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Amore e attaccamento

Pubblicato 7 anni fa

Dipendenze affettive: quanto le relazioni possono intossicare l’anima e il corpo?

Frequentare persone e luoghi familiari permette al nostro sentire di trovarsi al sicuro, in un nido caloroso da cui è esclusa ogni possibilità di pericolo per il nostro mondo interiore. Ma non sempre è così. Capita infatti che per paura di fronteggiare un cambiamento di vita, decidiamo di rimanere in zone di confort emotivo scarsamente potenzianti e altamente tossiche.

Da questi contesti, apparentemente protettivi, non traiamo la linfa giusta per procedere e aprirci a nuove possibilità, e seppure talvolta ci è chiaro che stiamo intrattenendo relazioni condizionanti, ci sentiamo impotenti nel modificare le cose voltando rotta. Ciò accade molto spesso quando si persegue timorosamente il proprio obiettivo di vita, legandosi in maniera simbiotica a determinate persone e credendo che siano il fulcro attorno al quale si sviluppa e matura l’esistenza personale. Tuttavia, l’inquietudine sale, divenendo sottofondo sonoro che intona la quotidianità.

Ma come fare per recidere questi fili invisibili e limitanti nell’esperienza concreta? Partendo dalla consapevolezza che “io per sentirmi stabile” lo faccio sempre a partire dallo sguardo dell’altro, dalla sua approvazione, dal suo giudizio, dalla sua presenza o addirittura, in qualche caso, dalla sua assenza.

Sono questi i modi attraverso i quali ognuno di noi riesce a trovare la sua posizione emotiva nel mondo. L’altro è sempre integrato nel nostro panorama di percezione e sentire, poiché contiene informazioni preziose che parlano di noi. Per questo, per quanto a livello razionale possiamo credere di essere autori del nostro percorso di vita, capaci di ogni cosa, non sempre a livello profondo siamo liberi da quei vincoli emotivi invisibili che ci ostacolano, rendendo il cammino più arduo da seguire. I nostri legami affettivi ci direzionano, agendo su di noi nel bene e nel male.

I bisogni profondi dell’anima Quante volte evitiamo di compiere qualcosa per noi importante per paura di deludere chi vogliamo bene? Amore e attaccamento non sono una cosa sola ma due entità separate, reciprocamente antagoniste. Sebbene l’attaccamento sia funzionale e arricchisca la nostra vita, facendoci godere di profondi momenti di gioia, può essere fonte di sofferenza nel momento in un cui ci impedisce di portare a realizzazioni i nostri desideri più profondi. Per questo, il più delle volte, scegliamo di rimanere in situazioni relazionali altamente tossiche, perché il risvolto della medaglia causerebbe sofferenza, non essendo coscienti che, in realtà, stiamo già sentendo dolore per esserci preclusi la possibilità di battere la via dei bisogni profondi dell’anima, quelli che non sempre rispecchiano le aspettative altrui, ma esclusivamente i nostri sogni.

Quando non assecondiamo la spinta evolutiva che chiama a lasciare il vecchio, quando proibiamo a noi stessi di essere ciò che realmente siamo o quantomeno di provarci, pena la non approvazione di chi ci circonda, non permettiamo alle nostre emozioni, voce del nostro spirito, di fluire liberamente, ma al contrario inneschiamo un processo tale per cui si sedimentino in blocchi di un sentire scomodo che, ritenuto intollerabile dalla coscienza, pian piano si annida nei comparti somatici, causando malessere a tutti i livelli.

E il corpo parla sempre di noi, divenendo emanazione della gioia o dell’insoddisfazione di una vita, il luogo in cui si esprimono i vissuti della mente e dell’anima. Non cogliere il nesso che esiste tra mondo interiore e universo corporeo diventa un fattore altissimo di rischio per l’insorgenza di moltissime patologie che sembrano giungere nella nostra vita come fulmini a ciel sereno. Alla ricerca della nostra autenticità La scienza stessa ci mostra che ad ogni forma emotiva corrisponde un rimaneggiamento della conformazione corporea, ovvero ad ogni emozione sperimentata in risposta a situazioni significative e particolarmente stressanti che si perpetuano, corrisponde un cambiamento nella regolazione neuronale, ormonale e cellulare, nel bene e nel male.

Il corpo diventa, quindi, a lungo andare, il luogo di espressione dell’irrequietezza interna, vissuto come un mezzo per regolare le dinamiche di relazione con le figure eccessivamente significative, un portale verso il senso più profondo della vita, espressione del flusso delle emozioni e dei pensieri.

Prendere coscienza di queste dinamiche ci consente di recidere quei fili invisibili che bloccano la nostra massima autenticità. Infatti, tanto più saremo legati e ci faremo orientare dal giudizio e da ciò che gli altri credono di noi, tanto più permetteremo all’esterno di condizionare il nostro cammino verso direzioni che non rispecchiano la nostra vera natura.

L’amore per se stessi è ciò che permette di recidere le forti funi dell’attaccamento, di vivere serenamente le relazioni e le esperienze che la vita ci riserva. Amore che assolve la sua funzione di guarigione solo quando diventa un vissuto sano, che non ci inchioda al rapporto con l’altro, ma permette di viverlo nella maniera più libera per favorire la crescita e l’evoluzione.


Ultimo commento su Amore e attaccamento

Recensioni dei clienti

Barbara T.

Recensione del 28/08/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 28/08/2025

Credo che quando si instaurano certe dinamiche non sia né amore né attaccamento anzi è un dipendere dagli altri che alla lunga come ben descritto crea tutta una serie di conflitti anche interni da diventare negativi par la vita del soggetto troppo dipendente dall'altro o dagli altri. Grazie per tutte le spiegazioni molto utili.

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