle monoculture e da altre attività umane al servizio delle multinazionali e della globalizzazione, è l’incubatore ideale per le pandemie, di cui abbiamo avuto solo un assaggio.
Com’è nata l’idea del libro e del film La frabbrica delle pandemie?
Nel gennaio 2020 ho letto un articolo sul «New York Times» dal titolo “Abbiamo creato la pandemia da Coronavirus”. Gli scienziati intervistati avevano lanciato l’allarme da decenni: i loro studi mostravano chiaramente come fosse in atto un’“epidemia di pandemie”, ovvero come un gran numero di nuove malattie infettive fosse emerso negli ultimi cinquant’anni. Ebola, Aids, Mers, Nipah, Zika, Chikungunya, il virus del Nilo occidentale, Sars-Cov-1: ho quindi contattato cento ricercatori sparsi sui cinque continenti. Ho prima scritto un libro (diventato un best-seller) e poi ho realizzato un documentario.
In questo film emerge il fatto che la pandemia di Covid-19 è stata creata dall’uomo, ma in che senso?
Molte ricerche condotte da decine di scienziati dimostrano che la distruzione della biodiversità – soprattutto nelle zone tropicali e nelle foreste pluviali, dove esiste una grande diversità di animali selvatici, piante e microrganismi – contribuisce all’emergere di nuovi virus che possono potenzialmente essere nocivi per gli esseri umani. Nipah [un tipo di virus RNA nel genere Henipavirus, N.d.R.] è davvero l’archetipo di queste malattie emergenti. Siamo alla fine degli anni Novanta, in Asia. La deforestazione sta devastando l’isola del Borneo: la foresta viene bruciata per piantare monoculture di palme da olio e i pipistrelli, che vivono in questa foresta, sono costretti a fuggire perché il loro habitat viene distrutto. Questi pipistrelli – che sono gli unici mammiferi volanti, animali assolutamente straordinari – hanno sviluppato un metabolismo molto particolare che consente loro di essere pieni di virus senza ammalarsi; sono portatori sani. Ma quando sono stressati perché devono scappare dal loro habitat, iniziano a espellere i virus che trasportano nella loro urina, nelle loro feci; possono quindi contaminare i frutti della foresta, che verranno mangiati in particolare dalle scimmie. E se gli esseri umani mangiano le scimmie, ecco come nasce una nuova malattia ed è certamente questa l’origine dell’Ebola, che è un virus estremamente letale in Africa.
Nella mia storia, i pipistrelli sono costretti a rifugiarsi lungo le coste della Malesia perché cercano frutta, sono frugivori. Ebbene, si scopre che qui sono stati piantate monoculture di alberi di mango, destinati all’esportazione, in mezzo ad allevamenti intensivi di maiali. Così i pipistrelli mangiano i mango, poi defecano; i mango a metà mangiati cadono; i maiali li mangiano e si ammalano. I maiali infettano poi i lavoratori delle fattorie con questo nuovo virus, chiamato Nipah – il nome del luogo dove è emerso – la cui mortalità è circa del 40%. L’ironia della storia è che la Malesia è un Paese musulmano, dove le persone non mangiano maiali: questi maiali sono stati esportati a Singapore e il virus ha viaggiato in nave e ha contaminato tutti i lavoratori dei mattatoi. In questo evento abbiamo tutti gli ingredienti dell’epidemia di pandemie: la deforestazione e l’allevamento intensivo che fungono da ponti, come amplificatori del rischio infettivo, e poi la globalizzazione che permette a questi virus emergenti di diffondersi in tutto il mondo.
Quali sono le principali cause della perdita di biodiversità?
In due secoli, l’umanità ha causato la sesta estinzione di massa della biodiversità. Negli ultimi vent’anni, sono stati distrutti 60 milioni di ettari di foresta pluviale. Questo è dovuto all’attività umana: le monoculture di soia in Sud America, che servono per nutrire i polli, le mucche e i maiali dell’industria alimentare europea; le piantagioni di palma da olio per l’industria alimentare; l’estrazione di oro o nichel; l’industria del legno.
Qual è la relazione tra perdita di biodiversità, zoonosi e pandemia?
Serge Morand – un ricercatore francese che vive in Thailandia – ha condotto uno studio molto interessante in cui ha sovrapposto la mappa delle attività di deforestazione in Asia meridionale tra il 1950 e il 2008, quindi la mappa della scomparsa delle specie animali e infine la mappa delle epidemie (ci sono state più di 120 epidemie durante questo periodo in questa parte del mondo). Incrociando le tre mappe, si può notare che sono esattamente sovrapposte: quando deforestiamo, facciamo scomparire le specie animali e creiamo epidemie.
La sua critica nei confronti dell’industria alimentare e dell’agricoltura industriale è molto chiara dai tempi del suo film e libro Il mondo secondo Monsanto ed è presente anche in questo suo ultimo lavoro sulle pandemie. Oggi si affacciano sul mercato mondiale nuovi cibi manipolati e creati dall’uomo. Cosa pensa della farina di insetti e della carne artificiale?
Innanzitutto, dovremmo davvero mangiare meno carne e prodotti animali. Attualmente il 40% dei cereali prodotti nel mondo viene utilizzato come mangime per gli animali degli allevamenti intensivi. Questa è la principale causa della deforestazione in Sud America, come ho dimostrato nel mio film e libro Il Mondo Secondo Monsanto (Macro Edizioni, 2010). Queste monoculture di mais e soia consumano molta acqua e combustibili fossili (i fertilizzanti chimici e i pesticidi sono prodotti con gas o petrolio). Non possiamo continuare su questa strada. L’agricoltura industriale contribuisce largamente al cambiamento climatico, alla distruzione della biodiversità e all’emergere di nuove malattie infettive. Gli insetti vengono mangiati in molte parti del mondo, come in Africa. Questa può essere un’alternativa al consumo di carne. La carne artificiale non è una soluzione, perché dovremmo anche smettere di mangiare cibo processato, che richiede molta energia per essere prodotto. L’alternativa è mangiare più cereali e legumi, come fagioli, ceci o lenticchie, cucinandoli e non acquistandoli già processati in un supermercato.
Per chi questi nuovi alimenti sono un affare?
Lo sono per le grandi multinazionali che traggono beneficio da questi nuovi prodotti, i quali vengono prodotti in grandi fabbriche e poi spostati su grandi distanze in tutto il mondo.
Quali rischi vede nella diffusione di questi nuovi prodotti per la salute dell’uomo e del Pianeta?
Il cibo migliore per la nostra salute è il cibo naturale, acquistato nei mercati locali e cucinato a casa. Oggi sappiamo bene che il cibo processato è responsabile di molte malattie, come obesità, allergie, cancro, disturbi della riproduzione.
In che modo, invece, dovremmo cambiare rotta?
Dovremmo riconnettere la salute degli ecosistemi, la salute degli animali – selvatici e domestici – e la salute degli esseri umani: questo è il concetto di “salute globale”. Ciò significa che noi, esseri umani, dovremmo smettere di considerare la nostra specie come al di sopra della catena degli organismi viventi. Facciamo parte della biodiversità. Se continuiamo a distruggerla, scompariremo insieme ai bellissimi lemuri che ho ripreso a Madagascar. Questo comporta un grande cambiamento nel nostro sistema economico, che è chiaramente la fonte di tutti i nostri problemi.