Sri Aurobindo: colui che scelse la sua strada
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3 anni fa
Possiamo fare finta che non sia così, possiamo non guardare o non pensarci, ma il dove nasci, determina in un qualche modo il chi sarai.
E questo nel 2022 è vero nel, stiamo bassi, 95% dei casi. Se nasci in una baraccopoli di Rio o di Milano, difficilmente diventerai medico, così come se nasci figlio di un avvocato difficilmente ti ritroverai in una qualche baraccopoli. Certo non sempre, solo nel 95% dei casi!
E se questo è vero oggi, proviamo a fare un salto indietro di 150 anni.
È il 15 agosto del 1872 e la città si chiama Calcutta, solo dal 2001 verrà rinominata Kolkota. Il nome originario corretto a dire il vero sarebbe Kalikatta: la città della dea Kali. Letteralmente: “il luogo della Nera”.
Se nasci a Calcutta nel 1872 e se i tuoi genitori sono un medico e la figlia di un noto scrittore ed intellettuale (Rajnarayan Basu) il tuo destino è in un qualche modo segnato. Forse in meglio rispetto ad altri tuoi concittadini o connazionali, ma pur sempre segnato e con delle aspettative di indirizzo chiare ed inequivocabili.
DEVI seguire il percorso scelto per te. Non ci sono altre possibilità.
Ma se proviamo a pensare a quelle donne e a quegli uomini che hanno fatto la differenza, facendo anche innalzare il livello spirituale e di coscienza di chi li ha conosciuti o studiati, ci rendiamo conto che la maggior parte di loro ha iniziato proprio uscendo da quel sentiero che gli era stato cucito addosso.
C’è un destino, una strada, ma poi ci sei tu e ci sono le tue scelte, che sono più forti di qualunque autostrada.
La verità è una terra senza sentieri.
Krishnamurti
E in quel 15 agosto del 1872, in quella lussuosa casa di Calcutta, si incarnò Aravinda Ghose. Egli crebbe stando alla regole imposte, ma osservandole sempre con diffidenza.
Aravinda Ghose, che poi scelse il nome di Sri Aurobindo, accettò di andare a studiare in Inghilterra per prendere quella laurea tanto cara agli Occidentali e ai suoi genitori, ma in realtà impiegò solo un paio di settimane a farsi sospendere per insubordinazione e disordini. Però studiare e conoscere gli piaceva, soprattutto letteratura in lingua originale, quindi divenne un profondo conoscitore del greco e del latino, ma anche di francese, spagnolo, tedesco e italiano.
Conclusi gli studi tornò in India e divenne uno dei leader del movimento di indipendenza indiana e liberazione dal giogo inglese. Fu un attivista politico e sociale di primissimo piano.
Iniziò anche un percorso spirituale sotto la guida di uno yogi di cui non rivelerà mai il nome.
Fu anche arrestato dalla polizia britannica e restò un intero anno in attesa di processo, dal quale uscirà scagionato da ogni accusa. Trascorse tutto quell’anno in cella di isolamento, ma colse l’occasione per meditare e raggiungere quelle illuminazioni che lo portarono a scoprire quello che lui stesso definì: "il segreto dell'azione".
Prima di praticare lo Yoga sapevo pochissimo di filosofia. Ero un poeta e mi occupavo di politica, non certo di filosofia. Sono riuscito a scrivere molto di filosofia perché mi bastava trasporre in termini intellettuali ciò che avevo osservato e appreso un giorno dopo l'altro nella pratica dello Yoga: ed ecco che la filosofia nasceva automaticamente. Ma questo non vuol dire essere filosofo!
Secondo Sri Aurobindo lo sviluppo della mente è una vetta altissima raggiunta dall’essere umano, ma non certo la più alta possibile.
Il corpo in forma umana è soltanto uno stato di transizione per la coscienza. L’ultimo stadio è il raggiungimento di quella che lui ha definito ‘sopra-mente’: una ‘coscienza di verità’, che possiede la piena illuminazione e la consapevolezza della suprema coscienza Divina. E chi raggiunge questo stato è in grado di: ‘apportare un radicale cambiamento nella vita e nella materia, e di aiutare altri a farlo’.
Ha scritto molto, ma la sua opera più preziosa sono senza dubbio i tredici volumi conosciuti come: ‘l’agenda di Mere’. (Mere era l’affettuoso nome con cui era uso chiamare la sua compagna)
Egli stesso disse di questa opera: ‘Essa è aperta alla comprensione di tutti. A patto che tutti vogliano conoscerla e sperimentarla’.
Egli avrebbe potuto facilmente essere un ricco membro della classe agiata indiana, ma non era il suo sentire, non era il suo volere. La sua vocazione alla spiritualità, alla realizzazione di ciascun individuo e alla libertà lo hanno portato a compiere scelte difficili, ma sincere e oneste verso sé stesso.
Con coraggio e affrontando tutte le difficoltà che gli si presentarono davanti, ha dimostrato ancora una volta che il: ‘Si, però è difficile’ è solo un’utilissima scusa.
Lasciò il corpo a Pondicherry, nell’India del sud, il 5 dicembre 1950.
Fuori e dentro, il viaggio continua.
namaste
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