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Empatia: esercizi per coltivarla

Pubblicato 5 anni fa

Mettersi nei panni degli altri aiuta a capire anche noi stessi

Uno dei flagelli dello psichismo umano è la tendenza a non volersi immedesimare nei panni degli altri. Ne conseguono incomprensioni, sofferenze, accuse, torti. In una parola: disagio. Quando esprimo un giudizio su qualcuno, conoscono realmente la situazione in cui egli si trova?

ESERCIZI PER SVILUPPARE L’EMPATIA

Prima di giudicare, criticare o puntare il dito, potrei fare questo piccolo esercizio: chiudo gli occhi per qualche istante, respiro ed espiro profondamente e, con l’immaginazione, cerco di calarmi nei suoi panni, nella sua situazione.

Se fossi nei suoi panni mi comporterei come si sta comportando questa persona? Mi comporterei diversamente? Direi così? Direi un’altra cosa?… Se l’esercizio è rivolto verso una persona che mi è antipatica o insopportabile, l’esercizio vale il doppio (a volte, il triplo). Svolgendo l’esercizio quotidianamente acquisirò grandi forze, tra le quali:

  • pazienza,
  • tranquillità,
  • indulgenza,
  • presenza mentale,
  • tenerezza,
  • capacità di osservazione e comunicazione,
  • generosità.

Non sarò l’unico beneficiario di questi doni, anche le altre persone ne beneficeranno. Ma che fare se proprio non ce la faccio a svolgere questo esercizio? Se l’impulso del giudizio si fa irresistibile? Me lo chiedo, poiché è bene non essere intollerante neppure verso me stesso per non essere subito riuscito a trattenermi dall’impulso del giudizio.

Sarà in mio potere allora fare quest’altro esercizio: giudicare le azioni che la persona ha compiuto e non la persona per le sue azioni Dirò: «Hai commesso una sciocchezza» e non «Sei uno sciocco». «Hai detto una bugia» e non «Sei un bugiardo». «Sono stato vulnerabile alla tua azione, alle tue parole» e non «Mi hai ferito». «Forse non mi sono spiegato bene» e non «Allora non capisci!». «Credo di non aver compreso quello che mi hai detto» e non «Mi hai spiegato male».

IMPARARE A NON GIUDICARE

Se giudico una persona per le sue azioni, non solo la limito separandola dal Tutto, ma la marchio a fuoco con il sigillo della maledizione. E così facendo la inviterò, inconsapevolmente, a continuare a fare altrettanto: se t’imprimo il marchio dello sciocco, non ti offro alternative e ti convinco, a forza di ripeterlo, che sei uno sciocco; quindi, paradossalmente, ti legittimo ad essere uno sciocco.

Se t’imprimo il marchio del bugiardo, ti legittimo ad essere un bugiardo. Ti renderò realmente un bugiardo, poiché quella rappresentazione di te come bugiardo, s’imprime in te come una specie di perverso ideale e ti svilupperai in tal senso.

È il potere della suggestione. Ma se critico solo l’azione che hai compiuto, ti lascio la strada aperta al perfezionamento e alla libertà, perché sai che sei aperto a una gamma infinita di azioni.


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