Viaggio a contatto con la natura
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1 anno fa
Il contatto con la fauna selvatica è sempre molto affascinante, ma come farlo nel pieno rispetto degli animali? Seguiamo i consigli dell’esperta etologa
La primavera è alle porte. Inizia a sentirsi il profumo dei fiori e le prime brezze miti ci accarezzano la pelle. Con questo nuovo sole è inevitabile sentire la voglia di uscire e fare le prime passeggiate all’aria aperta, tra prati, boschi, spiagge e montagne che diventano sempre più verdi. C’è chi potrebbe prenotare qualche viaggio all’ultimo minuto per scoprire nuovi orizzonti in Europa o nel mondo. Ecco, quindi, qualche consiglio per essere viaggiatori sostenibili, dalle piccole escursioni nei dintorni di casa nostra, al grande viaggio intercontinentale. La parola d’ordine è sempre rispetto, e per quanto si senta sempre più spesso parlare di turismo sostenibile e viaggi consapevoli, purtroppo non sempre si ha piena coscienza di cosa significhi davvero essere viaggiatori etici e responsabili. Viaggiare “green” non significa solo avere una borraccia o preferire la bicicletta alla macchina. Viaggiare “green” vuol dire avere pensiero critico, informarsi, mettersi in dubbio, conoscere, sbagliare e soprattutto rispettare. Sempre. Tutto. Dagli alberi alle conchiglie, dalla panettiera al bambino, dal ghepardo al pettirosso.
Santuari o zoo? Ecco come riconoscerli
Quando siamo a contatto o viaggiamo in natura dobbiamo fare sempre molta attenzione all’approccio verso la fauna selvatica. Come riconoscere una struttura che fa vero recupero di fauna selvatica? Il rischio è quello di fare esperienze a stretto contatto con la fauna selvatica in un contesto in cui, gli animali, vengono utilizzati come mascotte per attirare i turisti in buona fede, che credono di aiutare gli animali in difficoltà. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, queste strutture non sono veri centri di recupero, ma zoo mascherati da santuari che, spacciando gli animali per feriti, recuperati, orfani e salvati, riescono a truffare migliaia di turisti ogni anno, i quali hanno così l’opportunità di vivere un’esperienza emozionante coccolando oggi un cervo, domani un delfino, senza troppi pesi sulla coscienza. In realtà lo stesso turista si trova a essere vittima e carnefice di un maltrattamento animale, sicuramente l’ultimo trattamento che vorrebbe sostenere.
Come riconoscere quindi una struttura che fa vero recupero di fauna selvatica? Ecco le linee guida fondamentali:
- non permette ai turisti e volontari di interagire in alcun modo con la fauna selvatica ospitata. Né che si tratti di animali recuperati, né animali nati lì, né animali che possono essere liberati, né quelli che non potranno essere liberati. Interagire con un animale appartenente a una specie selvatica è sempre qualcosa di innaturale e insano, questo perché nel repertorio comportamentale di un animale selvatico non è presente in alcun modo l’interazione con l’essere umano. Anche se nato e cresciuto in cattività l’animale selvatico mantiene la sua indole innata a essere selvatico e pertanto a non volersi far coccolare da Homo sapiens. Se un presunto centro di recupero, quindi, vi permette di coccolare, alimentare, accarezzare, cavalcare, farvi foto con gli animali selvatici ospitati, scappate a gambe levate: la struttura non sta salvando davvero gli animali; li sta utilizzando per turismo;
- non ha tanti cuccioli. I piccoli si sa, piacciono molto e quindi una struttura che regolarmente ha a disposizione e mostra i cuccioli, evidentemente non li salva, ma li alleva;
- gli animali non sono solo esibiti come oggetti in vetrina, ma sono parte di programmi di conservazione e tutela che vanno molto oltre la visita turistica;
- la visita dei turisti è accompagnata, dura poco ed è effettuabile solo alcuni giorni, per alcune ore e, di nuovo, non è permessa alcuna interazione tra il pubblico e gli animali.
Altre attività di cui bisogna diffidare sono quelle in cui è possibile foraggiare e alimentare la fauna selvatica in natura, per avvicinarla a noi. Immaginiamo ad esempio la fotografia naturalistica, gli avvistamenti durante le escursioni e i whale watching, che invece di essere effettuati con i giusti requisiti etici, molto spesso sono trappole turistiche in cui gli animali selvatici vengono avvicinati con il cibo.
Escursioni nei nostri boschi con una guida certificata
Sta a noi turisti, quindi, sapere in che strutture andare, che attività fare e in che modo avvistare animali selvatici. Le escursioni in natura, per esempio, se fatte bene, alla giusta distanza e senza rincorrere in modo spasmodico gli animali, possono essere un ottimo modo per osservarli nel loro habitat. Scegliamo di fare le passeggiate con una guida certificata esperta, che ovviamente non alimenti gli animali e ci permetta di entrare nei meravigliosi boschi della nostra penisola con il minor impatto possibile, in piccoli gruppi, rispettando fauna e flora (ovvero senza strappare né portar via nulla). Ricordiamoci che la Natura è tutta: quella grande e carismatica, così come quella piccola e invisibile, ma altrettanto importante per l’equilibrio degli ecosistemi.
Possiamo visitare i Parchi Nazionali Italiani, dal Gran Paradiso, al Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, le foreste Casentinesi, i Monti Sibillini, il Gran Sasso, la Maiella, l’Aspromonte. L’Italia è un Paese ricco di biodiversità che ha un estremo bisogno di essere rispettata nella sua selvaticità, ancora spesso poco conosciuta e apprezzata.
Il decalogo del viaggiatore green
- Rispetta il mondo animale
- Rispetta le culture locali
- Rispetta l’ambiente e la società locale
- Privilegia prodotti e cucina locale
- Riduci al minimo l’impatto ambientale
- Preferisci mezzi di trasporto sostenibile
- Ha un approccio rispettoso degli habitat naturali e degli ecosistemi
- Partecipa alla conservazione e alla salvaguardia del territorio
- Da il suo contributo alla società
- Rispetta le norme di sicurezza e di igiene