Cosa aspettarci dal 2021?
Pubblicato
4 anni fa
Come orientarsi tra vaccini e varianti mantenendo comportamenti corretti e non facendosi divorare dalla paura
Nel corso della sua lunga carriera ha avuto a che fare con il colera a Napoli negli anni Settanta, con l’AIDS, con l’aviaria e con la Sars: Giulio Tarro ha diretto per trent’anni un ospedale specializzato in malattie virali e ne ha viste di tutti i colori. Alcune delle sue dichiarazioni a inizio pandemia – come quella relativa alla progressiva stagionalizzazione del virus e alla nascita di nuove varianti – sono oggi sotto i nostri occhi.
Eppure della sua lunga esperienza e del fatto di essere a tutti gli effetti un grande saggio – le parole misurate con cui si esprime poco hanno a che vedere con la bagarre mediatica che ha afflitto diversi suoi colleghi – pochi si sono curati in questo anno pandemico. Lo abbiamo intervistato per capire cosa ne pensa del vaccino e per farci ricordare quando e come dobbiamo proteggerci, per evitare che la nostra salute venga compromessa non sono dal virus, ma nella sua stabilità pisco-emotiva.
Qual è la sua valutazione sulla fase della pandemia che stiamo vivendo oggi, a gennaio 2021?
Normale decorso di una viremia, il problema è la non-tenuta della sanità. È il risultato di anni di gestione disastrosa.
Fino a quando sarà ancora attivo il virus nel nostro Paese?
La sensazione, e in parte l’avevo predetto, è che il virus diventerà stagionale.
I dati che i tamponi ci forniscono rispetto alla diffusione del virus sono corretti e scientificamente accettabili?
Sono numeri che non rappresentano la realtà. I casi sono molti di più, il virus circola tra la popolazione e in molti casi il suo decorso non richiede il ricovero ospedaliero. In tanti sono asintomatici. Il tasso di letalità è molto più basso.
Secondo lei potremo raggiungere a breve l’immunità di gregge?
Dipende da come continuerà a mutare il virus. Dissi dall’inizio che il virus mutava rapidamente. Finalmente questo pensiero ha trovato accoglimento tra i miei colleghi, scienziati e medici. Esistono decine di varianti di questo virus. Sicuramente la viremia farà il suo corso. L’immunità di gregge si raggiungerà tra qualche mese, salvo sorprese.
Cosa ne pensa del fatto che si stia parlando di obbligatorietà del vaccino quando, nel nostro Paese, le dosi per vaccinare in massa la popolazione potrebbero essere disponibili non prima del 2022?
Reputo non corretto procedere verso l’obbligatorietà del vaccino. Il vaccino, soprattutto in questo caso, deve essere una scelta discrezionale. Per il Covid-19 prima di inneggiare al vaccino, sarebbe il caso di valutare attentamente il rapporto tra rischi e benefici. Benefici che, per quanto riguarda i cosiddetti vaccini anti-Covid non si capisce quali siano, considerando che, così come dichiarato addirittura dal capo del dipartimento medico di Moderna, il dottor Tal Zaks, una persona vaccinata continuerebbe a infettare gli altri. Tra l’altro – prendendo per buone le stime di aziende come la Pfizer e Moderna – questi vaccini garantirebbero un’immunità al massimo per due anni. Questo significa che non ci eviterebbero nemmeno il lockdown e che dovrebbero essere somministrati per sempre a tutta la popolazione.
Come vede una società basata sul distanziamento sociale?
Il distanziamento ha senso quando serve. Nel caso del Sars-Cov-2 è corretto evitare luoghi affollati o igienicamente precari, è una regola base. È sempre bene far arieggiare gli ambienti. Ricordo che i luoghi chiusi sono quelli dove più facilmente possono diffondersi i virus. Ma reputo eccessiva questa campagna mediatica del terrore.
E dell’uso della mascherina sempre e comunque, anche nei bambini, anche quando si è da soli all’aria aperta?
Le mascherine vanno indossate quando servono. Se c’è il distanziamento si può fare a meno anche della mascherina, soprattutto all’aperto. La mascherina serve nei luoghi al chiuso o nei locali in cui ci sono contatti inferiori a un metro. Non se ne deve fare un abuso, perché a lungo andare possono diventare dannose per la salute. Non tutti siamo uguali e non se ne può imporre l’uso indiscriminato e ovunque. Solo i contagiati devono portare le mascherine e devono avere accortezza con le distanze quando frequentano persone a rischio. Ma ai bambini non si può imporre la mascherina. Per lo meno fino a 12 anni. Le norme igieniche vanno rispettate con attenzione da tutti, con buon senso. D’altra parte l’uso delle mascherine sotto i 6 anni è completamente proibito dalla stessa OMS, dal momento che si potrebbe indurre nei piccoli un “autismo” funzionale, perché vi sono tre aree della corteccia cerebrale in evoluzione in base all’associazionismo e alle emozioni che un bambino recepisce a quella età.