Stress? Prova la Meditazione di Consapevolezza
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2 anni fa
Per imparare a rimanere sereni e centrati anche di fronte agli imprevisti del quotidiano
Meditare è una parola con molti significati: può voler dire ponderare accuratamente qualcosa, oppure approfondire un concetto filosofico o più spesso religioso. Oggi associamo sempre più questo termine con una qualche forma di pratica “mentale” rilassante, dal gusto vagamente orientale, magari con formule da ripetere, come i mantra.
Meditare è tutto questo, ma anche molto di più.
Per chi la pratica, la meditazione di consapevolezza significa sviluppare la propria mente e il proprio cuore. O meglio la propria mente-cuore, perché non c’è differenza tra i due: i nostri pensieri, infatti, sono sempre colorati di emozioni, e le emozioni sono una valutazione diretta e immediata della situazione che stiamo vivendo.
Consapevolezza contro reattività
Nella tradizione buddhista ci si riferisce a questa coltivazione della mente-cuore con la parola bhavana, che significa letteralmente “portare a essere” o appunto “sviluppare”. Possiamo coltivare molte qualità, come l’equilibrio, la gentilezza, la gioia, la compassione, il raccoglimento e perfino la libertà. Libertà da quello che ci blocca e ci costringe a percorrere strade già battute e senza uscita (ma che ci ostiniamo a ripercorrere come se ci dovessero portare da un’altra parte); libertà di fare e di essere. Tutto questo lo possiamo fare attraverso l’esercizio della consapevolezza, che non è una categoria esistenziale o filosofica difficilmente afferrabile, ma la capacità tutta umana, e concreta, di portare deliberatamente la nostra attenzione su una determinata esperienza, in modo sostenuto. Al contrario, una manifestazione di “non consapevolezza” è la reattività. Questo termine chiave indica la nostra tendenza a reagire a quello che ci accade “senza scegliere” la nostra risposta, ad esempio quando siamo “presi” da un’emozione, o quando ci troviamo di fronte a uno stimolo irresistibile. Reagiamo come parte di un meccanismo che va da uno stimolo a una risposta, incapaci di rispondere liberamente e creativamente.
Quanto più sapremo essere consapevoli, tanto meno reagiremo ciecamente: una sfida in cui c’è tutto da guadagnare.
Immagina di essere un contadino
Essere consapevoli è sia una tecnica che un modo di essere. Meglio ancora, potremmo dire che sia un’arte, a cui nelle storie più antiche Gotama, il Buddha, si riferiva attraverso le immagini di un artigiano che forgia una freccia, di un vasaio intento a tornire la creta, o anche di un contadino – una delle più belle – che coltiva il suo campo con costanza. Immagina di essere un contadino, che ara un campo, elimina le erbacce, semina e irriga, e infine miete, e prova a immaginare di dedicare la stessa cura, lo stesso impegno, lo stesso amore per la tua mente–cuore: come si ara, come si semina, come si irriga un cuore umano?
Tornare alla consapevolezza significa ritrovare una base sicura soprattutto nei momenti difficili, quando il mondo interiore e quello esteriore sembrano travolgerci tra dispersione e frammentazione. Per tornare alla metafora del contadino, la nostra mente-cuore è come un prato, in cui cresce ogni genere di pianta e su cui passa ogni tipo di animale. E queste piante e questi animali possono essere tanto gradevoli che molesti: possono crescere i fiori della gioia e del divertimento, o possono svolazzare le farfalle nello stomaco, oppure possiamo essere invasi dalle mosche dell’ansia. Questo, almeno, finché non decidiamo di arare questo campo e coltivare quello che desideriamo. In altre parole, il campo della mente-cuore, ci ricorda Buddha, va arato, seminato, irrigato, mietuto con costanza perché intendiamo “essere buoni contadini”, con una direzione verso cui tendere.
Attraverso la meditazione di consapevolezza, la nostra bussola sempre a portata di mano, impariamo a compiere il nostro viaggio umano con libertà e piena intenzione.