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Cardiopatie nelle donne

Pubblicato 4 anni fa

Come ridurre il rischio con 4 consigli salvavita

Donne e uomini presentano caratteristiche uniche ed è tempo di considerare le preziose diversità anche nella prevenzione, diagnosi e terapia delle malattie cardiovascolari. Purtroppo l’incidenza delle cardiopatie femminili è in costante crescita ma non sempre questa statistica ottiene il risultato sperato: promuovere stili di vita sani e aumentare la consapevolezza sul tema.

L’infarto miocardico, infatti, è ancora la patologia con la più elevata mortalità nei Paesi occidentali e nonostante i grossi passi avanti c’è ancora molta strada da fare. È qui che subentra la necessità di integrare le conoscenze della medicina di genere nel campo della prevenzione cardiovascolare.

La medicina di genere studia come le differenze biologiche, i fattori ambientali, emozionali e relazionali influenzano la salute degli uomini e delle donne. Il genere femminile viene colpito dalle malattie in modi e tempi diversi e soprattutto risponde alle terapie con modalità che spesso variano rispetto a quelle di un uomo. Per questo motivo, come professionisti della salute che mettono la persona al centro del percorso di cura, non possiamo ignorare queste indicazioni e dobbiamo approcciarci ad ogni caso in maniera personalizzata.

Indice dei contenuti:

Cause della maggiore esposizione

Accanto ai fattori di rischio tradizionali – età, familiarità, tabagismo, sovrappeso/obesità, iperglicemia, dislipidemia, sedentarietà, ipertensione arteriosa (il range di normalità per le donne è stimabile intorno ai 110/120 mmHg per la pressione sistolica e 80 mmHg per la pressione diastolica) – è tempo di considerare e porre l’attenzione su nuove variabili. Ecco dunque che in prevenzione cardiologica non possiamo ignorare:

  • la biografia di una donna,
  • la regolarità del ciclo mestruale,
  • lo stato di gravidanza o menopausa,
  • l’assunzione di contraccettivi orali,
  • le patologie autoimmuni,
  • i disturbi alimentari,
  • l’eventuale anamnesi oncologica con trattamenti di chemioterapia e radioterapia,
  • le condizioni come endometriosi e ovaio policistico,
  • le alterazioni del sonno,
  • bassi livelli di vitamina D,
  • i disturbi della funzionalità tiroidea,
  • le problematiche funzionali dell’apparato gastrointestinale,
  • le sindromi ansioso-depressive.

A mio parere la mancanza di consapevolezza – nei medici e nelle donne – rappresenta la vera chiave per colmare il gap e proteggere davvero il cuore delle donne.

Quante volte non si approfondiscono i suddetti temi non per mancanza di competenze, ma per mancanza di tempo? In Italia la durata media di una visita ambulatoriale è di circa 20 minuti e troppo spesso si omettono domande e particolari fondamentali. Il consiglio, dunque, è cercare un professionista della salute che vi dedichi tempo. Cominciare con un buon dialogo anamnestico significa intraprendere una relazione medico-paziente e un percorso di cura con il passo giusto. La raccolta di tutte queste informazioni dalla voce diretta delle donne aiuta ad inquadrare il caso e segnalare i campanelli di allarmi.

Come riconoscere una cardiopatia

La sintomatologia solitamente appare meno intensa e più aspecifica nella donna, per questo motivo il disturbo può essere sottovalutato a lungo. Spesso, inoltre, diagnosi e terapia delle problematiche cardiache femminili sono tardive perché i sintomi possono essere atipici e aspecifici. Per questo motivo non solo non bisogna ignorare il classico dolore toracico con senso di oppressione, ma anche la mancanza di fiato, il malessere generale con profonda stanchezza, nausea e/o svenimento.

Come ridurre il rischio cardiovascolare

Non esiste una pillola magica - per fortuna - a cui delegare il nostro benessere psicofisico ma è nostra responsabilità tutelare attivamente la salute facendo ogni giorno qualcosa per migliorarci. In quest’ottica il lavoro dei professionisti della salute diventa un supporto costante e personalizzato con l’obiettivo di diventare protagonisti della propria vita e della propria salute.

Quattro rapidi consigli per quattro pilastri

Nel mio percorso personalizzato per la riduzione del rischio cardiovascolare faccio riferimento ai quattro pilastri della salute: 

  1. Nutrizione: gli unici grassi da demonizzare sono quelli idrogenati, tipici dei prodotti industriali. Tutti gli altri non ti faranno ingrassare, né peggioreranno gli esami di laboratorio.
  2. Attività fisica: trova il giusto mix tra allenamento cardiovascolare e allenamento della forza.
  3. Sonno: vai a letto e svegliati sempre alla stessa ora.
  4. Stress management: meditazione, respirazione, mindfulness, esercizio della coerenza cardiaca o tai chi. Trova la tecnica più adatta alle tue esigenze e praticala con costanza. Corpo e mente sono due entità talvolta ritenute separate ma da considerare un unicum indivisibile. Un motivo in più per cominciare ad ascoltare con attenzione il corpo, passando per la comprensione del legame tra eventi cognitivi, emotivi e fisiologici.

Un approccio umanistico alla cardiologia

Ricostruire la vita di una donna è fondamentale per un medico al fine di conoscere l’interazione tra un individuo e l’ambiente circostante. Conosciamo tutti l’importanza della genetica ma pochi tengono in considerazione le possibilità straordinarie dell’epigenetica: la capacità di influenzare l’espressione di un dato gene ereditato con un lavoro integrato sugli aspetti basilari del benessere psicofisico.

Screening salvavita

Come già avviene per il tumore al seno e per il tumore al collo dell’utero anche per l’infarto miocardico è possibile utilizzare dei markers per la prevenzione. Non mi riferisco al colesterolo circolante, per il quale raccomando di considerare un range di normalità genere-specifico ed età dipendente (un valore più basso non è sempre migliore). Sto parlando del Calcium Score, ovvero la quantità di calcio presente nelle arterie coronarie, dove effettivamente avviene l’infarto miocardico. Questo punteggio, oltre ad essere estensivamente validato dalla comunità scientifica, è oggettivo e permette come nessun altro esame di stratificare il rischio cardiovascolare nelle donne con età superiore o uguale a 45 anni indipendentemente dai valori di colesterolo circolante. Utilizzando questo strumento da anni nella mia pratica clinica ho raggiunto due obiettivi:

  • ho ridotto la necessità di farmaci in persone considerate a rischio solo sulla base degli esami di laboratorio;
  • ho intensificato gli interventi di prevenzione in persone non ritenute precedentemente a rischio.

Per il calcolo del Calcium Score bisogna sottoporsi ad una TAC senza mezzo di contrasto che utilizza un dosaggio bassissimo di radiazioni ionizzanti, paragonabile a quello di una normale radiografia. Per questo motivo mi piace paragonarla ad una “mammografia del cuore”.


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Recensioni dei clienti

Lia M.

Recensione del 19/03/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 19/03/2025

Un articolo IMPORTANTE!!! Oggigiorno si va dal cardiologo o dal proprio medico curante, vede la vitamina D a 20 o 30 e dice che va bene così, non dice mica che i livelli per star davvero bene debbano essere ben più alti. Ecco questo esempio vale per tutte le altre cose, circa... è raro trovare dei consigli che basino il loro approccio sulla prevenzione, davvero raro! Bisogna trovare quel medico che ci tiene veramente! Invito alla lettura

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