Ecco gli alimenti da preferire (e quelli da evitare) per vivere fino a 100 anni
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2 anni fa
Gli alimenti da mettere in tavola tutti i giorni sono quelli semplici del passato: non processati, in chicco, ricchi di minerali, vitamine, fermentati e a Km0. Scopri quelli da evitare
Siamo cresciuti seguendo l’evoluzione delle piante. Per milioni di anni siamo stati “crudisti” (frugivori), nutrendoci di foglie, frutti e semi. Poi, quando abbiamo scoperto l’utilizzo del fuoco, abbiamo iniziato a mangiare i semi cotti. Ma nel frattempo, sollecitati da condizioni climatiche mutate, ci siamo trasformati in onnivori, aggiungendo alla nostra dieta i prodotti animali. Con il passare del tempo, abbiamo capito che con i cereali potevamo procurarci più cibo faticando di meno e provvedendoci di maggiore energia, per cui la maggior parte di noi è diventata granivora.
Abbiamo sì aggiunto nutrienti di origine animale, ma la struttura del nostro organismo è risultata maggiormente condizionata dalla dieta vegetale, come è dimostrato dalla nostra dentatura: 20 denti molari atti a frantumare i semi, 8 incisivi ideali per strappare foglie e frutti dai rami delle piante, 4 canini per addentare la carne: il rapporto è dunque di 20 a 8, a 4. E anche le dimensioni del nostro intestino dimostrano questa evoluzione: l’intestino di un animale carnivoro è infatti lungo 5 metri circa, mentre quello di un erbivoro è di ben 18 metri; il nostro misura 7-8 m.
Nonostante il fatto che la nostra dentatura rimanga tuttora immutata, globalmente stiamo purtroppo diventando sempre più carnivori. Il consumo di cibi d’origine animale è aumentato. Per quanto i nostri trisavoli mangiassero 18 kg di carne all’anno, oggi il consumo di carne è di
90 kg/anno, mentre il consumo di cereali è diminuito sensibilmente. Oggi la maggior parte degli animali d’allevamento (pesci compresi) viene nutrito con mangimi innaturali. Una delle conseguenze di tali aberrazioni è stato il morbo bovino della cosiddetta “mucca pazza”.
È tuttavia altrettanto vero che anche nell’ambito vegetale non possiamo stare tranquilli, invasi come siamo da diserbanti, pesticidi, fertilizzanti chimici d’ogni sorta. Per avere una mela sempre perfetta e intatta da parassiti, qualche coltivatore giunge a spruzzare sul frutto certe sostanze non naturali per una ventina di volte.
Una “geniale” scoperta dei tempi della rivoluzione industriale consistette nel raffinare il grano in modo che le larve degli insetti non frodassero l’uomo del suo cibo. Ma eliminare la crusca significa indebolire la vita. Il morbo del “beri beri” fu un tipico esempio di infermità causata da carenza vitaminica – una malattia derivante, quindi, da una improvvida razionalizzazione umana. I contadini sanno che, se seminano il grano senza crusca, i semi non germogliano. Se la farina raffinata non nutriva gli insetti, come avrebbe potuto nutrire noi esseri umani?
Cibo industriale e malattie: una testimonianza
Mia madre, finché fu povera (con poco di cui cibarsi e scarsa varietà di alimenti di cui servirsi), non stette mai male. Le bastavano una ciotola o due – quando se le poteva permettere – di riso, miglio o grano saraceno, oltre a una zuppa di miso e all’immancabile piattino di verdure fermentate. Durante periodi di penuria alimentare particolarmente severa, riuscì a sopravvivere mangiando soltanto patate. Ovviamente erano tutti prodotti biologici a Km0 (era una donna contadina, abitava in alta montagna).
Con l’arrivo delle moderne conoscenze alimentari e delle innovazioni apportate alle tecniche tradizionali di coltivazione, però, la sua vita iniziò a subire un cambiamento radicale. Apprese a usare un concime chimico simile a polvere bianca che accelerava la crescita delle piante commestibili, mantenendole prive di parassiti e libere da erbe infestanti (sto parlando dell’anno 1960 circa). Con la diminuzione progressiva di prodotti naturali e l’aumento di cibi artefatti, anche lei iniziò a comperare alimenti derivanti da colture industrializzate. Nel frattempo, aveva imparato le consuetudini dell’alimentazione moderna: meno cereali, più verdure e cibi animali processati; insalata condita con olio “speciale” e sale raffinato, oltre a latte (in polvere) che, ogni volta che lo beveva, le causava forti mal di pancia… eppure, insisteva a berlo “per il suo apporto di calcio”. Purtroppo, nessun nutrizionista dell’epoca (anni ‘60-‘70) spiegava che per digerire il latte era necessaria la lattasi, enzima che l’organismo di mia madre, come quello di tanti altri giapponesi, non possedeva.
Un po’ a causa dell’avanzare dell’età, un po’ per l’allontanamento dalla sua dieta abituale e dagli usi dettati dalla natura, cominciò a sentirsi sempre più debole. A 70 anni scoprì di avere un tumore allo stomaco.
Ritorno al passato per ritrovare la salute
Masanobu Fukuoka ha detto che la malattia giunge quando la gente si allontana dalla natura. La gravità della malattia è infatti direttamente proporzionale al grado di separazione dell’uomo dalla natura. Se una persona malata torna ad abitudini e ambiente sani, spesso la malattia scompare.
Per riguadagnare una buona salute dobbiamo tornare sui nostri passi. Rispettare le antiche consuetudini alimentari – così come rivogliamo il grano tradizionale, il cosiddetto “grano antico”.
Mia madre stava bene finché rispettava tali consuetudini. Secondo la conoscenza odierna, con la dieta che seguiva abitualmente, avrebbe dovuto essere denutrita per carenza di sostanze necessarie al buon funzionamento dell’organismo. Eppure era riuscita a superare la soglia dei 60 anni in discreta salute. Ma dopo?
La prima regola da rispettare consiste nell’alzarsi da tavola con un po’ di fame. Quali che siano gli alimenti, animali o vegetali, naturali o artificiali – l’importante è che si mangi di meno. La causa preponderante dei nostri problemi nasce dall’eccesso. Infatti, quando stiamo male, l’appetito diminuisce istintivamente.
La seconda regola è: rispettare le esigenze della nostra natura. Nutrirsi significa in primis “avere l’energia necessaria per stare in piedi”. Nasciamo disponendo di una macchina corporea perfettamente funzionante e, per “metterci in moto”, abbiamo bisogno di carburante. Se manca il carburante, il motore cessa di funzionare. E noi moriamo.
Il carburante umano è il glucosio, e la miglior fonte di glucosio è costituita dai i carboidrati (cereali). Quando i carboidrati vengono a mancare, diamo fondo alle riserve costituite dai grassi, che rappresentano il nostro deposito energetico. Ma, proprio come possiamo verificare quando bruciamo sostanze grasse, esse producono molto fumo.
Quando ci vengono meno queste due risorse, la nostra prima scelta cade sulle proteine – che purtroppo, però, sono più inquinanti a causa dell’azoto, che risulta molto infiammante.
La terza regola è: scegliere gli alimenti che reputiamo “necessari” affidandoci all’istinto, senza basarci su informazioni nutrizionali. Non bisogna aver paura della carenza. Quante persone sono giunte a tarda età mangiando pane e olive?
I carboidrati sono muratori e falegnami che costruiscono la casa del nostro organismo. Le proteine sono i mattoni. I grassi sono paragonabili a intonaci, cementi e stucchi. Le vitamine e i sali minerali possono essere finestre, porte, rubinetterie, tende ecc. Se ne deduce che, per quanto le materie siano buone, se non disponiamo di bravi muratori e falegnami la casa non verrà mai edificata a regola d’arte.
Calcio, potassio, vitamine non possono espletare le loro funzioni senza il glucosio.
Un mio amico, grande alpinista e scalatore, quando affronta una ascensione in alta montagna mangia solo riso salato per 3-4 giorni. Se la scalata richiede uno sforzo maggiore, fa addirittura digiuno per un paio di giorni e poi, per gli ultimi due giorni prima della spedizione, si ciba di riso meglio condito. Egli ha infatti capito che un maggiore apporto di amidi gli consente di resistere più a lungo, mentre le proteine induriscono la muscolatura.
Quanti bambini vorrebbero un pezzo di pane per colazione, e quanti non vorrebbero far colazione affatto? Pur non sapendo niente dei valori nutrizionali, i bambini scelgono istintivamente ciò che fa loro bene.
Il glucosio è un ottimo nutriente – serve a studiare, a giocare, perfino a dormire bene.
La quarta regola consiste in una consapevolezza. Si dice che la cottura distrugga le sostanze nutritive. Ciò in parte è vero; ma i nostri nonni, con i loro minestroni cotti per 12 ore, potevano mantenersi vivi e vitali.
Sarebbe meglio consumare cibi ben cotti, se si vuole star bene. Il problema della distruzione dei nutrienti provocata dalla cottura sarà risolto dai cibi fermentati, sia animali sia vegetali, consumati a fine pasto.
Miso, takuan, kimchi, crauti, yogurt, formaggi stagionati: ogni popolo ha inventato cibi meravigliosi e salutari, fermentati non soltanto a fini di conservazione naturale. Fermentato – probiotico – microbiota – macrobiotico. Gli alimenti moderni hanno più calorie, ma sono meno vitali.
Torniamo al granivoro con i grani “vecchi” (biologici) vivi, piante che hanno radici ben piantate nella terra, non come le tipologie di grano oggi selezionate, che crescono in altezza reggendosi su radici corte. Perché non soltanto i vecchi hanno sempre ragione, ma dobbiamo ascoltare anche i bambini, che preferiscono la “bruschetta” alle merendine industriali. Ma assicuriamoci che il pane sia preparato con lievito madre, e che dunque sia costituito semplicemente di farina di grano “fermentata”.